Trilogia del terrore

-

Voto:

Amelia: Amelia (Karen Black), succube della madre, si porta a casa una statuetta africana non sapendo che l'orribile feticcio reca con sé una terribile maledizione: se gli si toglie la collanina legata al torace, il feticcio si anima. Julie: uno studente vuole portarsi a letto la professoressa di lettere. Ci riesce rivelandosi un poco di buono; tuttavia, la donna (Karen Black) non è compassata come appare. Teresa: Millicent (Karen Black) ha una sorella gemella che è la sua nemesi: lei educata, l’altra ribelle; le cose, però, non sono come sembrano.

LA RECE

Trittico di corti horror con l'unica distinzione rappresentata dall'episodio Amelia, ovvero quello della statuetta Zuni, oggetto maledetto che si anima incarnando la rabbia della figlia contro la madre. Episodio decisamente cult; non si può dire la stessa cosa per il film nella sua complessità.

Prodotto televisivo divenuto cult istantaneo e incubo per gli spettatori, non pochi, sensibili alle bambole o ai pupazzi demoniaci. Il giudizio complessivo per Trilogia del terrore è poco agevole poiché l’episodio Amelia, quello che ha fatto del portmanteau di Curtis un cult, è tanto riuscito quanto sono noiosi e prevedibili gli altri due. Julie può essere liquidato paragonandolo a un episodio perverso della serie Ai confini della realtà, mentre Teresa, l'episodio peggiore, data la sua prevedibilità, è una sorta di spin-off derivato da “Lucy came to stay” di Robert Bloch poi tradotto in episodio horror nel portmanteau la Morte dietro il cancello (1972) della britannica Amicus. Amelia, invece, che in alcune versioni è il primo episodio e in altre è il terzo, è il segmento che ha fatto storia, imperdibile da ogni appassionato di horror. Tratto dal breve racconto di Richard Matheson “Prey”, esso riesce, pur nella sua semplicità e limitatezza di location, a fissarsi nella memoria: nessuno spettatore che abbia visto le imprese della statuetta africana con i denti aguzzi che corre per l’appartamento sbraitando coltello alla mano è rimasto indifferente. Peccato che le sottese implicazioni psicologiche della faccenda vadano in secondo piano e non tutti abbiano colto il parallelismo fra il pessimo rapporto madre/figlia e la natura di oggetto esterno persecutore della statuetta Zuni: essa, detto in parole semplici, incarna la rabbia di Amelia verso la madre, una rabbia non accettata psicologicamente che si fa quindi persecutoria e mortifera. Il regista Curtis (Ballata macabra, 1976) sa sfruttare gli spazi ma la sua regia è piatta e televisiva, inconsapevole della eco che la pellicola avrebbe ottenuto fra i cultori del genere. Brava la Black (1939-2013) a coprire tanti ruoli diversi in maniera energica. Preso atto del successo del film o, meglio, della statuetta Zuni, si decise di riprovarci qualche anno dopo (Trilogia del terrore II, 1996) ma con risultati mediocri. Voto valido solo per l’episodio culto, il resto sta tre punti sotto.

TRIVIA

⟡ Nell'episodio Julie si vede un film proiettato in un drive-in. Si tratta di the Night stalker (1971), direct-to-video dello stesso Curtis.

⟡ In Amelia si vede il filo che è stato usato per far cadere la catenina al feticcio: è sopra la testa dello Zuni.

Titolo originale

Trilogy Of Terror

Regista:

Dan Curtis

Durata, fotografia

78', colore

Paese:

USA

Anno

1975

Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial