Paranormal activity

Voto:

2006. Nella loro casa di San Diego, la coppia formata da Micah (Micah Sloat) e Katie (Katie Featherston) patisce una serie di eventi paranormali. Micah prende una videocamera e inizia a documentare. Ciò che la videocamera riesce a catturare mentre i due dormono è inquietante: rumori, passi, impronte. Un medium (Mark Fredrichs) li avverte che non si tratta di un fantasma ma di un demone, entità contro la quale non può fare nulla. I due giovani si trovano a dover affrontare fenomeni sempre più minacciosi.

LA RECE

La democratizzazione dell'horror. Il nostro occhio come mdp, testimone di una progressiva invasione dell'inspiegabile nella quotidianità domestica. Un crescendo dell'ansia per la quale l'attesa diventa più spaventosa dell'evento stesso. Nell'era della sovrabbondanza visiva, la sottrazione è ancora la strategia più efficace per evocare il terrore.

Si dice che il cinema sia la vita senza le parti noiose. Va da sé che il cinema reality, quello che pretende di catturare il naturale scorrere degli eventi, esprima la vita per quello che, a grandi linee, è: isole di emozioni circondate da spianate di banale quotidianità. Paranormal activity, non-film fenomeno in coda all'anno 2009, è, dunque, per buona parte noiosetto ma, a prescindere dalla qualità tecnica o dalla sua capacità di atterrire, rimane viva, così come fu per the Blair witch project (1999), la mia ammirazione relativamente a un'operazione di marketing che, con un esborso minimo, produce un enorme capitale di guadagno. Interessante la storia produttiva. Una notte, il giovane regista viene svegliato dal rumore di una scatola di detergente caduto da uno scaffale che, a quanto riferito, era ben posizionato e, quindi, non sarebbe dovuta cadere. Questo banale episodio suggerisce a Peli l’idea per il film. Oren recupera 15.000 dollari e gira tutto fra le quattro mura di casa sua, per poi proporlo in una manciata di piccoli festival horror. Una copia del film finì alla DreamWorks e Steven Spielberg lo visionò: leggenda vuole che gli abbia fatto così paura che Steven abbia spento a metà; credeva che il film fosse maledetto. E vabbè. In ogni caso, la DreamWorks acquistò al volo i diritti e fece firmare a Peli un contratto per dirigere un remake con un budget più alto. Peli, però, insistette per far proiettare il film originale. Quelli della Paramount accondiscesero e iniziarono a vagliare le potenzialità della pellicola con una serie di test screening, mentre Peli s'ingegnava sviluppando una campagna pubblicitaria divenuta nota come "Demand It", una sorta di petizione ospitata su eventful.com che chiedeva la distribuzione del film. Raccolto un milione di firme, Paranormal activity venne distribuito in moltissime sale e, in due sole settimane, si guadagnò la vetta della classifica dei film più visti, mettendo i piedi in testa a pellicole con budget enorme. Il film da me visionato è la versione originale per come pensata da Peli, non quella suggerita da Spielberg che sarà poi quella proposta al grande pubblico nelle sale; la differenza fra le due risiede soprattutto nel finale: più modesto ma funzionale quello di Peli, più spaventoso ma più cinematografico quello di Spielberg. Esiste anche una terza versione, cioè un terzo finale, che verrà proposto nei DVD. Come gli incassi hanno dimostrato, il gioco ha funzionato. Rimane il problema della qualità artistica della pellicola e del suo strenuo desiderio di farsi passare come un documento. Quest'ultimo ingranaggio, ovviamente, non gira perché, dopo il film del 1999, dopo i vari Grandi Fratelli, dopo i 15 minuti di notorietà che offre YouTube e accoliti, all'effetto realtà non crede più nessuno. La ripresa in stile reality è buona, semmai, per creare qualche scena ad hoc che funziona più di un lavoro di fino fatto in camera di montaggio, come ha dimostrato anche Rec (2007). Paranormal activity non è un film che decide di essere reality per scelta artistica, è semplicemente reality perché non aveva altre alternative, dato il budget a disposizione e la non professionalità dell'israeliano Oren Peli, un progettista di videogame con la passione per il cinema horror. La storia alla base è semplicissima, si tratta di una comune ghost-story, o meglio, della storia di un imprecisato demone che abita la casa dei due giovani; i due non possono semplicemente lasciare l'abitazione perché, a quanto si capisce, l'entità seguirebbe comunque la ragazza; ma la cosa, come in Entity (1981), forse è un po' più complessa. I due protagonisti non provengono dall'Actor Studio, e si vede, ma di buono c'è che lo sanno e non tentano una recitazione particolarmente costruita se non quella consentita da un canovaccio e dalla convinzione di voler fare questo benedetto film casereccio. Si tratta, di base, di due fidanzati che si aggirano per casa in abiti domestici e che, progressivamente, vedono il loro rapporto incrinarsi, tanto più il demone dimostra la sua presenza. Tutto qua, e anche un po' di meno; più il solito irreale desiderio del protagonista di filmare tutto, sempre e comunque. Nel film, privo di effetti speciali nel senso tradizionale del termine, non si vede nulla di eclatante: tutte le scene paurose si svolgono di notte a cinepresa fissa, in camera da letto mentre i due dormono: tutto si gioca sui rumori, sulle impressioni, sul timore che qualcosa spunti dalle scale, op-pure sui comportamenti strani della ragazza che, per tre ore di notte, sta in piedi a guardare il suo uomo che dorme. Le scene realizzate in quella camera da letto funzionano e riescono a fare di Paranormal activity uno di quegli horror che, spudoratamente, offre molto offrendo pochissimo perché lascia alla fantasia dello spettatore il lavoro di costruzione della paura. Vedibile, apprezzabile e dimenticabile, anche se la scena finale è rimasta nell’immaginario collettivo, e questa è una cosa che riesce a pochi horror. Il successo di questo film scatena una “necessaria” quantità di sequel e accoliti che ripetono pedissequamente il gioco di trasformare lo spettatore in una sorta di videocamera a circuito chiuso a scrutare i quattro angoli della casa in attesa di vedere qualcosa di inquietante: Paranormal activity 2 (2010), Paranormal activity 3 (2011), Paranormal activity 4 (2012), Paranormal activity: dimensione fantasma (2015), Paranormal Activity: Parente prossimo (2021) e gli spin-off Para-normal activity - Tokyo night (2010) e il Segnato (2014).

TRIVIA

Oren Peli (1970) dixit sulla necessità dei cineasti di far arrivare i loro film nelle sale cinematografiche: “Nessuno può avere le risorse per farlo da solo senza le infrastrutture e i fondi di una casa di produzione” (IMDb.com).

⟡ Il film è costato circa 15.000 dollari ed è stato girato a San Diego (California). Ha incassato 9.1 milioni di dollari nella prima settimana benché fosse stato proiettato in soli 200 sale cinematografiche e, successivamente, a livello globale, ha incassato 193.355.800 di dollari; significa che per ogni singolo dollaro speso ne sono stati incamerati 12.890. 

⟡ Com'è che le scene notturne in stanza fanno tanta paura? A parte gli ovvi motivi, va segnalato che, durante quelle sequenze, vengono utilizzato suoni a bassa frequenza; non è difficile aggiungerli in post-produzione. Come hanno dimostrato diversi lavori scientifici, l'utilizzo di infrasuoni produce stati di ansia, agitazione e angoscia nelle persone che ricevono sul corpo queste onde sonore anche se non possono udirle (Angliss, 2003). Pare che la visione e la percezione di entità angeliche, fantasmatiche o demoniache possa essere conseguente all'esposizione a infrasuoni che possono creare, per vibrazione dell'umor vitreo, delle dispercezioni visive. Ulteriori studi hanno fatto notare come sia assai funzionale che nei luoghi sacri vi siano strumenti musicali, come gli organi, capaci di far entrare il fedele in stati modificati di coscienza: ciò suggerirebbe che alcune delle persone che fanno esperienza di condizioni estatiche in alcune chiese possano, in realtà, semplicemente reagire alle basse frequenze prodotte dalle canne dell'organo o da particolari rifrazioni del suono fra le pareti dei luoghi sacri. 

⟡ Il libro di demonologia che consulta Micah è “Picture Book of Devils, Demons and Witchcraft” di Ernst e Johanna Lehner, edito nel 1971 dalla Dover Publications 

⟡ Nonostante il film sia distribuito dalla Paramount, il logo della casa non appare, a parte nelle note finali di copyright.

Titolo originale

Id

Regista:

Oren Peli

Durata, fotografia

86', colore

Paese:

USA

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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