Disembodied

-

Voto:

Lontano dai circuiti distributivi convenzionali e dalle logiche produttive maggioritarie, un po’ figlio di Lynch (Eraserhead, 1977), Ed Wood (Plan 9 from outer space, 1958) e, soprattutto, Henenlotter (Basket Case, 1982; Brain damage, 1988), emerge Disembodied, opera prima e unica (a parte alcuni video) di William Kernsten, esperimento low budget in 16 mm di body horror allucinato. Dopo un esperimento scientifico andato maluccio, un'intelligenza aliena di natura parassitaria ha occupato il cranio di Connie Sproutz (Anastasia Woolverton), relegando il cervello originario a un barattolo di vetro che la donna trasporta con sé. Questa simbiosi forzata, però, genera nuove funzionalità: una protuberanza facciale sulla guancia che secerne acido capace di dissolvere tessuti umani e l'addome trasformato in incubatrice per creature parassiti che vengono espulsi attraverso una ferita in vago sentore di rima vulvare. Rifugiatasi in un hotel fatiscente, Connie instaura una precaria routine quotidiana: danza in abiti estivi sgargianti, alimenta il cervello-in-barattolo versandovi caffè, spia attraverso un buco nel muro la vicina prostituta Trixie (Hannah Nease); durante le ore notturne, poi, si avventura all'esterno per cacciare vittime solitarie, dissolverne i volti e consumarne i resti. Intanto, il dottor Sylvanus (George Randolph), scienziato responsabile dell'esperimento originario, vuole recuperare Connie per eradicare il parassita. Anche per evidenti limiti di budget, Kernsten limita l’azione in ambienti asfittici e miseri che, però, riescono a dipingere un mondo molto coerente con la mostruosità della protagonista; quindi, stanze colorate da palette spente di verdi muschiosi e marroni opachi, tonalità che evocano sporco e degrado. Questa scelta estetica può essere letta come radicalità autoriale - un rifiuto delle convenzioni narrative in favore di un cinema sperimentale che privilegia l'immersione sensoriale - oppure come incapacità tecnica (pure per limite economico) di orchestrare materiali complessi; l'inesperienza di Kernsten, in effetti, emerge in diversi momenti nei quali il ritmo collassa e le sequenze si dilatano senza accumulare tensione con un cast di attori non professionisti che contribuisce a questa qualità straniante, dato che le performance possiedono una rigidità bizzarra. Riguardo a questo, la protagonista stessa raramente va oltre la capacità di “posa”, ovvero di piazzarsi davanti alla macchina da presa e farsi riprendere con guardi più o meno stralunati. Ma, in definitiva, Disembodied rappresenta un esperimento riuscito di cinema radicale che sfida le convenzioni narrative, oppure un fallimento tecnico mascherato da ambizione autoriale? La risposta dipende largamente dalle aspettative dello spettatore e dalla sua disponibilità ad accettare un cinema che nega una gratificazione narrativa e si fa forte, invece, di espressioni visive a cavallo di un cinema arrabattato stile Troma ed altri momenti che fanno pensare ad un interessante cinema sperimentale ed autoriale. Indubbiamente, a coloro che sono disposti ad abbandonare aspettative convenzionali, Disembodied può offrire un'esperienza peculiare, poiché la dimensione viscerale del body horror, combinata con l'estetica trash e i lampi di astrazione surrealista, genera un oggetto filmico goloso per chi è in ricerca di horror bizzarro di quello per cui il disgusto coesiste con la fascinazione estetica. Dopodiché, Disembodied rimane opera marginale anche all'interno del cinema underground, senza aver influenzato movimenti successivi e rimanendo un episodio isolato, ora solo più reperibile di prima. Fate vobis.


banner Amazon music unlimited, 90 milioni di brani senza pubblicità, exxagon per Amazon
Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di dubbio livello

Titolo originale

Id.

Regista:

William Kernsten

Durata, fotografia

78', colore

Paese:

USA

Anno

1998

Scritto da Exxagon nel dicembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0