Pensione paura

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Voto:

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la giovane Rosa (Leonora Fani) e sua madre Marta portano avanti un alberghetto in attesa che il padre aviatore torni dal campo di battaglia. Le difficoltà economiche obbligano le due donne ad ospitare sgradevoli avventori, fra i quali il playboy Rodolfo (Luc Merenda) e la ricca donna che lui sfrutta (Jole Fierro), oltre a prostitute e ubriaconi. La morte di Marta obbligherà Rosa a gestire l’ingestibile.

LA RECE

Ibrido horror, dramma ed erotismo, realizzato tra difficoltà produttive e personali del regista, ma che riesce comunque a sviluppare un'opera bizzarra e cupa. Intorno alla Fani ruota un'umanità grottesca in un ambiente che richiama influenze felliniane, pasoliniane e argentiane. Merita rivalutazione per l'intensità recitativa ed estetica della Fani e per il suo ensemble malsano di personaggi che resta impresso anche a schermo spento.

Film in cerca di un’identità (horror? dramma? erotico?) e poco riuscito a detta dello stesso regista che dovette attraversare diverse difficoltà realizzative, con produttori col braccino corto e distributori sull’orlo del fallimento, e lui stesso in una fase incasinata della propria esistenza, separato dalla moglie e senza una lira. La competenza di Barilli (ll Profumo della signora in nero, 1974) permette, comunque, lo sviluppo di un film diseguale ma anche gustosamente bizzarro e cupo, con una graziosissima Leonora Fani, ventiquattrenne, attorno alla quale ruota un’umanità grottesca a metà fra il felliniano, il pasoliniano, il polanskiano, in ambienti avatiani e soluzioni fotografiche che hanno un po’ dell’Argento di Suspiria (1977). In maniera anche troppo anticipata, si comprende che il dramma della Fani, assolutamente nella parte, è quello di un grave complesso di Elettra, con questa attesa disperata del papà-amore-mio sulla cui figura poggiano tutte le speranze di riscatto e felicità. Data la premessa e la figura di una verginale Rosa che si aggira nella gabbia dei leoni, ne derivano ovvie conseguenze: l’edipicamente necessaria morte della madre, l’incipiente scompenso psichico della giovane che richiama Psyco (1960), e tutta una serie di scenette sleaze che vedono la Fani regina, fino alla quintessenziale scena dello stupro particolarmente disgustosa perché veicolata dall’appassita amante del playboy che deve essere accontentato nelle sue libidini. In un’abiezione morale speculare al disastro bellico, con tanto di prete che concede prestiti alle paesane solo se gli fanno il servizietto, l’unica cosa intonsa è l’amore potenziale della protagonista con il giovane Guido (Francesco Impeciati) che, però, non ha da essere perché Rosa lascia la sua esistenza in stand-by in attesa di un padre che, in un finale mal fatto che devasta tutto, torna a casa, o quasi. Pensione paura avrebbe avuto bisogno di maggior attenzione per una scrittura sfuggita di mano e approdata a noiosaggini o ridicolaggini, ma gli ingredienti non erano pessimi per la composizione di un quadro malsano di personaggi con i quali non è possibile empatizzare, compresa la protagonista, e che si lascia ricordare anche a schermo spento. A molti non è piaciuto ma, forse, merita rivalutazione, fosse solo per l’intensità recitativa ed estetica della Fani che qui pare Audrey Tautou in distress con scena apicale di lei che, full frontal, si fa il bidet.

TRIVIA

Barilli (1943) sulla Fani (1954): “Aveva un talento, così, personale, non era preparata, con una bella faccina… però, non ho mai capito dove voleva andare, cosa voleva fare. Se faceva l’attrice sul serio o se è stato un caso trovarmela lì. Non era una che spingeva – sai come sono le attrici o gli attori – non parlava mai di se stessa. […] secondo me non aveva una vita molto facile e il rapporto con la madre era pessimo. Però si metteva lì, si impegnava e ci riusciva… La cosa curiosa è che aveva questo fidanzatino strano e ogni volta che sapeva che la stava venendo a trovare sul set lei aveva una violenta crisi di nervi” (Nocturno dossier 30, 2005).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Francesco Barilli

Durata, fotografia

92', colore

Paese:

Italia, Spagna

Anno

1978

Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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