il Nascondiglio
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Voto:
Davenport, Iowa. Una donna italiana (Laura Morante) esce finalmente dalla clinica psichiatrica e tenta di rifarsi una vita aprendo un ristorante nella Casa dei Serpenti, un convitto di suore che era stato luogo di un fatto di sangue. La casa ha i suoi segreti ancora nascosti fra le mura.
LA RECE
La Morante ansima una storia che ha anche delle potenzialità orrorifiche e Avati, non l'ultimo della fila, sa come somministrare inquietudini. Tuttavia, diverse cose non funzionano e il film si sbilancia, soprattutto fra quanto succede in casa e ciò che accade fuori.
Ritorno di Avati a un genere che, in effetti, non ha mai completamente abbandonato. Ritorno molto atteso da parte dell'appassionato che ben conosce le potenzialità del regista e che non manca di dare un posto di prestigio nella propria videoteca a la Casa dalle finestre che ridono (1976) e Zeder (1983). Lontano dagli ambienti padani dall'atmosfera anti-gotica che hanno caratterizzato i suoi horror più famosi, Avati ricorre a due archetipi del genere: la casa e la donna psicologicamente fragile che tenta la reintegrazione, mentale e sociale, anche se poi, come accadeva col seminarista de l'Arcano incantatore (1996), la donna si confina per sfuggire a un passato difficile. Nei panni di Lei, una protagonista senza nome, Laura Morante per l'ennesima volta nelle vesti di una donna ansiosa e angosciata; all'apparenza lo stile recitativo della Morante potrebbe calzare alla bisogna ma, alla lunga, questo modo di piagnucolare e affannare il copione, passando da risatine isteriche a malinconici silenzi depressi, risulta stucchevole e inverosimile soprattutto se riproposto in ogni film in cui recita. In ogni caso, finché il film rimane fra le quattro mura della Casa dei Serpenti, il gioco funziona: non è difficile provare della sana paura seguendo gli esplorativi percorsi della Morante attraverso le stanze e, con lei, sorprendersi quando dai muri proviene l'infantile e sinistra voce dell'indesiderata presenza lì nascosta. Nella casa si gioca l'ambiguo senso del film che, giustamente, non svela più di quanto debba e lascia lo spettatore dubbioso rispetto al fatto che la protagonista, con un passato da schizofrenica, stia di nuovo avendo allucinazioni. L’ambiguità, tuttavia, non è portata avanti con l'attenzione che avrebbe richiesto e diverse sono le incongruenze che, alla fine, fanno precipitare il racconto sul mero piano della tragedia vissuta da una donna a cui nessuno crede. Al di fuori degli accadimenti interni alla casa, realizzati con maestria da Avati, il film si arena su una noiosa e sconclusionata indagine compiuta dalla protagonista, nel mondo esterno, per fare luce sul passato della casa. Le escursioni, con tanto di operai statunitensi con inflessione toscana, sono buone solo per la possibilità che ci danno di vedere all'opera qualche volto noto nei panni di un personaggio di contorno spesso mal dipinto. Il prete che mette sull'avviso è Treat Williams di Deep rising (1998), l'avvocatessa che possiede informazioni sensibili è Yvonne Sciò che mi ricordo sgambettante a Non è la Rai, quindi abbiamo Burt Young (Rocky, 1976) nei panni dell'ambiguo e innamorato Mueller, e la rediviva Sidney Rome che tanto mi piaceva nella trasmissione Quo Vadiz? (1984-’85); recuperatela anche in Arrivano i miei (1983) se riuscite a tenere testa al deep-trash. A frugare in un angolo si scova anche Giovanni Lombardo Radice (1954-2023), attore che non ha bisogno di presentazioni per il cultore di cinema bis. Particina breve ma importante per la graziosissima Chiara Tortorella, figlia del compianto Cino aka Mago Zurlì. Forse non tutto funziona, forse le musiche di Riz Ortolani eccedono con gli archi, forse non tutti i personaggi sono inseriti sensatamente nel plot e le situazioni al di fuori della casa sono poco convincenti finendo per sbilanciare il film, ma Avati non è l'ultimo dei cineasti e sa garantire decoro; il Nascondiglio garantisce i suoi quadretti di paura, quindi, da un punto di vista superficiale, funziona. L’Avati dell’orrore con la “o” maiuscola, però, lo si trova altrove.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Pupi Avati
Durata, fotografia
100', colore
Paese:
USA, Italia
2007
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
