Three... Extremes

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Voto:

Dumplings: L'attrice Lee (Tony Leung Ka Fai) si reca da Zia Mei che sembra cucinare degli ottimi ravioli che hanno la proprietà di rendere più giovani e più belle. Il ripieno è una vera prelibatezza. Cut: un regista famoso è tenuto in ostaggio da una comparsa che è decisa a mettere in luce il lato oscuro del primo: se quest’ultimo non ucciderà un bambino, la comparsa taglierà tutte le dita alla moglie concertista. Box: la scrittrice Kyoko (Mai Suzuki) è perseguitata da un sogno che la riporta alla sua infanzia, quando, con la sorella Shoko, si esibiva come contorsionista.

LA RECE

Tre registi orientali, tre racconti che ben rappresentano il cinema di genere asiatico dei primi anni duemila; esplorando follia, violenza, ossessione e conflitto fra ceti. Lavoro collettivo che dimostra come l'horror possa essere veicolo di critica sociale senza perdere efficacia terrorizzante.

Seconda antologia horror panasiatica per la quale, dopo l’infruttifero esperimento del 2002 (Three), si chiama all’appello nientemeno che il giapponese Takashi Miike (Audition, 1999; Ichi the killer, 2001), il sud coreano Park Chan-wook (Sympathy for Mr. Vengeance, 2002; Oldboy, 2003; Lady Vendetta, 2005) e l'hongkonghese Fruit Chan più noto in patria per le sue pellicole di denuncia sociale. Dumplings, di quest’ultimo e, dallo stesso, espanso a lungo-metraggio nel 2004, contrappone black humor ad un assunto inadatto ai più sensibili. Non manca il commentario sociopolitico: il segmento, infatti, s'incentra sul conflitto di classe, dal momento che l'attrice Lee fa di tutto per mantenere uno status a discapito della classe meno abbiente, anche se poi la stessa attrice subisce un'umiliazione sociale. Che lo si voglia vedere come un film di denuncia o come un semplice horror, il corto di Fruit Chan funziona e affascina come si trattasse di un moderno racconto di streghe. Cut di Park Chan-wook ha un'impostazione parecchio bizzarra, ed essa, e soprattutto il suo finale, hanno fatto discutere gli spettatori che si sono lanciati in complesse riletture. C'è chi c'ha visto una metafora della Bibbia e del peccato originale; c'è chi ritiene che quello che viene narrato non sia altro che un sogno. Suggerisco cautela interpretativa. Il corto di Chan-wook vede due uomini di due classi sociali differenti in antitesi; il meno abbiente cerca di ottenere una rivalsa sul ricco e fortunato regista che sembra aver avuto una vita senza macchia. Già a partire dalla scenografia che poggia su un pavimento a scacchiera, il racconto si fonda sul presupposto manicheo in cui si avrebbe un personaggio assolutamente buono e uno folle; nella progressione del racconto le cose saranno sempre più sfumate. Fra momenti comici, balletti, scene crude e volgarità, Cut non dipana tutti i dubbi e si conclude in un modo che lascia aperto più di un interrogativo. La regia di Park Chan-wook è dinamica e non si fa blindare dalla location limitata: ci sono primissimi piani, riprese ampie con uso di grand'angolo, movimenti vivaci con uso di digitale. Come in Oldboy (2003), anche qua sembra che la tortura sia un processo trasformativo che porta allo scoperto delle antiche verità. Grande prova attoriale dello sconosciuto Lim Won-Hee nei panni del "cattivo". Box di Miike è un segmento di grande finezza anche se forse è il più debole dell’ensemble. Il regista si discosta dalla vivacità grafica dei due precedenti episodi e gira un mediometraggio etereo, elegante ma poco chiaro nello svolgimento. Il finale rimane un arcano. L'astrazione di Miike parte come una tipica ghost-story per approdare a una serie di reminiscenze infantili connesse a una morte violenta e a un dramma esistenziale. Più concentrato sul piano visivo, il plot del racconto si va a confondere ma il senso di spiazzamento di fronte all'immagine finale è una bella sensazione che Box riesce a regalare allo spettatore. Zero sangue ma, d'altro canto, è l'unico segmento dei tre che offre qualche momento di sana paura. Mentre Three prendeva come base per i tre racconti il soprannaturale, Three... Extremes esplora il campo dell'ossessione, della violenza e della follia, e la resa finale è superiore alla prima trilogia di corti.

TRIVIA

Fruit Chan Gor (1959) dixit: “Personalmente, non mi piace il digitale! Quando ho visto per la prima volta l'immagine sul monitor in studio, l'ho odiata. La texture non è la stessa. Mi piace la pellicola. Tuttavia, più lo usavo più scoprivo che era conveniente per le riprese in luoghi complicati. Ad esempio, a New York potevo girare ovunque e nessuno poteva fermarmi perché era come girare un filmato delle vacanze! Nessuno sapeva cosa stavo facendo!” (cinemasie.com).

Chan-wook Park (1963) dixit: “Non mi diverto a guardare film che evocano passività. Se hai bisogno di quel tipo di comfort, non capisco perché tu non vada in una spa” (IMDb.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Sam gang 2

Regista:

Fruit Chan, Takashi Miike, Chan-wook Park

Durata, fotografia

118', colore

Paese:

Hong Kong, Giappone, Corea del Sud

Anno

2004

Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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