Starry Eyes
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Voto:
Sarah (Alex Essoe) lavora svogliatamente come cameriera in un fast food perché il suo vero sogno è sfondare nel cinema, cosa che vive con grande tensione emotiva. Anche i suoi amici condividono la stessa passione ma, pur fra invidie e supporto, riescono a barcamenarsi con meno stress, progettando una pellicola indie. Sarah, però, ottiene un'audizione con la Astraeus Pictures e, dopo un casting a dir poco inusuale, riesce a farsi ricevere dal produttore interessato sia alle sue doti attoriali, sia al suo corpo. Dopo un primo momento di drammatica perplessità, Sarah si decide a vendere l'anima per entrare nello stardom.
LA RECE
Body horror che trasforma il sogno hollywoodiano in incubo lovecraftiano. Un'aspirante attrice affamata di fame subisce metamorfosi corporee: il Cigno nero incontra la Mosca nell'industria del cinema. Fra critica sociale e horror cosmico. Lei bella vera.
Tutto nacque quando i due registi tennero un casting al quale si presentò un plotoncino di attori wannabe che aveva preso un permesso dal lavoro per tentare la svolta della vita in virtù di una passione bruciante che sarebbe andata delusa per tutti, poiché il film in programma, alla fine, non avrebbe trovato realizzazione. Così nacque Starry eyes, a braccetto di consimili quali Mulholland Drive (2001) di Lynch, Maps to the stars (2014) di Cronenberg, the Neon demon (2016) di Refn, la Valle delle bambole (1967) di Robson e, perché no, Society - the horror (1989) di Yuzna. "Cosa sei disposto a fare per poter raggiungere i tuoi sogni?" è la morale base di un film che mette tanta carne al fuoco, pure troppa, e dice bene quando sottolinea che alla mutazione dell'identità, soprattutto se connessa al rifiuto di essa, ne consegue un mutamento fisico. Dice bene, anche se non dosa esattamente bene, poiché il male, in genere, non è una variabile a tutto o nulla della quale siamo vittime passive ma chiede una nostra volontà proattiva: il male, insomma, il più delle volte, è una dinamica fra individui (adulti). Un po' leggera la scrittura di Sarah come giovane donna a priori fragile, squassata e, quindi, incline a inciampare nelle tagliole lasciate in giro dai bracconieri; una sorta di fattore predisponente che, certamente, incontra la conferma degli studi vittimologici ma che dicotomizza troppo fra buoni e cattivi e, per l'ennesima volta, incornicia la donna in un ruolo di povera imbelle, e pure un po' imbecille, incapace di trovare la quadra fra concretezza e un'emotività romanticamente instabile che poi, nel concreto, è insopportabile. Vale poco, o forse mette il carico su questa dicotomia, la seconda parte del film che si abbandona a un crescendo di violenza, con coltellate assortite e manubri ginnici usa ti per frantumare crani, tutto per mano di Sarah, prima tremebonda cameriera, poi satanica diva. Nascosto dietro il plot non proprio originalissimo, e svolto senza troppa attenzione rispetto il culto satanico (finale del rito buttato un po' lì), c'è un interessante mondo, come fu per l'Esorcista (1973), in cui la negatività è pervasiva; un mondo, quindi, facilmente preda del Male. La migliore amica di Sarah è una spifferona, l'altra amica è una stronza invidiosa e insopportabile, l'amico che vuole fare il regista vorrebbe anche farsi sia Sarah sia l'amica antipatica, gli altri hanno semplicemente parcheggiato la propria esistenza. Il padrone del fast food, borghese piccolo piccolo, sembra l'unico capace di esprimere un discorso assennato, però masticato insieme alle patatine fritte nelle quali grufola. In tutti casi, horror interessante e mai noioso, con diverse scene che rimangono, e con una protagonista che dà tutto alla telecamera, oltre alla sua bellezza semplice e, quindi, ancora più attraente. La qualità del film permette ai due registi di passare in serie A e dirigere il remake Pet sematary (2019).
TRIVIA
Kevin Kblsch dixit: "Guardo Starry eyes, il nostro film dal quale ci separa ormai qualche anno di distanza. Penso a cose che avrei rimesso a posto o che avrei fatto in modo diverso. Ma poi, allo stesso tempo, penso al fatto che Spielberg ha annunciato di aver posto modifiche a uno dei suoi film [...] ma ha detto che non lo farà mai più. Un film è quello che è, nel modo in cui è venuto fuori, con cicatrici e difetti o altro. [....] A un certo punto bisogna abbandonarlo" (screenrant. com).
Dennis Widmyer dixit: "Avevamo usato Kickstarter per un cortometraggio qualche anno prima; per quel film cercavamo di raccogliere solo 2000 dollari, e pure così è stato difficile. [...] Con Starry eyes, invece, cercavamo di raccogliere 50.000 dollari [...] Ciò che ha reso tutto così difficile è stata l'ansia. Ogni giorno si ricevono aggiornamenti sul telefono per le donazioni: si guarda il telefono che ti dice "hai ricevuto un dollaro" ed è come dire "Argh! Abbiamo bisogno di più di questo". Siamo partiti forti, all'inizio è stata un'impennata, ma come sempre si inabissa nella parte centrale della campagna. Eravamo seduti lì a dire "dannazione, ci servono, tipo, altri 20.000 dollari" per sette giorni, credo, e poi si è scatenata verso la fine" (thehollywoodnews.com).
⟡ La Essoe decise di volersi tenere davvero in bocca i vermi che poi, nel film, si vede che vomita nella vasca da bagno, così da dare credibilità alla scena. Sempre per amore di veridicità, tutte le scene nelle quali doveva piangere, le ha realizzate piangendo davvero.
⟡ Marilyn Mason, dopo aver visto il film al Beyond Fest del 2014, ha avvicinato il regista Kblsch dicendogli: "Grazie per aver messo delle tette nel tuo film".
⟡ La seconda audizione nella quale Sarah si deve spogliare davanti a un faretto posto di fronte, pare sia stata ispirata a un racconto fatto ai due registi da qualcuno che aveva parteci pato a un casting di David Lynch.
⟡ Il van che contiene i libri e nel quale vive l'amico di Sarah non è stato creato dalla produzione ma era il vero van di un amico dei due registi, il quale davvero ci viveva dentro.
⟡ La Astraeus Pictures, fittizia casa di produzione, prende il suo nome dal titano Astreo, per la mitologia greca dio delle stelle e dei pianeti, dell'astrologia e dell'ultimo momento del tramonto.
Titolo originale
Id.
Regista:
Kevin Kölsch, Dennis Widmyer
Durata, fotografia
98', colore
Paese:
USA, Belgio
2010
Scritto da Exxagon nell'anno 2018 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
