E tanta paura
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L’ispettore Gaspare Lomenzo (Michele Placido) indaga sugli omicidi compiuti da un killer che sul luogo del delitto lascia disegni tratti dalla fiaba "Pierino Porcospino". Mentre si spupazza Jeanne (Corinne Clery) e si fa dare una mano da Pietro Riccio (Eli Wallach), capo di un'agenzia investigativa, Lomenzo arriva a capire che tutto è connesso a un festino organizzato anni fa da un gruppo di ricconi.
LA RECE
Curioso giallo all'italiana sui generis, sia per il modus operandi del killer, sia per il sotteso socio-politico. Non il più paradigmatico nel suo genere ma interessante per chi ama gli spaghetti giallos. Più una spruzzata di erotismo.
Cavara, più noto per il suo Mondo cane (1962) con Jacopetti e Prosperi, girò solo due gialli: la Tarantola dal ventre nero, pregevole pellicola in asse con i cliché del genere e, quattro anni dopo, questo film che, invece, coraggiosamente, propone una soluzione finale complessa e originale. Per la nuova avventura, Cavara si associò in scrittura con Enrico Oldoini e Bernardo Zapponi che l'anno prima aveva firmato il soggetto di Profondo rosso (1975). Zapponi ripropone la sua passione per il disegno che si concretizza non solo nelle inquietanti carte di Pierino Porcospino ma anche in un cartone animato porno-satirico disegnato da Gibba (Francesco Guido) che non lesina in fantasie sadomaso. Il tridente in scrittura, però, fa un passo oltre e destruttura l’ormai ricorsivo giallo argentiano con un killer che non fa uso di arma bianca, con limitazione del sangue e spostamento del peso sul fattore indagativo e socio-politico nella misura in cui la storia va a ricalcare l’adagio del pesce piccolo mangiato da quello grosso, con un ispettore protagonista interposto come argine critico a questo andazzo. Il finale anticonvenzionale si perde un po’ nel suo stesso arzigogolo poiché desidera inserire, in un movente simil-filosofico, parecchi temi presenti in tutta la narrazione (politica, società, corruttibilità) con il rischio di rimanere sul piano superficiale di ogni problematica citata. Eccellente, però, il cast che, oltre al sanguigno Placido e alla bella Clery icona erotica dopo Histoire d’O (1975), vede un sornione Eli Wallach (i Magnifici sette, 1960; il Buono, il brutto e il cattivo, 1966) nei panni di un manipolativo Grande Fratello, e il noto Tom Skerritt (Alien, 1979; Top gun, 1986; Contact, 1997) nella particina del commissario capo, decisamente mal sfruttato. C'è anche John Steiner, futuro Cristiano Berti di Tenebre (1982), nei panni del ricco e spietato Hoffmann. Molteplici le scene sessuali con la suddetta Clery che limona duro con Placido ma anche con una donna; sesso che, comunque, non diventa mai fattore preponderante. Cavara si destreggia assai bene, aiutato da una fotografia non banale e, a tratti, citazionista, come nella scena in cui Placido e Wallach camminano insieme fra gli specchi, reminiscenza de la Signora di Shangai (1948). Forse è più furbo che bello questo film che mischia un'innegabile cura stilistica e un'impostazione originale a immagini di sesso spiccio, un po' come Mondo cane riuscì a stregare il pubblico fra riflessioni sociologiche ed esotiche morbosità. Però, viste le innumerevoli produzioni gialle indegne, E tanta paura rimane una pellicola interessante, anche se non una delle più paradigmatiche del genere. Tentiamo il recupero.
TRIVIA
⟡ Enrico Oldoini compare nei panni dell’assistente dell’ispettore Lomenzo.
Regista:
Paolo Cavara
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
Italia
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
