Masks
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Voto:
C’è qualche straniero che la lezione italiana l’ha capita meglio di alcuni italiani veraci, i quali, se devono rifare il verso allo spaghetti thriller o al giallone di casa nostra, pasticciano, mentre Forzani e Cattet (Amer, 2009), Onetti (Francesca, 2015) e il teutonico Marschall dimostrano di aver appreso bene la lezione. Siamo d’accordo, la storia della biondicella Stella (Susen Ermich) che finisce in una sinistra scuola di recitazione fondata dal folle Gdula sembra troppo Suspiria (1977) ma il gioco, per chi vuole recuperare un certo cinema, è proprio quello di narrarsi così, fin dai titoli di testa, con un azzeccato score, fra primissimi piani di armi e sangue, occhi bordati di nero, cromatismi baviani e copia-incolla vari. Di suo, Marschall ci mette la metafora della maschera attoriale che trasforma l’attore e la sua realtà, lo psicodramma che vuole l’arte recitativa come mezzo per entrare in contatto con elementi inconsci del proprio Sé. Dieci minuti di troppo allungano una narrativa che già era chiara fin dall’inizio ma l’esperimento imitativo risulta di buon interesse. Finale cattivello e sanguinoso. A me, appassionato di spaghetti giallo, l'inchino teutonico di Marschall piace.

Titolo originale
Id.
Regista:
Andreas Marschall
Durata, fotografia
112', colore
Paese:
Germania
2011
Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0