Seddok l'erede di Satana

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Voto:

La bionda Jeanette (Susanne Loret) ha un incidente in macchina e rimane sfigurata. La ragazza è una cavia perfetta per il Derma 28, un siero sviluppato dal professor Levyn (Alberto Lupo) con l'aiuto dell'assistente Monique (Franca Parisi). Il viso della ragazza torna bello ma l'effetto del siero è labile e, per produrlo, occorrono ghiandole di donna. Levyn, ormai innamorato di Jeanette, inizia a uccidere per procurarsi il materiale umano, oltre al fatto che ha la capacità di trasformarsi in un mostro.

LA RECE

All'ombra di Franju, un fantahorror gotico de noantri con scienziato pazzo che cerca l'immortalità attraverso esperimenti macabri, spolverata d'exploitation, un capezzolo che sbuca involontariamente di sguincio e una regia televisiva. Risultato modesto.

"Oh mio Dio, il suo caso è peggio della lebbra!". Può un dottore riferirsi in questo modo a un paziente? Sì, se il dottore in questione è Alberto Lupo, lo stesso che irretiva con un sacco di parole la grande Mina; e, sì, se alla regia c'è Majano che miglior fortuna ebbe con gli sceneggiati televisivi; però, produceva Mario Bava - Fava nella english version! - e questo avrebbe dovuto assicurare la realizzazione di un horror ficcante. Le cose non vanno esattamente in quella direzione, a partire da un titolo che poco c'entra con ciò che nella pellicola viene narrato; al pubblico anglofono va anche peggio, contando che Seddok, là, prende il nome di Atom age vampire e di vampiri non c'è ombra. La storia prende le mosse dall'idea di un mad doctor che smanetta con la chirurgia ricostruttiva, tematica lanciata da Occhi senza volto (1960) di Franju che generò un trend al quale si rifecero pellicole come il Diabolico dottor Satana (1961) di Franco, il Circo degli orrori (1960) di Hayers e, appunto, questo Seddok il cui soggetto, scritto a otto mani comprese quelle di Alberto Bevilacqua, non ci si accontenta della tematica chirurgica ma si va anche a toccare il mito del dottor Jekyll e Mr. Hyde con un Alberto Lupo che, mutato, assume le brutte sembianze di un attore trattato male dal reparto truccatori. L'ibridazione fra il film di Franju e Jekyll non sembra funzionare così bene sullo schermo ma, forse, il problema maggiore è da attribuire alla regia piatta di Majano. Qualche punto in più per le atmosfere sinistre e per il picco exploitation quando Levyn mostra vere foto di persone ustionate in seguito alle esplosioni nucleari di Hiroshima. Gente di comprovato spirito d'osservazione ha segnalato che, verso la fine del film, a causa di un movimento inconsulto, la bella protagonista Susanne Loret perda il controllo di una delle sue mammelle finendo per mostrare un capezzolo; sempre sensibile a certi argomenti, mi lancio in un gioco di cattura fotogrammi e confermo tutto. Non è molto ma, nel '60, faceva buon argomento di conversazione. Tuttavia, questo episodio subliminal-erotico non salva dalla noia un film che ha ben pochi elementi originali per tener viva l'attenzione del pubblico.

TRIVIA

Anton Giulio Majano (1969) dixit: "Il pubblico vuole appassionarsi, commuoversi, odia che gli si faccia il solletico: preferisce un menu sostanzioso con antipasto e dessert servito su vasellame UPIM, al cappuccino offerto in porcellane di Sèvres. Ai venti milioni di telespettatori ammannisco uno spettacolo degno di questo nome, diciamo pure un pranzo luculliano, dall'antipasto alla Saint Honoré finale" (grandimagazziniculturali.it).

⟡ La versione originale dura 105 minuti ma sono attestati anche 109 e 107 minuti; la versione cinematografica USA dura 87 minuti ma molte versioni d'oltreoceano sono di soli 72 minuti.

Regista:

Anton Giulio Majano

Durata, fotografia

105', colore

Paese:

Italia

Anno

1960

Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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