Gothic

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Voto:

1816. Il poeta Percy Shelley (Julian Sands), in compagnia della moglie Mary (Natasha Richardson) e della di lei sorella Claire (Myriam Cyr), va a trovare il poeta Byron (Gabriel Byrne) che vive in esilio a villa Diodati. La combriccola, alla quale si aggiunge il dottor Polidori (Timothy Spall) medico personale di Byron, s'intrattiene raccontando storie d'orrore ma il gioco sfugge di mano.

LA RECE

Fascinoso, umorale, gotico sui generis e arty ma anche "scompensato" per un eccesso di visionarietà e bizzarrie che si mangiano la narrazione. Certo non mainstream.

Eccessivo film del visionario Russell per il quale l'aggettivo eccessivo riassume, in un unico concetto, pregi e difetti della pellicola. L'idea di base è interessante: ricostruire il duello letterario che portò alla creazione del romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley e de "Il Vampiro" di Polidori, colonne portanti nella letteratura horror con immani influenze sul cinema di ogni tempo e paese, il tutto immerso in un'atmosfera squassata dalle tempeste del romanticismo più iconografico. L'eccesso negativo è legato al fatto che Russell appesantisce il discorso, già di per sé non troppo chiaro, con una visionarietà surreale tipica del XX secolo e virtuosismi barocchi che rimandano al XIX secolo. Il risultato è tutto fuorché banale e pare altresì interessante lo scavo psicologico delle paure dei protagonisti: il dolore di Mary per la perdita del figlio, l'antireligiosità di Shelley, l'omosessualità repressa di Polidori nei confronti di Byron, e come tutto ciò trovi sinistra concretizzazione all'interno di villa Diodati. L'eleganza del tema, del tempo e della scenografia farebbe pensare a un bel pezzo teatrale. Russell, qui più scatenato che altrove (i Diavoli, 1971), incarta tutto in un'ottica eccessivamente surrealista che porta alla visione di mammelle con gli occhi, bevande al sangue mestruale e altre trovate d'effetto che vanno ad accrescere la confusione. L'impostazione d’essai, per quanto possa catturare, alla lunga stanca e indispone, lasciando allo spettatore uno sgradevole senso d'incompiutezza. In Gothic c'è arte e tecnica ma manca, forse, un po' di cuore, e questo si trasferisce facilmente nelle dinamiche emotive fra i personaggi, i quali, ognuno per sé, si separano a comporre un loro privato quadro drammatico. Poi, secondo una legittima questione di gusti soggettivi, il pubblico si spacca in due fazioni: coloro che rimangono incantati dalla magmatica visionarietà di Russell e chi, invece, avrebbe preferito vedere meno feti morti a vantaggio di una sceneggiatura più controllata. Russell, comunque, si avvantaggia di un cast di valore che risponde perfettamente al suo disegno: Julian Sand, da qui in poi, compirà un percorso nel cinema del bizzarro che lo porterà in contatto con grandi artisti (il Pasto nudo, 1991) e grandi flop (Warlock: the armageddon, 1993). Sempre affascinante Gabriel Byrne, mentre troppo glam la Richardon nei panni di Mary soprattutto se si pensa al vero volto della creatrice di Frankenstein. Non il film da portare sull'isola deserta ma di certo non privo di un suo peculiare fascino.

TRIVIA

⟡ La scena in cui Byron tocca con un bastone la mano staccata di Polidori è molto simile a una sequenza di un Cane andaluso (1929). 

⟡ Alla fine del film, il regista Russell compare con la propria famiglia in una scena che vede dei turisti impegnati in un giro in barca. 

⟡ Il dipinto che Mary Shelley vede appeso al muro e che poi prende vita nel suo sogno è "l'Incubo" di Johann Heinrich Fuessli. 

⟡ Gabriel Byrne usa il bastone perché, in effetti, Lord Byron era zoppo. 

⟡ La frase detta da Polidori: "Il sonno è il balsamo della natura" viene da una poesia di Keats, amico di Shelley e Byron. 

⟡ Dopo che Shelley scende dal tetto e racconta della sua passione per i lampi, Byron lo soprannomina "Shelley, il moderno Prometeo". Quando, nel 1818, fu pubblicato il romanzo di Mary Shelley, il suo titolo fu "Frankenstein, o il moderno Prometeo". 

⟡ Qualche dubbio sul valore storico del racconto. Non fu Percy a visitare Byron, semmai il contrario. Inoltre Shelley e Byron non furono affatto scrittori gotici, se con gotico s'intende una corrente letteraria legata alla dimensione metafisica e antirazionalista. I due furono dei razionalisti affini a Nietzsche nel preconizzare una società composta da uomini che fossero dèi di loro stessi.

Titolo originale

Id.

Regista:

Ken Russell

Durata, fotografia

87', colore

Paese:

UK

Anno

1986

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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