Giallo a Venezia

Voto:

In un canale di Venezia vengono trovati i corpi di Flavia (Leonora Fani) e Fabio (Gianni Dei). Il commissario De Paul (Jeff Blynn), indagando, finirà per interrogare Marzia (Mariangela Giordano), amica della coppia, che racconterà di come i due piccioncini se la spassassero con giochi sadomaso.

LA RECE

Scult ben noto fra i conoscitori del cinema bis italiano. Visione suggerita solo a coloro che indagano il brutto.

Brutto di brutto. Che dire di un film che ha come protagonista un commissario che non solo agita troppo le mani ma ha anche il disgustoso vezzo di mangiarsi uova sode ogni cinque minuti? Io ne ho contate ben dieci, poi mi sono arreso. Suppongo che il poliziotto hard-boiled dovesse rievocare il tenete Kojak (1973-1978) che aveva il vezzo del leccalecca; ma Aldo Serio, al soggetto e sceneggiatura, non poteva farsi venire in mente qualcosa che impastasse meno la bocca del protagonista? Al centro del mistero, il regista Mario Landi, di comprovato rigore registico in tanti anni di duro lavoro per gli sceneggiati RAI, che finisce in questo calderone di demenzialità in salsa gialla, con picchi di volgarità visiva e lessicale buoni solo per i cultori dell’ultra trash. Tutto il film è, in pratica, un flashback che illustra i giochetti erotici della coppia Fani/Dei: lei si masturba perché insoddisfatta delle brevi prestazioni dell'amante, lui sniffa cocaina e si rilassa (?) sul divano, poi riparte di slancio e pasticcia di nuovo la Fani. Ci scappa anche qualche frustata e due scene in cui Dei fa l'esibizionista e il guardone. La povera Fani - la si guardi, piuttosto, in Pensione paura (1978) - si lamenta ma subisce un Dei che, nudo, non sfavilla. Strepitosa la scena in cui Gianni Dei stuzzica con un grissino una cozza e Leonora si risente per la fine allusione. Tutti gli attori fanno un lavoro miserrimo. Al pari di un sesso ostentato con la grossolanità di un porno-soft da fermoposta, si ha la quota di scene di sangue di una violenza decisamente eccessiva per uno spaghetti giallo. Mariangela Giordano è, come al solito, nuda e, come al solito, patisce la morte più atroce un po' come avverrà nell’altrettanto sordido Patrick vive ancora (1980) sempre di Landi. Questa volta, alla Giordano viene segata una gamba a mo' di Guinea pig 2 (1985) e il suo cadavere finisce nascosto in un frigorifero; la scena è davvero cruda ma l'aura poveristica che pervade tutta la pellicola impedisce di sentirsi davvero oltraggiati dalla visione. Altra scena truce vede il killer maniaco, la cui presenza viene svelata troppo presto, che infila un paio di forbici nella vagina di una prostituta alla quale, insensatamente, uscirà il sangue dalla bocca. La trama, d’altra parte, è sballata: l'unico vero testimone del delitto rivela l'arcano alla fine del film benché fosse stato il primo ad essere interrogato, tuttavia, cosa da poco, s’era dimenticato di rivelare il particolare alla polizia! In più, il killer con gli occhiali alla Venditti non c'entra nulla con la morte dei protagonisti. Mah. La regia sciatta rende Venezia, una delle città più belle al mondo, una specie di misero porto di mare. Imperdonabile tutto, pure la musica riciclata da Nude per l’assassino (1969). Giallo a Venezia merita lo sculto di cui gode.

TRIVIA

Amasi Damiani, che del film fu autore del soggetto, racconta: “Dopo Cicciolina amore mio ero completamente sputtanato! Sei un grande regista però… non puoi fare i film. E allora che cazzo faccio? (Aldo) Pomilia aveva letto questo mio soggetto, di Giallo a Venezia, e decidemmo di affidarne la regia a Mario Landi… quello di Maigret con Gino Cervi, una persona deliziosa. Però, avendo fatto sempre regia televisiva, Landi era abituato a lavorare con tre punti di ripresa, a fare il montaggio al momento, quindi quando si trovò a gestire una macchina da presa sola, aveva un po’ di imbarazzo. […] Il soggetto era mio, anche se tutta la violenza che poi è rimasta nel film non c’era nel mio copione. Io non lo sapevo nemmeno, perché non ero sempre presente sul set. E non credo neppure che sia stata un’idea di Mario Landi, perché era troppo “discreto” come uomo” (Nocturno dossier 47, 2006).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Mario Landi

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Italia

Anno

1979

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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