the Sadness

-

Voto:

La coppia formata da Jim (Berant Zhu) e Kat (Regina Lei) si svegliano come una delle tante mattine, dovendosi preparare per la giornata di lavoro che li separerà. I due, usciti di casa, si troveranno, individualmente, ad affrontare il virulento diffondersi di un contagio che rende brutalmente folli le persone. Come potranno Jim e Kat ritrovarsi in una Taiwan collassata nel delirio?

LA RECE

Opera brutale e provocatoria che utilizza il cinema splatter per esplorare le pulsioni represse della società, nata da un controverso mix di finanziamenti crypto e sex-work che ne riflette paradossalmente i temi. Fra cinica commercialità e ontologia umana, ma eviterei di prenderlo come paradigma psico-sociale!

Film orientale di rara brutalità, figlio della pandemia e di certe riflessioni sul lato oscuro della psiche collettiva, nonché delle istituzioni che trafficano e poi non risolvono, emerso nel periodo di lockdown. A produrre, quel discreto trafficone di Jeffrey Huang, performer hip-hop tailandese e creatore di Swag, la piattaforma per adulti simile ad Only Fans di maggior successo in Asia; non a caso, le scene hot nella pellicola vengono recitate da performer fuoriusciti dalla suddetta piattaforma. Inoltre, il film viene finanziato con un mix di cryptovalute e soldi provenienti dal sex-work operato su Swag. Da queste premesse poco artistiche e molto imprenditoriali, emerge the Sadness, irriverente e sboccato quanto basta per attirare la pecunia degli appassionati del genere - perché, diciamolo, il film difficilmente verrà visto da altri - ma capace anche di dare rappresentazione alle ansie sociali dominanti: in primis, e la cosa viene illustrata didascalicamente dal medico con la storia del sistema lìmbico, il fatto che tutta la società si regga su un perbenismo di facciata, sotto il quale strisciano sentimenti di sadismo, violenza e un indomabile quanto abusante desiderio sessuale dei maschi verso le femmine. Insomma, tutti i maschi come potenziali stupratori, per la gioia delle femministe più feroci che propugnano questa ipotesi da decenni; certo, io starei attento a cercare supporto alle mie tesi tramite uno zombi-movie prodotto da un pornografo ma, sapete come si dice, il nemico del mio nemico è mio amico. In realtà, l’intuizione davvero interessante portata in campo dal canadese Jabbaz, che da tempo vive a Formosa e qui al suo primo lungometraggio, è mettere in campo degli zombi chiaramente distanti dal romeriano (la Notte dei morti viventi, 1968) ma anche dagli infetti di Boyle (28 giorni dopo, 2002), benché la loro dinamicità li ricordi. Qui, i mezzimorti-vivi mantengono qualità cognitive, non sono degli ebeti o accecati dalla rabbia: essi hanno solo il piccolo problema di subire la predominanza dell’istinto più immediato, della soddisfazione della gratificazione del momento. Insomma, niente più in conflitto fra pulsione e controllo inibitorio. Siccome la ricerca dello shock value c'è, pare che le pulsioni umane si riducano tutte alla violenza e ad una soddisfazione sessuale anonima e sadica; ovviamente, la cosa non regge sul lato psicologico, poiché, a parte casi altamente patologici, l’aggressività deve trovare sempre fattori che la stimolino mentre nel film si assiste ad aggressioni gratuite, l’odio e il sadismo sono le forme psicopatiche dell’aggressività, e la pulsione sessuale, benché in effetti presentissima al di sotto della superficie delle regole sociali, prevede per la più parte di noi una dimensione di reciprocità, stimolo, serenità per risultare realmente appagante. Maschi compresi. Oltre a ciò, anche altri fattori, quali la commozione o i sentimenti di vicinanza o di pigro appagamento (cibo, riposo, …) sono manifestazioni istintive. Insomma, basta guardare le scimmie nel loro ecosistema naturale per notare che, a parte fenomeni episodici di aggressività, non passano il loro tempo a massacrarsi né a fare sesso (a parte quei mattacchioni dei bonobo). Al centro, i due giovani fidanzati la cui romantica poeticità verrà cinicamente insozzata dalla bieca natura umana e dalle ipocrisie governative. Jabbaz onora il cinema asiatico più crudo con sequenze con il piede ampiamente oltre il perimetro: un orbita oculare stuprata; frasi volgari agli indirizzi delle donne, giusto un filo più audaci del classico catcalling; distruzione di una testa con l’estintore come in Irreversible (2002) e l’uccisione di un neonato. Ma c’è tanto altro sangue. La scelta di privilegiare il make-up tradizionale rispetto alla CGI conferisce alla violenza una materialità viscerale che amplifica l'impatto emotivo, seguendo i dettami di Tom Savini sulla necessità del "sangue vero" per generare vero turbamento. Horror, insomma, assolutamente inidoneo al mainstream a gli “squeamish”, interessante per la sua natura bastarda fra cinico prodotto commerciale e film che esplora l'umano rivelandone o, meglio, giocando con le sue zone buie, inscritto in una pandemia che si manifesta maggiormente come problema morale più che biologico? Voto un attimo dopato perché s'apprezza che un ultragore abbia anche un commentario psico-sociale.

TRIVIA

Robert Jabbaz (1981) dixit: “Volevo che i momenti più estremi di The Sadness fossero molto intensi e sconvolgenti. Quindi, ho scelto ciò che mi sembrava più intenso e sconvolgente. Nel cinema, personalmente, trovo la violenza verso le donne molto più difficile da sopportare rispetto alla violenza verso gli uomini. Suppongo che questa sia una prospettiva piuttosto tradizionalista che affonda le sue radici nella sensibilità patriarcale... ma, nel bene e nel male, è così che mi sento. Ho semplicemente seguito il mio intuito verso ciò che mi faceva sentire più a disagio, ma ho cercato di gestirlo nel modo più responsabile possibile.” (Movingpicturesfilmclub)

⟡ La quasi totalità degli effetti speciali è artigianale, non digitale.

⟡ Il film è stato girato in 28 giorni di riprese a Taipei e Keelung, Taiwan.

⟡ A causa della pandemia e delle normative governative, le riprese in metropolitana e in ospedale non sono state possibili; quindi, questi set sono stati costruiti da zero in uno studio.

⟡ Le immagini digitali che si vedono ad inizio film vengono da un cortometraggio realizzato dallo stesso Jabbaz nel 2015.

⟡ La premessa del film di una pestilenza che trasforma le persone in sadici assetati di sangue prende ispirazione dalla serie di fumetti nota come “Crossed”.

⟡ Nella scena in cui Kat è seduta in metropolitana alla destra dell'uomo d'affari, il libro che sta leggendo è "The Last Man" di Mary Shelley. Il libro si ricollega al soggetto del film perché parla di un virus che si è diffuso in tutta l'umanità.

⟡ Nella sceneggiatura originaria, era prevista una sequenza nella quale un individuo infetto entra in una sala operatoria, dove qualcuno sta subendo un'operazione al cervello, e defeca nella ferita aperta del paziente. La scena è stata eliminata perché ritenuta troppo ironica. Il regista ne ha diffuso l’idea in modo che chiunque possa farla sua come e quando vuole, senza spese di copyright.

Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di buon livello

Titolo originale

Id.

Regista:

Robert Jabbaz

Durata, fotografia

99', colore

Paese:

Taiwan

Anno

2021

Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial