Psychopathia sexualis
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Voto:
Quattro i principali casi riportati. Un uomo (Daniel May), psicologicamente castrato dalla madre, inizia a succhiare il sangue dal pollice della serva. Un gay (Daniel Pettrow) si sottopone all'ipnosi di Krafft-Ebing (Ted Mason). Un masochista (Brad Brooks) gode il sesso solo se viene maltrattato da due prostitute. Una lesbica (Lisa Paulsen) lotta contro il proprio istinto per non amare la giovane della quale è tutrice e ricambiata nei sentimenti.
LA RECE
Sul binario tracciato da Krafft-Ebing ma attraverso una lente ben più fosca, alterando la visione originaria del medico già capace, a fine XIX secolo, di comprendere che, in ambito sessuale, la normalità è qualosa di molto sfumato.
Non che qualcuno non ci avesse già provato a rifarsi a "Psychopathia Sexualis", pubblicato nel 1886 dallo psichiatra austriaco Richard Von Krafft-Ebing. Ad esempio, il nostro Bruno Mattei, con Sesso perverso, mondo violento (1980), ci offriva una versione indegna, e per questo assai divertente, delle vetuste osservazioni di Kraff-Ebing. Bret Wood adotta uno stile più consono alla voluminosa opera di riferimento ma, comunque, sottilmente exploitation, anche se ammantata da tocchi arty e competenze tecniche che danno al film un tono d’essai. Il regista e storico cinematografico Bret Wood non è nuovo a pellicole bizzarre: i suoi lavori includono la pubblicazione di una collezione di sceneggiature di Dwain Esper (Sex madness, 1938) e due documentari, il più noto dei quali, Hell's Highway (2003), tratta la storia delle pellicole "scuola educazione" sui pericoli stradali; prodotti mai realizzati in Italia ma, in pratica, dei brutali documentari che mostrano i risultati dell'imprudenza alla guida. Psychopathia sexualis è in parte horror, in parte exploitation, in parte dramma nella misura in cui la perversione sessuale può essere un elemento di sofferenza per il soggetto e per gli altri. Il regista impiega linguaggi diversi per dare vita ad alcuni dei casi raccontati da Krafft-Ebing che Wood tesse e interseca in modo che la progressione dei fatti diventi più arcana ma anche più confusa. Il regista si rifà allo stile espressionista dei vecchi film tedeschi, al cinema muto in generale, allo stile televisivo dei programmi di cronaca nera e all'animazione. Il risultato si colloca a metà strada fra classe ed eccesso, derivato dal tentativo di dare un'aura esoterica e cupa alla sessualità umana e alle sue varianti, mancando l'occasione, per l'ennesima volta, di ridurre la sessualità, anche la più eccentrica, a semplice fenomeno di vita. Letto il libro da cui Wood ha tratto spunto (cosa da me fatta a suo tempo) si può appurare come l'approccio dello psichiatra austriaco, per quanto distante dalla modernità, sia molto meno oscuro e morboso di quanto possa risultare da questo film. Ciò che si evince dalla lettura di "Psychopatia Sexualis" è che, in fondo, non esiste una normalità e che un'insospettabile persona assolutamente funzionate a livello sociale e lavorativo possa vivere una sessualità anche molto eccentrica. Il lavoro di Wood, invece, sembra ripiegarsi su una visione patologica del sesso, più severa dei giudizi dati dallo psichiatra, e troppo affine all'orrore. Ne deriva una morbosità compiaciuta che fa del film una pellicola sicuramente accattivante ma solo in apparenza onesta verso il lavoro di Krafft-Ebing. Allo stesso tempo, questa attitudine cupa e morbosa si traduce in una resa su schermo visivamente oscura ma graficamente moderata, cioè si parla di sesso e violenza e si ammanta tutto con un'aura temibile per poi, in pratica, non mostrare quasi nulla. Gli attori, tutti sconosciuti, non sono aiutati da una sceneggiatura rigida e, sullo schermo, le loro performance suonano simili a quelle ricostruzioni storiche che può capitare di vedere nei documentari televisivi. Si distinguono Daniel May nei panni del giovane emaciato, a metà fra il vampiresco e il sonnambulico tipo il Gabinetto del dottor Caligari (1920), e Lisa Paulsen nei panni della donna omosessuale; qui ci scappa anche una scena softcore. Wood tenta la strada della riattualizzazione delle atmosfere ottocentesche, e in parte ci riesce; gli sfugge, però, una seria visione della sessualità umana a vantaggio dell’esoterico e del morboso, esattamente in antitesi con il lavoro di Krafft-Ebing. Non adatto a tutte le età né sensibilità.
TRIVIA
Bret Wood (1965) dixit: “Il vampirismo, in realtà, riguarda il sesso perché si tratta di qualcuno che viene sedotto da questo estraneo, che scambia fluidi corporei e che, di conseguenza, viene alterato emotivamente. E c'è quasi sempre una figura paterna che cerca di proteggere la figlia innocente dalla corruzione" (burnaway.org).
⟡ L'MPAA diede al film il rating NC-17, cioè un divieto ai minori. Per ottenere il rating-R, il regista dovette eliminare una scena nella quale un uomo urinava in bocca a una donna e che mostrava anche nudi integrali maschili. Si tratta di una scena reintegrata nella versione uncut ma, va detto, la scena è girata secondo una prospettiva per cui non si vede nulla di scandaloso. Di fatto, tutto il film si gioca su quello che si crede di vedere piuttosto che su quello che si vede realmente.
Titolo originale
Id.
Regista:
Bret Wood
Durata, fotografia
102', colore
Paese:
USA
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
