Taxidermia
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Voto:
Tre episodi distinti, tre generazioni di uomini: Vendel Morosgovanyi (Csaba Czene) è un soldato della Seconda Guerra Mondiale che prova a scaricare la tensione sessuale come può; Balatony Kalman (Gergely Trócsányi), cresciuto come campione olimpionico di abbuffate alimentari, compete con l’amico Bela per la mano della paffuta Gizela (Adél Stancze); l’impagliatore Lajos, figlio dei due precedenti, si deve prendere cura dell’ormai obesissimo Kalman che, recluso in cantina, ha come hobby quello di rendere obesi i suoi gatti.
LA RECE
Trittico ungherese in cui sperma, saliva e sangue diventano simboli delle ambizioni umane, raccontato con penna surreale e una distopica visionarietà che ricorda Terry Gilliam. L'eccesso diventa politica, la repressione si tramuta in rivolta anarchica e il cattivo gusto si eleva a forma d'arte.
Uno sguardo surreale, che profuma di Junet & Caro (Delicatessen, 1991), Terry Gilliam (Brazil, 1985) e anche di anarchismo visivo alla Svankmajer (Little Otik, 2000), per raccontare le ambizioni di tre uomini della stessa famiglia attraverso il tempo. Come indica lo stesso regista, Vendel desidera l’amore e, quindi, il suo simbolo è lo sperma; Kalman desidera il successo (alimentare) e il suo simbolo è la saliva; Lajos, invece, ha come simbolo il sangue, dato che la sua ambizione è l’immortalità. Palfi fa di questa esplorazione, fraintesa da alcuni critici più del dovuto rispetto alle sue finalità politiche, un viaggio alla ricerca degli estremi verso i quali le persone possono spingersi per realizzare i loro sogni. Il trittico, scritto per i primi due racconti dal romanziere ungherese Lajos Parti Nagy e il terzo originale di Palfi e sua moglie Zsofia Ruttkay, brilla per visione distopica e celebrazione di eccessi passati come cose normali ed espressi senza fronzoli, al punto che, per molti, la visione di Taxidermia potrebbe essere insopportabile. Circa il commentario politico, che sembra emergere soprattutto nel secondo episodio, questo si manifesta più nella forma che nella la sostanza, anche se in Taxidermia la forma è parecchio sostanza. È nell’eccesso visivo, nella ricerca dello shock che pare esplodere la pentola a pressione delle politiche passate, connotate da repressione, ovvero eccessi nascosti dietro cortine fumogene di valori, altruismi, comunismi. La precisa assurdità con la quale si presenta un film che contravviene al buon gusto per calcolo può, però, far sfumare l’anelito anarchico (quindi, un po’ rivoluzionario), spingendo Taxidermia nell’angolo dei film strani per essere strani e, quindi, meno disturbanti di quanto vorrebbero. Le buone capacità narrative di Palfi, così come il controllo dei mezzi tecnici, fanno, però, della sua pellicola una scorrevole e interessante cavalcata nel bizzarro. Cosa si vede di così tanto folle? Un pene che eiacula fiamme e sperma fino alle stelle, un uomo che copula con del bestiame fatto a pezzi, gente che mangia allo sfinimento e vomita in favore di telecamera, e viscere ricucite dal tassidermista. Ma la scena davvero cult che fa capire che, cucito bene o meno, il film usa tessuto di qualità, vede una goccia di sudore che, casualmente, cade dall’ascella di Gizela sul volto di Kalman sul letto d’ospedale, e sul viso di quest’ultimo, la goccia scende fino alla sua bocca così che lui possa mangiarla. Roba da spezzare le gambe in un colpo solo a tanti film erotici blasonati.
TRIVIA
György Pálfi (1974) dixit: “Il regista vuole fare il migliore film possibile. Ma ci sono dei limiti. Si vuole fare tutto, ma non si può. Per me, il metodo di lavoro è molto importante. Quando trovo un soggetto, un sentimento o uno slancio, prima cerco di trovare un modo per arrivare all'audience. L'obiettivo è il pubblico. Devo trovare qualcosa che possa essere comunicato attraverso il cinema. Questa è la domanda principale: come voglio fare il mio film? Ci sono molti modi, molte tecniche, molti stili, ecc. Il modo americano è abbastanza semplice: scrivi una sceneggiatura, scegli gli attori giusti, una troupe professionale e poi inizi a lavorarci. Questo è il modo della fabbrica ma puoi fare film in un milione di modi diversi. Questo è quello che mi piace.” (eefb.org).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
György Pálfi
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Ungheria, Austria, Francia
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
