Baskin: la porta dell’inferno
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Il turco Evenrol espande l’omonimo corto girato due anni prima e racconta la discesa nell’inferno di un gruppo di poliziotti non esattamente proni al “protect and serve”. Una chiamata porta questi cattivi tenenti al malfamato quartiere Inceagac e, lì, il gruppo finisce nell’anticamera dell’inferno, luogo orribile in cui il cosidetto Padre (Mehmet Cerrahoglu) li condanna a patire una sorte coerente con i loro peccati. Si tratta dell’horror proveniente dalla nazione che non ti aspetti… sì, anche se, in realtà, Evrenol è nato ad Istambul ma si è formato in UK. Ad ogni modo, Baskin è l’ottavo film turco ad essere mai stato distribuito in USA ed è una gradita sorpresa, per quanto distante dal capolavoro. La mitologia infernale di Evenrol richiama Barker (Hellraiser, 1987) ma anche, da ammissione dello stesso regista, the Descent - discesa nelle tenebre (2005), Frontiers – ai confini dell’inferno (2007) e persino Apocalypse now (1979), dato che il suo Padre ipogeo è stato scritto pensando al colonnello Kurtz interpretato da Marlon Brando. Baskin funziona benone nella prima parte composta dai sapidi scambi di battute tarantinati, e poi, nella fase terminale, ovvero in una chiusa circolare che non lascia speranza. Meno apprezzabile, invece, la parte centrale, che poi sarebbe anche il piatto forte e splatter, dato che si rifà ad un immaginario infernale di non nuovo conio. Fotografia, scabrosità e incarto di livello più che discreto portano alla promozione. Regalino anche per gli Italiani: quando uno dei poliziotti viene pugnalato agli occhi, parte la musica di Cannibal holocaust (1980), cosa che non c'entra un cacchio, però apprezziamo comunque il gesto.

Titolo originale
Baskin
Regista:
Can Evrenol
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
Turchia
2015
Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0