Nightmare 5 - il Mito
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Voto:
Incapace di avere la meglio su Alice Johnson (Lisa Wilcox) che lo aveva sconfitto nel precedente capitolo, Freddy (Robert Englund) cerca di mietere nuove vittime tramite i sogni del figlio che la sua nemica porta in grembo. Il bambino deve essere salvato o diverrà la nuova arma del killer guantato.
LA RECE
La saga tenta di riconciliare le sue radici horror con ambizioni artistiche più elevate. Il risultato è un film imperfetto ma coraggiosamente sperimentale. Interessante la figura di Alice che passa da final-girl a madre protettiva: interessante progressione, la maturazione del archetipo della sopravvissuta.
Il regista Stephen Hopkins (Predator 2, 1990; Blown away, 1994; Lost in space, 1998) confeziona un film scenograficamente ricco ma poco innovativo, povero di paura e sangue (body count 3). Abbastanza accattivante, all'inizio, la visione del manicomio in cui razzola un Robert Englund senza trucco ma la pellicola poggia sulla consolidata struttura che vuole un'eroina a fronteggiare il killer e una ristretta cerchia di amici piazzati lì come vittime sacrificali. Gli effetti ben curati si incentrano sulla trasformazione della carne; una certa ossessione per l'anatomia viene riconosciuta anche nei movimenti della cinepresa attraverso i condotti che fanno riferimento all'utero e alla vagina, il che ha prestato il destro a interpretazioni psicanalitiche anche connesse alla gravidanza; Barbara Creed in "The Monstrous-Feminine", nota come la gravidanza di Alice diventa un veicolo per esplorare una sottocategoria del body horror, ovvero il "reproductive horror". Nelle scene più riuscite, il film si fa derivativo: se il parto del piccolo Freddy ricorda Baby killer (1974), il confronto fra la protagonista, il bambino e Krueger sulle scale escheriane ricorda Labyrinth (1986). Gli omicidi sono ben congegnati e discretamente disgustosi e anche se il film soffre di evidenti problemi di ritmo e di una certa confusione narrativa, esso brilla nei suoi momenti più surreali: memorabile quello di Mark che si trova a essere un fumetto in un mondo in bianco e nero dominato da un super-Freddy (il bodybuilder Michael Bailey Smith) in una scena che ricorda il video degli Ah-a, “Take on me” (1984). Il plot, però, non avvince: si è persa per strada la volontà di dare uno spessore sociologico ai sogni violati da Freddy. Da non perdere, o forse sì, il pezzo musicale finale a suon di rap old-school. Seguirà Nightmare 6 - la fine (1991).
TRIVIA
Stephen Hopkins (1958) dixit: “Mi ero guardato in giro per parecchio tempo in cerca dell’occasione di girare un buon film ma non ho potuto ottenere nulla di quello che volevo fare. Non avevo capito il trucco di Hollywood. Nei film d'azione americani, la gente viene colpita a morte e le braccia vengono fatte saltare in aria, ma la persona poi si alza e sta bene. Si pensa che questi film siano robe simpatiche con le quali la gente può farsi due risate. Ho sempre pensato: “È sbagliato, la violenza non è così”. Ho preso questi film troppo sul serio e ho cercato di aggiungere spessore ma non è quello che si vuole. O si fa quel film o si fa l'altro tipo, ma io ho continuato a mescolare le due cose e probabilmente senza successo" (IMDb.com).
⟡ Quando Alice si sveglia dall'incubo del manicomio e Freddy appare al suo fianco nel letto e la spinge giù, in origine diceva pure: "There's no such thing as safe sex", non esiste qualcosa definibile come sesso sicuro. La frase fu tolta.
⟡ Tutte le scene di morte furono sforbiciate per evitare l'X rating. La morte di Dan sulla moto era più lunga e più sanguinosa, così come quella di Mark. Anche la morte di Greta era più raccapricciante: Freddy rimpinzava la bambola della ragazza al punto che da questa usciva del sangue e forzava la ragazza a mangiare le proprie viscere.
Titolo originale
A Nightmare On Elm Street: The Dream Child
Regista:
Stephen Hopkins
Durata, fotografia
86', colore
Paese:
USA
1989
Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
