la Corta notte delle bambole di vetro
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Voto:
Gregory Moor (Jean Sorel) viene trovato morto in un parco. In effetti, non è morto ma in uno stato catatonico che gli permette di percepire ciò che succede intorno ma non gli consente di comunicare. Ritenuto deceduto e portato all'obitorio, Gregory cercherà di ricordare, in un flashback, ciò che lo ha portato a trovarsi in quella condizione. Tutto ha avuto inizio con le indagini legate alla scomparsa di Mira (Barbara Bach)...
LA RECE
Giallo all'italiano atipico, meno sanguinario e più incline alla critica sociale. Sobrio, cinico e avvincente.
Debutto registico di Aldo Lado con un paranoia- movie dall'evidente piglio autoriale che dovrebbe stuzzicare l'interesse di coloro che hanno apprezzato l'Inquilino del terzo piano (1976) di Polanski o il Profumo della signora in nero (1974) di Barilli. Determinanti le atmosfere dei paesi dell'est in cui si svolgono i fatti: sulla carta dovrebbe essere solo Praga ma, per la maggior parte, si ripiegò su Zagabria e Lubiana, dato che il comitato tecnico (politico) praghese vietò le riprese non gradendo il soggetto critico di Lado, inizialmente titolato Malastrana come il noto quartiere della città ceca. Il regista, comunque, riuscirà a produrre del girato a Praga, riconoscibilissima nelle sue zone più turistiche (il Ponte Carlo, il cimitero ebraico, la casa di Kafka, la torre dell'orologio), vendendo al suddetto comitato la balla di un documentario. Lado, che con l'Ultimo treno della notte (1975) risulterà ancor più furioso e cinico, costruisce una storia non banale su una metafora a cavallo fra "addormentamento" e opposizione all'ordine costituito, abitato da un vecchiume corrotto: chi si oppone o cerca le verità finisce in coma o morto. Il potere, settario e inamovibile, perpetra la propria condizione nutrendosi di sangue giovane. La critica sociale implica, tuttavia, un percepibile scavalcamento delle classiche tematiche del giallo all'italiana mantenendone, comunque, atmosfera e alcuni spunti, quali l'incompetenza degli inquirenti. Il finale disattende le più banali aspettative e risulta coraggioso. Solido il comparto attoriale, bravi Sorel e Mario Adorf. Impreziosito dalle musiche di Morricone, la Corte notte delle bambole di vetro è un film sobrio, un po' carente di tensione e sangue, ma la discesa nella paranoia è palpabile e avvincente. Consigliato.
TRIVIA
"La storia è il frutto di un'alchimia nata dal fatto che, in quella stagione socio-politica, se un giovane pretore d'assalto iniziava ad indagare su fatti che disturbavano il potere, veniva sepolto vivo in qualche tribunale sperduto della Calabria o della Sardegna. La mia passione per Kafka e la cultura mitteleuropea. Un mio recente sopralluogo in Cecoslovacchia fatto come aiuto regista per conto di un regista con cui lavoravo. La mia scoperta di Praga, con il clima rarefatto dalla guerra fredda e le sue atmosfere esoteriche. Ecco la genesi!" (lachetti, 2017).
⟡ Di pubblicità occulte nei film anni '70 se ne vedono a bizzeffe: Pejo, J'n'B, Crodino, Punt e Mes, eccetera. Qui si fa di meglio: Tampax.
⟡ Nato su carta come Malastrana, il film fu rititolato la Corta notte delle farfalle sia per andare in scia all'onomastica animalesca dei graditi gialli argentiani, sia per evitare un'assonanza con "i Malavoglia" di Verga. Casualmente, sempre nel 1971 e in anticipo rispetto al film di Lado del quale erano già stati stampati i poster, uscì nelle sale la Farfalla con le ali insanguinate di Duccio Tessari, cosa che obbligò i distributori ad appiccicare adesivi che coprissero la parola "farfalle" con il testo "bambole di vetro".
⟡ Il ruolo andato a Jean Sorel era stato pensato da Lado per Terence Hill, poi non ingaggiato in quanto l'attore pretendeva un finale positivo.
Regista:
Aldo Lado
Durata, fotografia
92', colore
Paese:
Italia, RFT, Jugoslavia
1971
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
