la Mano che nutre la morte

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Voto:

Anche a causa di un incidente con la carrozza, un gruppo di persone si trova ospite nella casa del dottor Nijinski (Klaus Kinski), un luminare parecchio strano; in più, sua moglie sta nascosta in casa ed è sempre vestita di nero e con il volto coperto. La cruda realtà vuole che Nijinski faccia uccidere da Vania (Osiride Peverello), l’assistente storpio, alcune giovani ragazze ed espianti loro la pelle per trapiantarla sul corpo della mogliettina che è rimasta sfigurata dopo un incendio.

LA RECE

Kinski e i suoi deliri trapiantistici. Avventura italo-turca perdibilissima ma gli sfegatati del fumantino Klaus potrebbero avere qualche motivo in più per salvare uno dei figli meno nobili del lavoro di Franju.

Se riuscite a non spegnere lo schermo dopo le iniziali smorfie di Osiride Peverello, il peggio è passato. Che poi, a dirla tutta, la Mano che nutre la morte non è neppure malaccio, soprattutto se siete appassionati di film anni Sessanta la cui tematica sia il mad doctor e la folle trapiantistica. La pellicola, gemellata con le Amanti del mostro (1974), offre spunti gotici, elementi parascientifici, siparietti lesbo e visioni splatter notevoli. C'è di tutto un po' per i boccabuonisti. Nonostante l'impianto poveristico, risultano passabili le scene girate nel laboratorio, così come intrigante pare il personaggio di Tania di nero vestita che aleggia per la casa. Il piatto forte della pellicola, però, è l’effettistica curata da Carlo Rambaldi: i trapianti cutanei, soprattutto quelli al viso. È proprio quest'ultimo elemento che caratterizza il film facendolo rientrare in un sottogenere molto specifico, il transplant-movie, la cui chiave di volta fu Occhi senza volto (1960) di Franju, con accoliti quali: il Circo degli orrori (1960) di Hayers, il Diabolico dottor Satana (1962) di Franco, A doppia faccia (1969) di Freda. Oltre agli SFX e al laboratorio dello scienziato, con le immancabili manopole e scintille, è da citare il monologo che Kinski compie con in mano una bambola, frangente in cui, con occhio pallato, l’attore tira fuori il meglio del suo sinistro estro. Al fianco di questi momenti “alti”, ce ne sono altri decisamente imbarazzanti: lo scheletro di gomma nella bara, gli stacchi dal laboratorio scientifico alle panoramiche sui capezzoli delle belle di turno, lo stupro di Vania ai danni della giovane scrittrice. L'impostazione melò da romanzo d'appendice rafforzata dai nomi russi dei protagonisti, una certa lentezza e alcuni personaggi poco riusciti, inoltre, vanno a detrimento del risultato finale. Francamente perdibile ma passibile di intrigare i kinskiani sfegatati.

TRIVIA

Come al solito, Kinski si distinse per intemperanze. Garrone ricorda: “… una sera diede fuori di matto e spaccò la stanza dell’albergo turco. Per una sciocchezza, perché un cameriere gli era entrato in camera con un vassoio. Sono andato io da Kinski per fargli capire che aveva fatto una scemata; e poi gli ho detto che avrei scalato i danni dalla sua paga. “No!”, gridò, perché sui soldi era sempre molto sensibile, Klaus. Così feci alla romana, trovando un accordo con il direttore dell’albergo. Ma per il resto del tempo non ci furono problemi, tranne che sul set, lui, Kinski, trattava a pesci in faccia la povera Katia Christine, che stava sempre a piangere” (Nocturno dossier 80, 2009).

⟡ La Mano che nutre la morte è spesso confuso con le Amanti del mostro che uscì nelle sale un mese prima. La confusione è anche legata al fatto che i due film condividono lo stesso regista e gli stessi attori, a parte Carmen Silva. In questo film, Kinski si chiama professor Alex Nijinski, in quello prof. Nagaski. I due film, che hanno differenti soggetti, condividono, però, alcune parti di girato. Non è improbabile che gli italiani ingannarono i coproduttori turchi che credevano di finanziare un solo film (la Mano che nutre la morte) mentre, tornati in Italia con il girato, si fece in modo di sdoppiare ciò che era stato filmato, inserire nuovo materiale ottenendo due film al prezzo di uno.

Regista:

Sergio Garrone

Durata, fotografia

87', colore

Paese:

Italia, Turchia

Anno

1974

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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