The Abandoned

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Voto:

Marie (Anastasia Hille), donna russa adottata e naturalizzata americana, torna al paese d'origine per rilevare un'eredità: una sinistra casa nei boschi. Lì incontrerà un uomo che dice di essere suo fratello gemello. I due si scopriranno bloccati in quel luogo in attesa del loro compleanno che rivelerà tutto il terrore di un arcano passato.

LA RECE

Sinistro, paludoso, inconscio ma anche sottilmente deludente.

Sinistro, paludoso, inconscio ma anche sottilmente deludente per chi si aspettava da the Abandoned la consacrazione di Nacho Cerdà, regista spagnolo che aveva stupito gli appassionati di horror con il suo trittico sulla morte (the Awekening, 1990; Aftermath, 1994; Genesis, 1998). Dopo anni di sperimentazioni e d'insegnamento come professore di scuola cinematografica, Cerdà cerca la collaborazione con Karim Hussain che si era fatto conoscere fra gli appassionati grazie al brutale Subconscious cruelty (1999). Quest'ultimo tira fuori dal cilindro uno soggetto scritto nel 1999 intitolato "The Bleeding Compass" inspirato alle ossessioni familiari e a una peculiare esperienza che Hussain aveva vissuto da bambino nella fattoria del padre. Ci si metta pure il direttore alla fotografia Giménez, quello di Nameless (1999), Fragile (2005) e, soprattutto, l'Uomo senza sonno (2004). Con queste premesse le aspettative erano più che giustificate. Eppure, con the Abandoned, Cerdà pare arenarsi in parte in un estetismo scenografico ed ambientale, deriva prevedibile visti i suoi lavori, e, in parte, in un soggetto abusato in ambito horror, quello della progressiva e dolorosa riscoperta di un passato negativo. Detto così pare anche interessante e, sulle prime, the Abandoned apre spiragli mystery mica male. Al film, però, manca il ritmo per portare avanti un discorso di svelamenti progressivi che, nella pratica, si ripiega sui luoghi più che sui fatti, luoghi che partecipano dell’inquietudine dei protagonisti in una sorta di afflato neogotico. Prevedibile più di quanto avrebbe dovuto essere, the Abandoned ha il merito della forma ma il demerito di non catturare mai del tutto l'attenzione dello spettatore e non solo perché il film lesina rispetto a visioni forti, un'attesa che può anche essere delusa, ma, soprattutto, per l'erraticità del racconto che s'incarta nonostante la buona performance dei due protagonisti che lavorano da soli sul set. Il talentuoso Cerdà conferma gli skills tecnici ma perde l'occasione di realizzare un horror che faccia la differenza e che parli di qualcosa di nuovo e con uno stile che rimanga impresso, così com'era stato con i corti realizzati negli anni '90. Comunque, sia chiaro, si parla di una pellicola di un certo livello e la più bella, esteticamente parlando, fra quelle che parteciparono all'After Dark Horror Fest del 2006.

TRIVIA

La casa di produzione Filmax avrebbe voluto un'attrice protagonista più nota; vi furono negoziazioni con Nastassja Kinski e Holly Hunter. Cerdà, tuttavia, voleva un volto meno noto in modo che il personaggio fosse percepito come più comune e quindi più umano. Fu il regista che insistette per la Hille e, alla fine, la Filmax accettò.

Titolo originale

Id.

Regista:

Nacho Cerdà

Durata, fotografia

99', colore

Paese:

Spagna, UK, Bulgaria

Anno

2006

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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