Neon Demon

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Voto:

La sedicenne e sprovveduta Jesse (Elle Fanning) arriva a Los Angeles per tentare la carriera di modella, cosa che le riesce con facilità a motivo della sua naturale bellezza. Mentre il mondo della moda già si prepara a lanciarla nel firmamento delle supermodelle, le giovani colleghe si rodono dall’invidia; l’unica dalla sua parte sembra essere la truccatrice Ruby (Jena Malone). La mortifera e bellissima competizione ha inizio.

LA RECE

Il capitale estetico, merce di consumo e da consumare. Abbacinante caleidoscopio di narcisismo e cannibalismo sociale; il mondo della moda in un tempio pagano dedicato al culto della bellezza letale.

Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente. La bellezza, come recita la tagline, è l’unica cosa ed è tutto. Va da sé che Alice nel paese delle meravigliose perderà il senno e l’anima per il potere che quel mondo le riconosce. Ma fuori da quel mondo che si dice? A Refn importa poco, the Neon demon è una fiaba nera post-moderna precipitata in un antinferno bellissimo in cui la fragile bambolina Jesse, ancora non corrotta, spiega le sue motivazioni per diventare una modella, e sono quasi le medesime parole proferite da Charlie per spiegare la rincorsa al “successo” in Bronson (2008), altra pellicola di Refn. Ovvio che le cose finiranno maluccio, date le premesse. Il regista, però, prono agli estetismi com’è, qui si dimentica di sceneggiatura e altre cose un po’ necessarie, e si abbandona alle proprie lussurie visive - e mica poco e mica male dato che è daltonico - finendo per esaltare ciò che si vorrebbe denunciare. E poi, pure qualche scivolone del sempiterno e banalissimo eros/thanatos con la truccatrice che si fa il cadavere di una donna in obitorio. Nessuno, nell’ambiente della moda di Refn, sembra sano di mente: sono tutti degli umorali da carbolitio, quando va bene; oppure, semidivinità stregonesche col vizietto di Erzsébet Bàthory. Pensa che bello, invece, se ci si fosse impegnati a descrivere queste ragazzotte, alcune anche simpatiche, ad arrancare dal basso mentre si vendono l’anima per comparire su quella passerella o su quell’altra rivista, perché è essenzialmente questa la banalità del Male ed è stata meglio sfiorata da Starry eyes (2010) che, con meno, ha detto di più. Refn, qui, invece, decide di ridare le ali a il Cigno nero (2010) rivestendolo di luci alla Suspiria (1977), atmosfere alla Miriam si sveglia a mezzanotte (1983), altre cose kubrickiane, strobo, lesbismo fra belle fighe che piace tanto a noi etero, fotografia eccellente, inquadrature chirurgiche, buona musica, nudi algidi, pudenda glabre, cannibalismo (eh, il bel mondo che ti/si divora) e altre cose indubbiamente cool. Anche la noia è patinata. Ma forse, Refn voleva arrivare proprio lì, allora bravo. Tuttavia, il regista ha scelto la via troppo facile, troppo ovvia e probabilmente più in sintonia con la sua personalissima ricerca di estetismi per raccontare di un mondo che è, già lo sappiamo, la quintessenza dell’estetica. The Neon demon si riduce, e già dalla locandina, ad essere un film bello nell’eccezione più superficiale del termine ma, ahimè, poco o nulla perturbante. Facciamo al prossimo giro. Occhio che questo è uno di quei film che: “se non ti è piaciuto è perché non l’hai capito!”. Difendetevi.

TRIVIA

⟡ Il modesto motel dove vive Jesse è il The Pasada Motel, 3625 E. Colorado Blvd, Pasadena, California, USA. 

⟡ La Fanning aveva 16 anni quando le riprese del film iniziarono, e compì 17 anni durante la lavorazione per poi arrivare ai 18, tempo della premiere del film. 

⟡ Il regista consigliò alla Fanning di guardare Lungo la valle delle bambole (1970) di Russ Meyer per prepararsi; in quest’ultimo si narra di tre ragazze che vanno ad Hollywood in cerca di successo ma trovano solo sesso, droga e squallore. 

⟡ Durante la produzione, Refn aveva il vezzo di gridare “Violence, motherfuckers!” al posto di “action” per far partire le riprese. 

⟡ Il regista scelse la Canfield-Moreno Estate per girare le scene in piscina e altre sequenze d’interno poiché si dice che quella villa sia abitata da fantasmi. La Canfield-Moreno Estate venne costruita nel 1923 come residenza per la star del cinema muto Antonio Moreno e sua moglie, l’ereditiera Daisy Canfield Danziger, e presto divenne sede di rilassate feste per il bel mondo californiano. Daisy morirà nel 1933 in seguito alle ferite subite in un incidente stradale avvenuto quando il suo autista finì fuori strada sulla Mulholland Drive in direzione di un party. Divenuta scuola femminile e poi convento per le suore francescane, attualmente la proprietà è di Dana Hollister, arredatrice e imprenditrice, che le ha cambiato nome in The Paramour Estate (1923 Micheltorena Street, Silver Lake, Los Angeles). 

⟡ Nel film si fanno almeno tre riferimenti a Kubrick: il rossetto Red Rum (Shining, 1980), il paragone che Keanu Reeves fa fra la ragazza della stanza 214 e Lolita (Lolita, 1962) e diverse scene che si svolgono in bagno, marchio di fabbrica di Kubrick. 

⟡ Il film è dedicato a Liv Corfixen, moglie del regista Refn, che lui dice essere la figlia biologica e illegittima di Fritz Lang. 

⟡ La villa che si vede nelle ultime scene del film, luogo in cui le ragazze sono impegnate nel servizio fotografico, è la stessa usata per le scene finali in Scream 3 (2000). 

⟡ Abbey Lee, nel film Sarah, sorprende con un pugno Jesse nel corridoio. Per errore, il pugno fu assestato davvero e, vista la naturale reazione di Elle Fanning, Refn tenne la scena. 

⟡ La scena più forte del film, quella del rapporto sessuale con il cadavere, era stata scritta in modo da prevedere solo un bacio sulla bocca, ma Jena Malone, improvvisando, andò oltre molestando perbenino il corpo che, come appare chiaro, non era di un manichino ma di una donna viva e vegeta. 

⟡ La scena nella quale due delle modellissime si fanno la doccia insieme per lavarsi dal sangue mentre Ruby è nella vasca tutta sporca di sangue, è una doppia citazione di Carrie – lo sguardo di Satana (1976): la doccia riprende il momento iniziale quando Carrie, sotto l’acqua, scopre con terrore cos’è il sangue mestruale, la scena della vasca si aveva quando Carrie si lavava dal corpo il sangue di maiale. 

⟡ Il pezzo che Roberto Sarno (Alessandro Nivola) recita nel locale è un estratto dall’Enrico V di Shakespeare. 

⟡ La scena che vede Sarah rompere il grande specchio in bagno presentò dei problemi. In origine, un tecnico avrebbe dovuto lanciare contro il vetro un grosso vaso ma questo non riuscì a infrangere il vetro. Refn, preoccupato, chiese ad Abbey Lee di provare a romperlo lanciandogli contro un cestino dell’immondizia di metallo sperando che le cose andassero bene alla prima. E così fu. Quell’unico tentativo è quello mostrato nel film.

Titolo originale

Id.

Regista:

Nicolas Winding Refn

Durata, fotografia

117', colore

Paese:

Danimarca, Francia, USA, UK

Anno

2016

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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