la Morte arriva strisciando
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Voto:
Dopo una serie di morti misteriose in un piccolo villaggio, Harry Spalding (Ray Barrett) eredita e va a vivere sul posto con la moglie Valerie (Jennifer Daniel). La coppia fa la conoscenza del dottor Franklyn (Noel Willman) che risiede in una magione isolata e vive con la figlia Anna (Jacqueline Pearce). Leggenda vuole che la zona sia battuta da una creatura che può mutarsi in un mostro in parte rettile e in parte umano.
LA RECE
Le convenzioni del gotico tradizionale si confrontano con le nuove paure dell'era post-coloniale, con la sua donna-serpente metafora della contaminazione orientale temuta dall'Inghilterra vittoriana. Però il risultato non esalta.
Classico minore della Hammer tirato sempre in ballo insieme a la Lunga notte dell'orrore (1966) in quanto entrambi furono filmati quasi contemporaneamente usando le medesime location e quasi lo stesso cast. L'idea era dare vita al double-bill "Terrore in Cornovaglia", cosa che, però, non venne mai concretizzata. I due film sono gli epigoni di una corrente di pellicole horror britanniche relative alle strane conseguenze del colonialismo, quali gli Strangolatori di Bombay (1959) e the Ghoul (1975); in pratica, una versione del mito del vampiro in chiave colonialista. Oltretutto, la Hammer stava cercando di discostarsi dai classici mostri proposti fino ad allora che sembravano aver esaurito il filone creativo; si pensò, quindi, di creare nuovi mostri cinematografici. È in quest'ottica che nacque lo Sguardo che uccide (1964) e the Reptile. Il limite fu che la casa di produzione inglese non riuscì a mettere in atto un vero e proprio cambio di rotta ma, semplicemente, mise abiti nuovi a personaggi risaputi. La donna rettile qui in esame, come la gorgone del film del ‘64, non fu altro che una rivisitazione del vampiro. Il modo di agire della rettiliana, il suo comportamento omicida dissimile dal comportamento dei serpenti e la fine che subisce non si discostano troppo da ciò che si può vedere in racula il vampiro (1958). Il film di Gilling, che non ha la medesima forza visiva e narrativa di altri horror dello stesso regista, ha, però, dalla sua un'affascinante atmosfera e un manipolo di bravi attori. Allo stesso tempo, Gilling e lo sceneggiatore Anthony Hinds, figlio di Will Hammer cofondatore della casa di produzione, giocano con le aspettative del pubblico: il dottor Franklyn è dipinto come un severo e folle padre mentre la sua finalità è limitare i danni. L'orrore mediato dalla pellicola è ben poca cosa e si concentra tutto nelle limitate sequenze in cui il rettile antropomorfo attacca i protagonisti; il make-up del mostro, di scarso effetto, nondimeno ha una sua attrattiva. Non il più incisivo film della Hammer, comunque offre un passabile siparietto horror.
TRIVIA
⟡ Il make-up della creatura comprendeva parti create da stampi realizzati con vera pelle di serpente.
⟡ Con tutti i suoi limiti, il film fu comunque d’ispirazione a Ken Russell per la Tana del serpente bianco (1988).
⟡ La maschera del serpente, creata da Roy Ashton, fu realizzata utilizzando tecniche innovative per l'epoca, incluso l'uso di materiali fluorescenti per le scene notturne.
Titolo originale
The Reptile
Regista:
John Gilling
Durata, fotografia
91', colore
Paese:
UK
1966
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
