la Morte ha sorriso all'assassino
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Voto:
Greta (Ewa Aulin) soffre di uno strano caso di amnesia dopo un incidente in carrozza. La ragazza viene adottata da una coppia benestante e curata dal Dr. Sturges (Klaus Kinski) con metodi questionabili: lui la fa spogliare e le infila uno spillone nell'occhio. Mentre Greta inizia a sedurre tutta la famiglia, donne incluse, Sturges torna alle proprie faccende, ovvero far resuscitare i morti. Intanto, Franz (Luciano Rossi), il fratello gobbo di Greta, si rende forse responsabile di alcuni delitti mentre Walter (Giacomo Rossi Stuart), l'amante di Greta, pare anch’egli affaccendato con pratiche di rianimazione dei cadaveri.
LA RECE
Gotico-giallo barocco in cui l'eccesso visivo diventa elemento narrativo con un'sensibilità tutta italiana nel trattamento della violenza e dell'erotismo.
Prima regia per Massaccesi aka Joe D'Amato, il quale, dopo una lunga gavetta da direttore alla fotografia e altro, inizia qui a mostrare i suoi talenti e la sua poetica: splatter, sesso e un certo gusto per le tematiche più torbide del cinema gotico. La pellicola è indiscutibilmente un B-movie con molte situazioni che potrebbero far storcere il naso e, soprattutto, ridere: perché Simeon quando muore fa gli occhi storti? Perché Greta tira un bouquet di fiori che si trasforma in un gatto volante? Gatto che, per inciso, lanciò lo stesso regista che non sapeva più come cavarsela con l’animale. Eppure il film, anche noto con il titolo Sette strani cadaveri, mantiene un certo fascino. La fotografia, curata dallo stesso Massaccesi, è discreta, e lo score musicale di Berto Pisano non è da meno; anche gli attori non fanno un lavoro pessimo. Il film, poi, è carico di elementi peccaminosi (incesto, lesbismo, infedeltà) e il livello d'exploitation è tale da non lesinare su seni e natiche. La pecca principale, tuttavia, è un plot non avvincente e la non linearità della narrazione che mischia suggestioni prese da Edgar Allan Poe ad altre cose del gotico e dell’erotico rendendo tutto molto confuso, nonché una certa imperizia riguardo gli effetti speciali, però perdonabile visto il limitato budget con il quale venne girato il film che, poi, per Massaccesi, era la regola. Così lo stesso regista: "Ero eccitatissimo. Era una storia d'atmosfera che si svolgeva all'inizio del secolo. Fu Franco Gaudenzi, un produttore amico mio, a offrirmi quella possibilità di cimentarmi con la regia" (Giusti, 2004). L’entusiasmo c’era, pure troppo; più controllo sul materiale non avrebbe guastato ma, come noto, non si nasce imparati. Di Mas-saccesi meglio Buio omega (1979), Antropophagus (1980) e, soprattutto, Emanuelle e Françoise (le sorelline) (1975).
TRIVIA
Massaccesi a proposito del cast: “Klaus Kinski era uno che faceva tutto soltanto per soldi. Tu lo chiamavi, due giorni, gli davi tanti soldi… un marchettaro vero, puro e semplice. Però devo dire che poi ti dava sempre qualcosa in più, perché entrava molto nel personaggio, forse anche per un fatto di follia innata, nemmeno troppo lucidamente. […] Poi c’era nel film Luciano Rossi, una persona dolcissima che però, anche lui, non è che fosse del tutto normale. Tant’è che poi, poveraccio, è finito in una casa… non propriamente in un manicomio ma qualcosa del genere, perché era impazzito” (Nocturno dossier 78, 2009).
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Aristide Massaccesi
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Italia
1972
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
