il Tunnel sotto il mondo
Voto:
Pur con tutta la simpatia per il nostro cinema, per gli sperimentalismi, e per il buon Cozzi che cura l’eredita del horror italico anche tramite il quantomai mitico negozio Profondo Rosso Store, il Tunnel sotto il mondo è un film davvero terribile che inserisco senza troppa fatica nella top ten delle cose peggiori che io abbia mai visto; e non è bello se una cosa del genere te la dice uno che vede i film che vedo io. Luigi Cozzi, ai tempi ventiduenne (questa l’unica giustificazione plausibile) prende il racconto di Frederik Pohl, ci macina dentro Godard (Alphaville, 1965), qualche cucchiaione de la Jetée (1962) di Christ Marker, un tot di brutta recitazione, ambienti urbani e suburbani, e conclude scrivendoci dentro - be', non lui ma Alfredo Castelli e Tito Monego - frasi che dovrebbero scuotere l’animo dello spettatore per la loro profondità: “C’è odore di tempo nell'aria. Che odore ha il tempo? Sa di polvere, orologi, persone…”. Mamma mia. È come se avessero preso Gianni di Sapore di Mare (1983), che leggeva Sartre ma poi si accompagnava ad Isabella Ferrari - red flag -, e gli avessero dato la possibilità di girare un film. Cosa ne sarebbe emerso? Un minestrone intellettualoide e pretenzioso che ci mette un’ora a dire due cose nemmeno troppo sciocche, in effetti, però, usando una marea di parole e rappresentazioni strane, così da pensarsi intelligente, e far credere intellettuali gli spettatori allocchi. La trama è semplice ma non è affatto chiara: Guy si risveglia ogni mattina nello stesso giorno, intrappolato in un loop temporale ma la verità è ancora più inquietante: l'intera città è una simulazione pubblicitaria, i cittadini sono automi programmati per testare strategie di marketing. Il mood è quello dell’avanguardia controculturale tipo Hanno cambiato faccia (1971), la distopia non è politica ma commerciale, l’invasione non è del nemico di frontiera né aliena ma del marketing. Insomma, è l'Essi vivono (1988) dei supermercati. Idealmente ci sarebbe del sale in zucca ma la supponenza di dare al tutto un taglio da esistenzialista sessantottino devasta qualsiasi possibilità che il Tunnel sotto il mondo possa servire a qualcosa, a parte far scrivere due parole ai recensori. Io, dopo mezz'ora, indispettito, ho anche smesso di prestare attenzione. Dura un’ora e paiono mille anni; il tunnel è quello in cui precipiterete se prestate i vostri occhi a questo film. Fuggite, sciocchi!
Fast rating

Regista:
Luigi Cozzi
Durata, fotografia
70', colore
Paese:
Italia
1969
Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0


