Rubber
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Voto:
Lo pneumatico Robert si desta dal suo sonno nella sabbia e inizia a rotolare in una zona desertica, apprendendo, passo passo, che ha poteri soprannaturali tali da far saltare in aria le creature viventi.Le sue sorti vengono seguite da un gruppo di spettatori che segue le avventure dello pneumatico a distanza, seguendolo con il binocolo.
LA RECE
Dupieux/Mr. Oizo decostruisce le convenzioni horror con un pneumatico killer mentre spettatori osservano col binocolo. Il film mescola cinema dell'assurdo con post-modernismo americano, creando un labirinto di specchi tra realtà e rappresentazione che coinvolge lo spettatore nell'assurdità mostrata.
Se si dice il nome Quentin Dupieux, pochi sanno, almeno per ora, recuperare un’indicazione artistica per questo cineasta franco-californiano, scrittore, direttore della fotografia, montatore e compositore. Cosa diversa se si usa il suo pseudonimo, Mr. Oizo, il musicista che introdusse alle masse il pupazzo giallo Flat Eric che muoveva la testa a ritmo con il brano “Flat Beat”, nell'ormai lontano 1999. Con Rubber, l’artista prosegue un discorso decostruzionista iniziato con Non-film (2002) che cerca di scardinare le convenzioni della rappresentazione mainstream: “Oggi i film horror sono cinici: sono consapevoli dei codici. Adoro Scream, ma ha fatto rivivere il film horror tanto quanto lo ha ucciso. […] E se oggi dovessimo offrire un'immagine sporca, sarebbe un effetto stilistico.”. L’idea che propone è semplice e, da stessa ammissione dello stesso Dupieux, derivata da Duel (1971) di Spielberg, ovvero il “cursed object movie” nel quale un oggetto comune si anima (o anima qualcosa) e uccide, in alcuni casi senza che vi sia una chiara motivazione. L’impossibilità di inquadrare qualcosa che per sua natura è assurdo e, quindi, viola l’analisi di realtà, porta con sé un senso di orrore puro, lontano dal killer slasher che conosce le regole che governano la nostra curiosità. Ecco che, quindi, viene animato un copertone d’automobile, all’anagrafe Robert, il quale si lancia in uno spree killig mentre un gruppo di spettatori osserva gli eventi attraverso dei binocoli, una lettura decostruttivista in anticipo di diversi anni rispetto a cose che hanno ricevuto maggior riscontro (Sto pensando di finirla qui, 2020). È il cinema dell’assurdo francese (René Claire, Buñuel, Bertrand Blier) ma filtrato attraverso il post-moderno americano. Il meta-dispositivo degli spettatori che osservano il film attraverso binocoli porta realtà e rappresentazione a confondersi in un labirinto di specchi narrativi nei quali precipita inevitabilmente lo spettatore, pur senza binocolo, complice e partecipe dell'assurdità mostrata. Certo, rimane la sensazione che Rubber sia un corto tirato per le lunghe; che l’incipit ben esposto da Stephen Spinella sia troppo didascalico, una mise en abyme eccessiva rispetto a ciò che ci deve essere presentato e, quindi, demolente l’effetto sorpresa delle assurdità poi proposte; che, in definitiva, l’accumulo di destrutturazione e bizzarria ecceda la quota. Restano, però, diversi elementi apprezzabili. In primis, la volontà del regista di scrivere qualcosa di diverso, weird ma, in nuce, da tutti comprensibile. Quindi, piace molto la resa attoriale, specialmente quella di Stephen Spinella - veterano del teatro off-Broadway - ed è una gradita sorpresa rivedere Roxane Mesquida, lasciata ragazzina in A mia sorella! (2001), qui, come là, oggetto del desiderio che scatena la violenza primordiale dello pneumatico Robert, con potenziale relazione erotica tra donna e oggetto inanimato che richiama visioni cronenberghiane (Crash, 1996). Grande attenzione, come atteso, per il comparto audio e musicale con sonorità elettroniche; ma abbiamo anche cura fotografica ed effettistica, con esplosioni craniche che non turbano mai più di tanto poiché la narrativa del film resta ironica. Esperimento che piace pensare curioso e coraggioso più che irrisolto. Peccato che, a monte di 500.000 $ di budget ben utilizzato, l’incasso si sia limitato ad un quinto di questa cifra. Flop, ok, ma il titolo ha colpito la fantasia di molti e se n’è parlato. Regista interessante per chi s'interessa di percorsi di "anti-cinema".
TRIVIA
Quentin Dupieux (1974) dixit: “Troppo spesso, nel cinema, lo spettatore è una larva che riceve informazioni (in fondo, devo essere triste, devo essere felice o devo essere arrabbiato). In Rubber, almeno, deve fare uno sforzo.” (IMDb.com).
⟡ Uno degli spettatori è interpretato da Daniel Quinn, che ha recitato in Scanner Cop (1994) e Scanner Cop II (1995) nei panni di un uomo che poteva far esplodere la testa delle persone con la sua mente, proprio come fa Robert
Quando Chad, lo sceriffo, si rivolge alla folla all'inizio del film, si può vedere il riflesso della troupe nel bicchiere d'acqua che tiene in mano.
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Quentin Dupieux
Durata, fotografia
82', colore
Paese:
Francia
2010
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
