Singapore Sling
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Voto:
Una madre (Michele Valley) e una figlia (Meredyth Herold) vivono in una villa persa nel nulla e passano il tempo avendo rapporti sessuali incestuosi sadomaso e rivivendo i vari omicidi che hanno compiuto. Un detective (Panos Thanassoulis) è alla disperata ricerca di Laura, donna che le due hanno ucciso. Le assassine imprigioneranno il detective a cui daranno il soprannome "Singapore Sling" e lo tortureranno usandolo come giocattolo sessuale.
LA RECE
Cinema greco estremo prima di Lanthimos, a decostruire sia il noir americano (a partire da Vertigine, 1944, di Preminger) sia le convenzioni narrative tradizionali attraverso un prisma di surrealismo erotico e violenza; una metacinematografia che interroga il voyeurismo dello spettatore e la natura sadica del cinema stesso. Strano, fascinoso, vacuo come l'istrionismo sa essere. NON per tutti.
Uno dei film più bizzarri nei quali possiate incappare. Difficile definirlo: un noir, un film erotico, un horror, un exploitation e un po' anche un mystery con toni comici. Nella misura in cui Singapore sling mescola così tanti generi e registri, come il cocktail da cui prende il nome, non si può dubitare che il patito di pellicole weird possa trovare pane per i suoi denti. Singapore sling è filmato, altra cosa inusuale, in un elegantissimo bianco e nero che ci proietta nei noir d'annata: il detective, i vestiti leziosi, la pioggia, il fumo di sigaretta. Ma il noir, genere bistrattato, viene maltrattato dal regista Nikolaidis che ne fa base per materiale molto più morboso, come avvenne, a ben altra quota, con Angel Heart - ascensore per l'inferno (1987). Se, però, nel film di Alan Parker, l'orrore e l'erotismo erano al servizio della storia, in Singapore sling il sesso è la storia. Dietro a una facciata arty fatta, appunto, dal bianco e nero, da una scenografia ricercata, da un uso attento della fotografia e da primi piani d'effetto, abbiamo una chiara anima exploitation. Le portate servite da Nikolaidis, che inserisce nel film anche una cena più stomachevole delle trimalchionerie de la Grande abbuffata (1973), sono una serie di virtuosismi della perversione, benché non ci sia, in effetti, nulla che possa davvero sconcertare il websurfer impenitente: incesto, pissing, bondage, sadomaso. Ci sono, tuttavia, anche novità: una roman shower che potrebbe giusto eccitare Lucifer Valentine (Slaughtered vomit dolls, 2005). Non può mancare la masturbazione che, qui, assume toni contorti: un fortunato kiwi finisce in mezzo alle gambe di una delle due protagoniste muovendo ad invidia i consimili che spesso stanno lì a rattrappirsi nel portafrutta. Questi elementi sessuali non sono proposti qua e là per circa due ore ma sono riproposti di continuo e allo sfinimento. Partendo da tali presupposti, la lunghezza della pellicola è eccessiva e l'impianto pretenzioso del film risulta frustrante. Scene di poco o nessun senso si susseguono e si ripetono. La Herold, per quanto accattivante, passa più della metà del tempo a recitare in maniera barocca la parte della squinternata, continuando a infilarsi la mano in mezzo alle gambe, cosa che, incredibile dictu, stanca, banalizzando ciò che, in dosi "normali", risulterebbe provocante. Il film, in tutti i casi, non è pornografico e il regista mostra solo fugacemente qualcosa in più di un semplice nudo integrale. Riguardo, poi, l'erotismo della pellicola, questo è a discrezione dello spettatore, poiché non tutti si ringalluzziscono con il bondage o con l'urina. La cosa più grave e greve è che, dietro al sesso e alle bizzarrie, non pare nascondersi nessun senso, nessun messaggio, per cui il rischio è quello di doverlo scovare a tutti i costi. L'impostazione del film è raffinata, la pellicola dura due ore, si ha molto non detto, gli attori parlano alla telecamera bucando la quarta parete: è possibile che sia tutto vacuo? Nel caso di Singapore sling la risposta è affermativa o, meglio, il senso è lo stimolo offerto e la risposta dello spettatore, cioè un esperimento filmico in cui il desiderio diventa spettacolo e la violenza arte. Difficile consigliare la visione di questo film un po' cialtrone, lungo, pieno di seriose ridicolaggini, stuzzichevole i primi dieci minuti e noioso i restanti. Il film di Nikolaidis è un mero esercizio di bizzarrie sessuali ma questo non significa che non si possa rimanerne affascinati, soprattutto se la vostra passione è il cinema bizzarro. D'altra parte, come si può scordare una pellicola che si conclude con una sodomizzazione compiuta dal protagonista vestito da donna che, al posto dell'ormai banale pene, usa un pugnale da caccia agganciato alla cintola? Quelli stanchi del bonario sesso anale vecchio stile plaudono, gli altri, soprattutto i più impressionabili, approccino Singapore sling con parecchia cautela.
TRIVIA
⟡ Il cocktail Singapore Sling fu inventato da Ngiam Tong Boon per l'hotel Raftles a Singapore fra il 1910 e il 1915. Col tempo, la ricetta cadde in disuso e i baristi dell'hotel se la dimenticarono. La ricetta attuale fu ricreata grazie ai ricordi dei passati baristi e da alcuni appunti che questi riuscirono a scovare, ma sembra che essa non sia esattamente identica a quella proposta agli inizi del Novecento. Ai tempi, questo cocktail era preferito dalla clientela femminile a motivo del suo colore rosa; attualmente, il Singapore Sling è considerato unisex e una visita al Raffles Hotel non è da considerarsi completa se non si è provato il beverone. Il Singapore Sling è disponibile su tutti i voli della Singapore Airlines ed è gratis in tutte le classi di viaggio. Ecco la ricetta: 30ml di Gin, 15ml di Cherry Brandy, 120ml di succo d'ananas, 15ml di succo di Lime, 7.5ml di Cointreau, 7.5ml di Dom Benedictine, 10ml di granatina, un goccio d'Angostura, guarnire con una fettina d'ananas e con una ciliegina.
Titolo originale
Singapore Sling: O Anthropos Pou Agapise Ena Ptoma
Regista:
Nikos Nikolaidis
Durata, fotografia
120', b/n
Paese:
Grecia
1990
Scritto da Exxagon nell'anno 2009 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
