il Mistero dell'isola dei gabbiani

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Voto:

Vicki Robbins (Suzanna Leigh), cantante pop esaurita dalle pressioni dello show business, cerca rifugio in una remota isola britannica. Qui, in una comunità di apicoltori, si susseguono morti misteriose causate da sciami di api insolitamente aggressive. Chi sarà mai il colpevole? Tra il burbero apicoltore H.W. Manfred (Guy Doleman) e il più affabile Ralph Hargrove (Frank Finlay), la scelta risulta non molto varia.


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LA RECE

Produzione Amicus che promette animal-horror hitchcockiano ma consegna un giallo rurale con colpevole telefonato e api sovraimpresse goffamente: Bloch e Francis costruiscono un whodunit senza tensione dove gli sciami funzionano più come veleno da Agatha Christie che come minaccia apocalittica. Valore storico indiscutibile: è il primo film della storia con api assassine.

Nel 1966, mentre il cinema britannico attraversava la sua stagione più fertile tra controcultura e riletture gotiche del marchio Hammer, la Amicus tentava di ritagliarsi uno spazio nel filone animal-horror con Il mistero dell'isola dei gabbiani, un'opera ibrida che tradisce continuamente le proprie intenzioni: promette orrore entomologico ma consegna un giallo prevedibile, evoca Hitchcock senza possederne la grammatica del terrore, si proclama thriller ma è in deficit di tensione. L'idea di partenza non è male: trasformare l'ape, simbolo di operosità e ordine naturale, in strumento di morte e caos. Peccato che la sceneggiatura di Robert Bloch, la stessa penna dietro Psyco (1960), - ma qui rimaneggaita - non riesca a costruire alcuna autentica suspense attorno a questo dispositivo narrativo. Infatti, il racconto si configura come whodunit rurale ma il numero ridottissimo di personaggi rende l'identificazione del colpevole assai banale e gli effetti speciali che dovrebbero materializzare l'attacco degli sciami appaiono goffamente assemblati: api sovraimpresse che volano con traiettorie innaturali o inserti di primi piani che non si integrano organicamente nella messa in scena. Il paragone con Gli uccelli (1963) risulta inevitabile ma impietoso: se gli animali di Hitchcock si aggregavano come presenze apocalittiche, gli sciami di Francis sembrano più un “mezzuccio” da film giallo che il riflesso di un orrore cosmico o di una qualche metafora sociale, perciò, pur inserendolo nella genere animal-horror, in effetti questa categorizzazione appare un po’ forzata. Il buon Francis, stimato direttore della fotografia (the Elephant man, 1980), qui mantiene la regia su un registro di funzionalità anonima. A ruota la resa attoriale della Leigh (Son of Dracula, 1973) ed anche quella di Frank Finlay, attore di provata capacità, memorabile nei panni di Iago nell’Otello (1965) di Stuart Burge e ancora bravo ne il Pianista (2002) di Polanski. Quando una persona muore devastata da uno sciame, ci si aspetterebbe paura o disperazione; invece, assistiamo a conversazioni educate e ragionamenti deduttivi come si trattasse di un mystery di Conan Doyle. D’altra parte, l'ingenuità tecnica, la prevedibilità narrativa, e la semplicità generale della messa in scena contribuiscono a creare un fascino vintage valido agli occhi di coloro che amano il genere; insomma, l’imperfezione come parte dell’esperienza estetica. I limitati 84 minuti di durata aiutano. Ad ogni modo, nessuno può togliere a il Mistero dell’isola dei gabbiani il primato di primo film con protagoniste delle api assassine.

TRIVIA

Sandra Anne Eleen Smith a.k.a. Suzanna Leigh (1945-2017) dixit: “I baci di Elvis Presley avevano un'intensità che mi scioglieva l'anima. Gli misi le braccia al collo e i nostri corpi si intrecciarono. Era una follia, ma non ci fermammo. Una persona potrebbe andare al patibolo con un bacio del genere sulle labbra, sapendo che la vita è stata bella.” (IMDb.com).

⟡ Gli effetti speciali per le sequenze di attacco delle api erano piuttosto semplici. Spesso venivano sovrapposti filmati di api che si avvicinavano agli attori e finte api di plastica venivano incollate agli attori. Alcune inquadrature di "api" che si avvicinavano erano in realtà immagini di fondi di caffè, che galleggiavano e vorticavano in serbatoi d'acqua, sovrapposti a riprese di paesaggio.

⟡ L'attrice Sandra Anne Eleen Smith, quando aveva 11 anni, prese il cognome Leigh dopo che suo padre le disse che l'attrice Vivien Leigh era la sua madrina: "Disse che aveva conosciuto mio padre, anche se era stata a centinaia di battesimi e non si ricordava del mio".

⟡ Tenete d'occhio il chitarrista del gruppo The Birds all'inizio del film - è un Ronnie Wood pre-Faces, pre-The Rolling Stones..

⟡ Gli esterni della fattoria Hargrove furono realizzati interamente in teatri di posa, completi di alberi finti, recinzioni e capannone.

⟡ Nel romanzo, scritto in prima persona singolare, "Io", non c'è nessuna pop star femminile in visita sull'isola. Il protagonista è un uomo del locale a cui piace il miele e un giorno decide di comprarlo da un apicoltore diverso dal solito. Questo si collega al titolo del romanzo, "A Taste for Honey."

⟡ Il regista Freddie Francis non era del tutto soddisfatto della prima bozza della sceneggiatura di Robert Bloch, così Francis chiamò Anthony Marriott per alcune riscritture. Francis ammise, anni dopo, di essersi pentito di aver fatto riscrivere l’iniziale sceneggiatura di Bloch.

⟡ Ronnie Wood, che suonava co-chitarra per la band fittizia The Birds (è all'estrema destra dello schermo), in quel periodo non era un chitarrista fisso a sei corde regolare, come sarebbe stato nei The Faces e poi nei Rolling Stones, ma un bassista per The Jeff Beck Group, il cui cantante principale, Rod Stewart, avrebbe guidato i The Faces.

⟡ “A Modern Bee Farm” di Samuel Simmins, di cui si parla nel film, è un libro reale, pubblicato per la prima volta nel 1914.

⟡ Per il ruolo di H.W. Manfred, Frank Finlay è stato fatto apparire più anziano con il trucco. Anche i suoi capelli erano tinti di grigio.

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Titolo originale

the Deadly bees

Regista:

Freddie Francis

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

UK

Anno

1966

Scritto da Exxagon nel novembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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