Basket Case

-

Voto:

Duane Bradley (Kevin Van Hentenryck) affitta una camera in uno scalcagnato hotel di New York; con lui un inseparabile e misterioso cesto di vimini. Questa è la piccola casa di Belial, il gemello siamese di Bradley nato attaccato al fianco destro del fratello e separato da quello contro la comune volontà. I due fratelli, ora, pianificano e realizzano la vendetta contro coloro che avevano compiuto tale operazione.

LA RECE

Low-budget pieno di inventiva che dipinge un quadro coerente fra narrazione e ambientazione dando vita a una New York City squallida e dissoluta. Cult movie minore.

Filmetto costato circa 150.000 dollari e assurto a piccolo cult degli anni '80. Si tratta del primo vero successo dell’americano Henenlotter che precedentemente era passato inosservato con alcuni corti girati in 16mm. L'amore di Henenlotter per l'horror e l'exploitation anni '60 e '70, palpabile anche in questo Basket case, è attualmente al soldo della Something Weird Video, casa di distribuzione USA che gli ha assegnato il mandato di segnalare film da recuperare, oltre al fatto che spesso nei DVD della SWV si può sentire la voce del regista nel ruolo di simpatico moderatore di diversi commentari. In questo suo primo-non-primo film a bassissimo costo, recitazione, fotografia ed effettistica lasciano a desiderare ma il regista riesce a dipingere un quadro coerente fra narrazione e ambientazione dando vita a una New York City squallida e dissoluta come verrà mostrata successivamente in film quali Combat shock (1984) e Horror in Bowery Street (1986). I limiti della pellicola sono compensati da un vivido entusiasmo sia tecnico che recitativo, e da un plot originale ma ancorato a uno svolgimento fatto rigidamente da tesi, antitesi e sintesi. La parte introduttiva del film si gioca sull'attesa di vedere cosa contenga il basket case, ovvero il cestino ma anche, in slang, l’handicappato. Una volta che allo spettatore viene presentato Belial, si assiste all'entrata in scena di Terri Susan Smith nei panni della sana biondona il cui amore per Duane non farà che complicare le cose; segue finale da dramma shakespeariano. In un film che avrebbe corso il rischio di essere l'ennesimo splatter a basso costo che si prende troppo sul serio, Henenlotter inserisce una vena comica e irreale particolarmente gradita che verrà sottolineata ancor di più nei due seguiti Basket case 2 (1990) e Basket case 3: the progeny (1991) dei quali si consiglia la visione. Al fianco di situazioni splatter non estreme vanno a prendere posto tutta una serie di personaggi non meno grotteschi dei due protagonisti; dietro a questo mondo di serie-B pare affacciarsi uno sguardo benigno e compassionevole verso l'universo dei diversi, e anche una critica verso la famiglia media americana, ovvero una negazione che vi sia una famiglia standard e che ogni famiglia, dietro la facciata, nasconda la sua quota di mostruosità. Curati gli effetti speciali, anche se l'utilizzo dello stop-motion per muovere Belial è realizzato per lo più in modo rozzo ma la cosa ha comunque un suo fascino. Discreti gli attori: Terri Susan Smith è sparita dalle scene mentre il bravino Van Hentenryck, protagonista anche nei seguiti (e che qui si presta pure a un nudo frontale), si divide fra l’attività attoriale e quella di scultore. Il grande vero desaparecido fu Henenlotter che si prese una pausa dalla regia a partire dal 1991 poi interrotta nel 2008 con il non allettante Bad biology. Ad ogni modo, Basket case merita il suo piccolo trono fra le pellicole horror incisive anni '80 pur restando un prodotto pensato per gli amanti del genere e solo quelli.

TRIVIA

Frank Henenlotter (1950) dixit: “Non ho mai percepito di aver realizzato film horror. Ho sempre avuto la sensazione di fare film exploitation. Gli exploitation hanno un’attitudine che non si trova nelle produzioni mainstream di Hollywood. Sono un po' più rudimentali, un po' più ruvidi, hanno a che fare con materiale che la gente di solito non tocca, sia che si tratti di sesso, di droga o di rock and roll” (IMDb.com).

⟡ Il film è stato girato a New York City, per la precisione al Broslin Hotel che attualmente è il Welfare Hotel (Times Square, Manhattan). 

⟡ Il nome Belial deriva da quello di un demone della tradizione cristiana. Adorato a Sidone e Sodoma, è un gerarca molto potente all'Inferno se vogliamo prestare fede alla “Pseudomonarchia Daemonum” di Johann Weyer (1515-1588). 

⟡ Al cinema, Duane vede Karate Kiba (1976). 

⟡ Durante le prime proiezioni, benché non avesse ancora ricevuto nessun rating dall'MPAA, il film fu tagliato di tutte le scene di sangue dallo stesso distributore. Le scene violente furono reintegrate non appena il film iniziò a riscuotere un certo successo. A quel punto, il distributore, come gimmick, regalò agli spettatori mascherine chirurgiche per coprirsi dagli schizzi di sangue. 

⟡ Dal momento che la crew che aveva lavorato alla parte tecnica del film consisteva in sole tre o quattro persone, la maggior parte dei nomi nei credits sono finti. 

⟡ Il film è dedicato ad Herschell Gordon Lewis, il padre dello splatter, regista di pellico-le quali Blood feast (1963), Two thousand maniacs! (1964), Color me blood red (1965), the Gruesome twosome (1967). 

⟡ Il rotolo di soldi che si vede più volte nel film, cioè i soldi di Duane, era in pratica tutto il budget del film. 

⟡ Le scene nel bar furono girate al club sadomaso di Manhattan noto come "The Hellfire Club". Il locale, che esiste ancora, è così grande che lo si attrezzò per girarci anche le scene della cantina di casa Bradley. Si dovette nascondere tutta la varia oggettistica sessuale. La sega circolare che colpisce il padre di Duane e Belial era un tempo attaccata alla porta del club, successivamente venne rubata. 

⟡ Quando fu girata la scena della morte del personaggio interpretato da Terry Susan Smith, la crew rimase offesa dalla situazione e se ne andò. La stessa cosa accadde anche durante le riprese di Brain damage - la maledizione di Elmer (1987). 

⟡ Il finale originale avrebbe dovuto vedere Belial che se ne andava a spasso per Manhattan ma Henenlotter si rese conto che non aveva abbastanza soldi per realizzare tale scena. 

⟡ La sequenza di Duane che corre nudo per le strade fu realizzata una fredda notte invernale e senza chiedere i necessari permessi. Prima di tutto, la crew ripuliva la parte della strada in cui doveva correre l'attore onde evitare che si ferisse i piedi, quindi il giovane veniva portato su un van riscaldato sul posto, usciva dal van e faceva la sua corsa andando verso un altro van riscaldato piazzato dall'altra parte della strada. Salito sul secondo lo si portava nella successiva zona di ripresa, e così via finché non si realizzò un sufficiente girato.

Titolo originale

Id.

Regista:

Frank Henenlotter

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

USA

Anno

1981

Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial