Eden Lake

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Voto:

Un romantico weekend sul lago diventa una terribile tragedia per Jenny (Kelly Reilly) e Steve (Michael Fassbender) quando entrano in contatto con una banda di giovani dai modi a dir poco maleducati.

LA RECE

Variazione sul backwood brutality, con una nuova generazione malsana che l'ha vinta su tutto e tutti. Cinismo forse oltre misura ma è horror, quindi...

Il regista Watkins, qui al suo primo lungometraggio ma già sceneggiatore di My little eye (2002), deve aver ritenuto che fosse possibile creare un survival horror che mescolasse un backwood brutality quale un Tranquillo weekend di paura (1972), suggestioni letterarie provenienti da “il Signore delle Mosche” di Golding, e cinematografiche da Ma come si può uccidere un bambino ? (1976) spolverando il tutto con un pessimismo che ci si aspetterebbe giusto dall’Haneke di Funny games (1997). Watkins ha pensato che fosse possibile e aveva ragione. A parte le prevedibili illogicità tipiche dell'horror, per le quali i protagonisti fanno sempre la mossa più appropriata per andarsi a cacciare nei guai, Eden lake si distingue come un horror intelligente, una riflessione sociologica e un violentissimo pugno nello stomaco. Infatti, si tratta di un film sconsigliato a coloro che da giovani si siano trovati a subire bullismo da parte della solita compagnia d'inetti, poiché il lavoro di Watkins vede la vittoria di una società fatta di bulli, antisociali ed assassini; un racconto non catartico, quindi, per coloro che di vessazioni ne hanno patite e che, guardando le imprese degli antagonisti in questa pellicola, subiranno empaticamente, per l'ennesima volta, violenza, sentendo nel profondo nascere una rabbia cieca e dimostrando che la violenza sollecita comportamenti simili. C'è chi ha letto in Eden lake l'ennesimo film UK che parla di un cruento confronto fra società borghese e classe operaia, confronto che molti vedono come immancabilmente conflittuale. Appare più evidente, invece, un recupero dell’incontro-scontro, classico nel backwood brutality, fra cittadino e ambiente rurale. Tuttavia, in Eden lake si va oltre. Si tratta, piuttosto, del confronto fra generazioni e di come la violenza, la noia, la maleducazione si trasmettano per via familiare. È impossibile non rilevare un trait d'union fra questo film e diversi fatti di cronaca che vedono una nuova generazione così viziata e annoiata da cercare nella sofferenza l'estremo svago. Ovviamente non tutti i componenti delle nuove generazioni sono da mettere al banco degli imputati. D'altra parte, il cinema, come specchio del sentire comune, rimanda al pubblico una pellicola come Eden lake che interpreta il disagio di una società adulta impaurita dai suoi stessi figli che si è impegnata ad educare maluccio. L'arte, che ha la capacità di esagerare ogni percezione, ha il mandato per sprofondare il problema in un abisso di nichilismo tale per cui Eden lake risulta il riflesso distorto di una situazione magari drammatica ma che, in questo film, assume i contorni di un vero e proprio inferno in cui il Diavolo compie le malefatte e, alla fine, si compiace davanti allo specchio. Tecnicamente, si tratta di una pellicola molto ben realizzata e recitata, in cui la violenza, forse un poco eccessiva dato il soggetto, non penetra mai nella sfera del morboso; in una location limitata e con pochi attori, il film costruisce una tensione notevole e la partecipazione dello spettatore alla triste vicenda è assoluta. Diverse riprese aeree danno un senso di desolazione e, in contrasto, il montaggio frenetico e le riprese strette nella boscaglia aumentano il senso di claustrofobia. Risultato al botteghino assai modesto. Peccato. Il lavoro di Watkins ha delle potenzialità non tanto per il soggetto, di fatto non originale, ma per la capacità di aver interpretato un tipo di paura contemporanea. Il finale forzatamente nichilista cerca di fare il paio con l'attuale tendenza del cinema, non solo horror, di ammantare il corso degli eventi di una catastrofica ineluttabilità; forse ci può essere una via di mezzo fra il melenso lieto fine e lo sconfortante pessimismo, e questa potrebbe essere, se non la giustizia, almeno la verosimiglianza. O sarà che a me, cresciuto da John Rambo, piace veder vincere i buoni.

TRIVIA

James Watkins (1978) dixit: “È divertente, c'è un sacco di gente che dice che ama l’horror e, in un certo senso, alcuni produttori pensano di poterne ricavare un guadagno veloce ed economico. Ma in realtà, a volte, le persone che dicono di amare l'horror preferirebbero andare a vedere un film d'autore. E non c'è niente di male in questo. Penso che lo snobismo, per molti versi, sia mediatico o culturale. Ho molti amici che pensano "i film dell'orrore sono una merda” Credo che ci sia uno snobismo culturale più che istituzionale” (denofgeek.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

James Watkins

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

UK

Anno

2008

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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