il Signore dei cani

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Voto:

La rockstar Vincent Raven (Alice Cooper) decide di tornare al paesello natio per girare, insieme al suo gruppo tecnico, un nuovo video musicale. Tutti, ben presto, si troveranno a dover gestire la minaccia di cani deformi e/o licantropi.

LA RECE

Inglorioso debutto horror lupesco di Fragasso: lavoro caotico in cui Alice Cooper fa il divo, l'animatrone del cane mostro si suicida a metà riprese (comprensibilmente) e il produttore spagnolo gioca a dadi col montaggio. Un po' più sinistro di Scooby-Doo, con tanto di pagliaccio random che sbuca da dietro l'angolo come un easter egg di Profondo Rosso andato storto.

Primo horror scritto e diretto da Fragasso, benché pare che avesse collaborato anche alla regia di Virus - l'inferno dei morti viventi (1980). Il risultato finito è abbastanza tragico, colpa attribuita dal regista al rimontaggio, compiuto dal produttore spagnolo Carlos Aured, mirato ad eliminare le scene più splatter. Permangono forti dubbi circa il fatto che il director's cut fosse un capolavoro. Sfidando le regole narrative usuali, il film si apre con le immagini di un video di Alice Cooper che, tramite questo film, pubblicizza i singoli "Identity Crises" e "See Me In The Mirror"; per inciso, nell'incuria generale, il titolo della prima canzone viene indicato come "Identity cHrises" nei titoli di coda. Il problema del film, tuttavia, non è l'H. La trama è scombinata, cosa dovuta al fatto che la pellicola inizia come un horror, che dovrebbe avere come protagonisti alcuni cani mostruosi, per poi spostarsi sulla licantropia; pare che l'animatrone del cane mostro si ruppe in corso d'opera. Alice Cooper sembra a proprio agio davanti alla cinepresa ma la sua faccia non convince del tutto, in buona compagnia di un cast pedestre. La prima metà del film è prevedibilmente costruita per far montare la tensione e il mistero che si cela dietro la storia familiare dei Raven, mistero che allo spettatore risulta chiaro fin dai primi minuti. La seconda parte del film, invece, propina qualche effettaccio splatter mal realizzato e una scena tributo a Profondo rosso (1975) con un pagliaccio che, senza alcun motivo, fa capolino da dietro un angolo; scena di nessun senso e di nessun effetto. Gli ultimissimi minuti propongono l'immancabile mutazione in licantropo, sequenza che, dai tempi di un Lupo mannaro americano a Londra (1981) non può mancare in nessun film del genere. La mutazione offerta da Fragasso & Co. non è ovviamente comparabile a quella dell'81 ma, a guardare il tenore della pellicola, poteva andare peggio. Conclusione composta dal rimontaggio di diverse sequenze del film in modo che, se vi foste addormentati durante la visione, vi basterà destarvi gli ultimi due minuti per capire esattamente cosa sia successo per i restanti 98'. Continuare a dormire, tuttavia, sarebbe stata la scelta migliore.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Monster dog

Regista:

Clyde Anderson [Claudio Fragasso]

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

USA, Spagna

Anno

1985

Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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