Sting of death
Voto:
Uno dei mostri più assurdi e malfatti mai commessi su pellicola, terzo film dell’exploitationer Grefé che struttura di base un nudie-cutie morigerato arricchendolo di questa minaccia mostruosa che altro non sarebbe se non un uomo con delle pinne ai piedi, una muta e un sacchettone di plastica in testa, più cordicelle pendenti, ad imitare quel tipo di medusa nota come Caravella Portoghese, anche in compagnia di altre piccole meduse che sono pure loro sacchettini di plastica gonfiati e fatti galleggiare. Questa la cornice: la studentessa Karen (Valerie Hawkins) trascorre, con quattro sue amiche sexy, una vacanza in visita a suo padre, il dottor Richardson (Jack Nagle), su un'isola nel mezzo delle Everglades della Florida. Uno degli assistenti del doc, già vilipeso per la sua bruttezza, si innamora di Karen e si tuffa nel suo laboratorio segreto in una grotta sottomarina per trasformarsi nell'uomo medusa, con l’idea che, sfoltendo i concorrenti, allora la giovane potrebbe amarlo. Grefé, veterano del circuito dei drive-in, e sostanziale padre del "Florida exploitation", sta a metà strada fra l’estetica trash lì ad emergere (Mondo trasho, 1969) e le precedenti cornici exploitation che avevano a che fare con le “belle al bagno” e i mostri spioni (a partire da il Mostro della laguna nera, 1954), esaltando involontariamente, anche con i brani surf-rock, le tradizionali atmosfere della Florida ex segregazionista e pre-Disney (notare l’assenza di protagonisti afroamericani). Lettura “colta”, quest’ultima, che spero vi basti per farvi un’idea del film o, semmai, guardarlo a spezzoni; lasciate agli estremisti la visione completa di un film davvero kitsch e tedioso. Imperdibile, però, il pezzo musicale The Jellyfish cantato da Neil Sedaka - solo voce, lui s’è guardato bene dal partecipare - inserito in una sequenza con un folto gruppo di giovani che ballano, al ritmo della monkey dance, questo testo: “Wella / I’m sayin’ fella / forget your Cinderella / and do the jella / jilla-jalla / jellyfish…”; Sedaka stesso non ne era particolarmente entusiasta, tuttavia, liquidò le critiche con una frase che, ai tempi, non fu compresa ma che, a posteriori, suonò profetica: “Ho comunque chiuso più barre di Sfera”. Di Grefé meglio guardare Mako - lo squalo della morte (1976) anche se, in effetti, rimaniamo su livelli un po’ bassini.

Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
William Grefé
Durata, fotografia
80', colore
Paese:
USA
1966
Scritto da Exxagon nell'agosto 2025; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0