Porno Holocaust

Voto:

L'improbabile scienziato Leimor (Luigi Montefiori) ingaggia il sempre infoiato tenente O’Day (Mark Shannon) per esplorare un'isola vicina che mostra segni di contaminazione radioattiva. Dopo un po' di sesso a caso, salta fuori un autoctono mutante dal grosso pene che attacca le esploratrici.

LA RECE

Particolare perché porno e horror de noantri in un periodo in cui tutto, o quasi, era pionieristico ma, poiché porno, horror e de noantri (cioé di D'Amato), parecchio grossolano in ogni sua parte. Scult e, per la maggior parte del pubblico, sconsigliato.

Uno dei quattro film del ciclo erotico-caraibico di Massaccesi, insieme a le Notti erotiche dei morti viventi. Questo, poi, più noto per il titolo - che capitalizza sul coevo Cannibal holocaust (1979) - che per lo svolgimento da pochi ispezionato, se non dalla “raincoat crowd” composta dai clienti degli ex cinema a luci rosse, e riemerso, con molte riserve, per affetto degli amanti del junky e del porno vintage. Non poche similarità con il sopracitato titolo per la presenza, in questo e in quello, della stessa crew e dello stesso cast, cosa che ha generato una certa confusione. Facili, però, distinguerli in base alla quota sesso: mentre le Notti erotiche cercava un bilanciamento fra le scene di sesso e quelle erotiche, Porno holocaust ci va giù pesante con le scene hard, benché, nelle intenzioni, non doveva essere un porno spudorato ma un flick esotico dal titolo Holocaust con anche qualche elemento preconizzante Antropophagus (1980). Successe, invece, che la produzione lo volle trasformare in un hard con la scena culto che campeggia in locandina: il mutante dal pene enorme capace di soffocare. Col pene, of course. Le scene di sesso non sono malvagie, soprattutto quelle dove compare Lucia Ramirez svergognatamente spacciata nel film come un fisico nucleare. Il porno, però, era ancora agli inizi, almeno in Italia, e il risultato vede sia gli attori, sia la telecamera decisamente impacciati. Assistiamo a momenti nei quali il disagio raggiunge picchi epici: il rapporto a tre fra due autoctoni e l'attrice Annj Goren, l'italianissima Annamaria Napolitano (“era una ragazza di Bologna che credo battesse proprio”), è terrificante a vedersi poiché la donna è visibilmente disgustata. Eticamente pessimo. D’altro canto, il pensiero d’interrompere la ripresa o girarla in altro modo non sfiorò evidentemente la mente di Massaccesi; ciò non avvenne neppure in una successiva sequenza di sesso con la Napolitano nella quale, per una grossolana imperizia nella scelta dell’angolo di ripresa, si fa in modo di mostrare le emorroidi dell'attrice. Terribili tutti. La pecca maggiore, tuttavia, riguarda il mostro mutante che non appare se non alla fine del film, il che rende Porno holocaust una vera noia per chi volesse guardarlo per godersi la cifra orrorifica, cioè, nessuno. Di horror, comunque, ce n’è davvero poco. Tuttavia, le riprese di giunzione fra le varie scene di sesso non sono pessime o, comunque, meglio di tanti altri porno, e la storia si lascia seguire. Non malissimo lo score musicale di Nico Fidenco che riesce a piazzare in una scena lesbo una base corale un po’ new age rendendo la sequenza oltremodo bizzarra; il resto è il solito funky hard. Porno holocaust rimane ai posteri come documento dell'Italia che si affacciava sul mercato del porno, poi ampiamente esplorato da Massaccesi, più che come felice esperimento di fusione fra horror e sesso esplicito. Pionierismo a fette spesse.

TRIVIA

Montefiori ricorda: “Dirce [Funari] era una persona estremamente dolce che faceva un mestiere che non era il suo. […] In quel film, Aristide c’aveva provato come un pazzo a farle fare delle scene hard, perché sapeva essere una specie di satanasso diabolico […] Le piaceva scopare ma nella vita privata, non davanti alla macchina da presa. Aveva una purezza d’animo che non c’entrava niente con quell’ambiente… tant’è che si annoiava sul set” (Nocturno dossier 78, 2009).

Diversa cosa per la Napolitano, come ci fa sapere Mark Shannon, aka Manlio Cersosino: “Annamaria non aveva problemi e si faceva scopare da tutti. Lì mi incazzai perché era appena scoppiato l’AIDS e Aristide prendeva le persone dalla strada per farle scopare con lei. Gli dissi: “Aristide, scusa, ma io non me la sento di farlo con lei”, lui capì questa cosa e limitò al minimo le scene tra noi. […] Peccato perché era proprio bella ma non avevo una grossa stima di lei… purtroppo!” (ibidem).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Joe D'Amato [Aristide Massaccesi], Bruno Mattei

Durata, fotografia

113', colore

Paese:

Italia

Anno

1979

Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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