l'Abbraccio mortale di Lorelei
-
Voto:
Dopo la morte di una ragazza uccisa brutalmente, la professoressa Elke (Silvia Tortosa) cerca aiuto per il buon nome del proprio collegio e per le giovani donne che lo abitano. A proteggerle, viene mandato l’esperto cacciatore Sirgurd (Tony Kendall) il quale incontrerà la diafana Lorelei (Helga Liné), essere mitico che, alla luce della luna, si trasforma in un mostro affamato di cuori umani.
LA RECE
Ossorio tenta l'impianto da nudie-cutie americano e, forse, un po' ci riesce anche... tenuto conto che non ci vuole un Kubrick in regia per fare un nudie-cutie.
Gemma trash dell'iberico Ossorio che si prese una pausa fra la produzione dei primi due film sui morti ciechi (le Tombe dei resuscitati ciechi, 1971; la Cavalcata dei resuscitati ciechi, 1973) e i capitoli seguenti (la Nave maledetta, 1973; la Notte dei resuscitati ciechi, 1975). Ai più, il film non piace perché la storia, che si rifà al mito nordico dei Nibelunghi e alla sirena Lorelei, è svolta maluccio con dialoghi piatti e uno stuolo di attori dal piglio fotoromanzesco. Il mostro acquatico che strappa i cuori non è propriamente il più convincente: tenuto sempre in penombra lo si vede poco. Non esalta neppure la deriva fantasy che il film subisce nella parte conclusiva. Eppure, l'Abbraccio mortale di Lorelei ha una serie di qualità minimali tali da renderlo un prodotto almeno simpatico nel panorama bis. In primis, abbiamo il protagonista Sirgurd, interpretato in maniera gigiona da Kendall che, come lo Spiderpork dei Simpson, può avere un sacco di look. Sirgurd si presenta alle telecamere con una mise bianca anni ’70 alla Little Tony, fucile al posto della chitarra; poi, per farsi una nuotata nello stagno, indossa pantaloni azzurri a righe bianche che vanno visti per capire; ha anche una bella collana che non toglie neppure per dormire e un altro completo marroncino giusto per il finale ultra kitsch con le immagini in negativo. Al fianco delle micidiali soluzioni di abbigliamento del protagonista (ma pure il musicista cieco non è male), Ossorio dà al suo film un'aria da nudie cutie americano con un sacco di belle donne a bordo piscina che giocano a palla e altre che non disdegnano di lavarsi l'un l'altra la schiena; ovviamente, il mostro colpirà proprio quando le donne sono in sottoveste e, si badi, strappare il cuore consente il non trascurabile vantaggio di mostrare il petto delle vittime. Inusuale affiancare miti nordici a situazioni e abbigliamento moderno sottolineando il tutto con il suono dell'organo Hammond: paradigmatica la sequenza iniziale in cui si discute all'osteria della minaccia rappresentata dal mostro con un'atmosfera che rimanda al gotico per poi, repentinamente, passare al collegio animato dalla musica rock e dalle bellone di cui sopra. Splendida la giovane Tortosa; un po' imbalsamata e melodrammatica la Liné, classe 1932, la quale, d'altra parte, portava in scena uno stile recitativo ormai vecchiotto. Interessante il fatto che il mondo reale e quello fantasy corrispondano specularmente: se da una parte c'è il collegio con le discinte studentesse gestito con rigore dalla professoressa Elke, sott'acqua c'è la grotta di Lorelei da lei gestita e abitata dal servile Alberico (Luis Barboo) e da tre sirene che si lamentano per il comportamento della padrona di casa. Una grossa risata la strappa lo scienziato che passa la vita a cercare la soluzione per sconfiggere una creatura che si presenta unicamente sul piano temporale della narrazione e, prima di ciò, era considerata solo un mito. Pezzo di cinema da non perdere per gli amanti del comico involontario e dei colori forti.
TRIVIA
⟡ Per ora, note non presenti per questa recensione.
Titolo originale
Las Garras de Lorelei
Regista:
Amando de Ossorio
Durata, fotografia
85', colore
Paese:
Spagna
1973
Scritto da Exxagon nell'anno 2004; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
