German angst

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Voto:

Tre nomi dell’horror, sui cui svetta per notorietà Buttgereit, a firmare un omnibus horror. Il preclaro Jörg, con Final girl, come suo solito (Nekromantik, 1987; der Todesking, 1990; Schramm, 1993), pesta abbastanza duro e, mentre la radio racconta di un brutale omicidio accaduto davvero nel 2002, fa passare la storia di una ragazza che pone parallelismi fra la gambetta malata della sua amata cavia e il padre abusatore che tiene legato al letto e che si becca un’evirazione e, poi, una decapitazione. Ancora, come in passato, Buttgereit affianca mica male narrazioni placide e arty a visioni non adatte ai deboli di stomaco. Kosakowski (Zero killed, 2012), con Make a wish, recupera il dramma del nazismo e lo riattualizza con la storia di un amuleto che ha la capacità di mettere l’anima di una persona nel corpo di un'altra; in questo caso, significa mettere la vittima nel corpo del carnefice. Brutale il segmento lo è ma fa ancora più male per il finale che toglie qualsiasi velleità di ripristino della giustizia per la coppia di ragazzi sordi che rivive l’antica sorte di una famiglia polacca. Andreas Marschall (Masks, 2011) arriva a ripescare Alraune (1928) o, meglio, il mito della mandragora che risale al medioevo. Il corto racconta di come il desiderio possa portare al disastro e le Alrauni, creature mostruose, sanno dare tanto ma tolgono altrettanto. Realizzato con 30.000 euro tramite crowdfunding, German angst, da buon portmanteau, casca nella soggettività di giudizio. La fattura, ad ogni modo, è apprezzabile in tutti e tre i casi, e il coraggio dell’eccesso non manca a nessuno dei tre registi, ognuno con una sua buona quota di disperazione da somministrare e, manco a dirlo, sangue. Memorabile, però, no.


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Titolo originale

Id.

Regista:

Jörg Buttgereit, Michal Kosakowski, Andreas Marschall

Durata, fotografia

112', colore

Paese:

Germania

Anno

2015

Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0