It
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Voto:
A Derry, un paesino del Maine, esiste un'entità minacciosa che assume l'aspetto del poco spassoso clown Pennywise (Tim Curry). Quando il clown uccide il fratellino di uno dei ragazzi del posto, la banda di giovani si compatta e non solo reagisce contro i bulli del luogo ma riesce a cacciare l'entità nello sprofondo della Terra. Trenta anni dopo, però, Pennywise ritorna e i sette ex ragazzini, ora uomini, si ritrovano a Derry per combattere di nuovo, e una volta per tutte, la terrificante minaccia.
LA RECE
Iconico personaggio horror inserito in un direct-to-video di livello tecnico non eccelso. La narrativa di King, però, dà notevole spessore al tutto che, come spesso nei lavori kinghiani, è relativo al trauma della crescita.
Non ho letto il libro, lo dico subito. Ai tempi in cui circolava, ero un ragazzino dell’età di quelli che si vedono in questo film e preferivo andare in giro a scoppiare le micette con gli amici piuttosto che stare seduto a leggermi un libro che ha tante pagine quante il Cucchiaio d'Argento. Pare, comunque, che “It” sia il capolavoro di Stephen King e non è cosa di cui si possa dubitare se milioni di lettori affezionati all’horror letterario sostengono ciò in maniera unanime. Chiaro che la saga corale narrata nel voluminoso romanzo non è, per complessità, cosa facile da ridurre su pellicola, anche se il direct-to-video con cui si scelse di produrre il film consentì la divisione della narrazione in due tempi per un totale di 192 minuti. Impossibile, per me, dire quante cose siano state trascurate del romanzo per la riduzione filmica, quali siano state ben rese e quanta della profondità dei concetti kinghiani si sia persa nella trasposizione. Immagino che i sette amici protagonisti della vicenda abbiano subito, nel travaso, un violentissimo taglio a livello di spessore psicologico. Il fascino degli avvenimenti, che nella mente del lettore si colorano delle più inquietanti e affascinanti prospettive, deve essere stato minato nel profondo da un film per la tivù che lascia trasparire a più riprese la sua natura a budget contenuto, un po' come succederà anche con i Langolieri (1995) e, peggio ancora, con l'adattamento televisivo di “Shining” del 1997 che King appoggiò, ancora livido per le libertà artistiche che Kubrick si era preso con Shining (1980). A prescindere dalla prevedibile delusione del lettore, It ha il suo bel perché, fosse solo per l'iconica figura del clown che spalanca una bocca con denti belluini. It, non troppo diversamente da Stand by me (1986), è un film che racconta delle difficoltà di crescere, di passare dall'età infantile a quella adulta. In It, questo passaggio non è semplicemente drammatico ma diventa palesemente orrorifico. Pennywise è l'incarnazione della difficoltà di crescere, dell'abbandono dell'infanzia a vantaggio di un'età adulta potenzialmente piena di frustrazioni. Il suo aspetto è duplice poiché il clown, icona dell’infanzia, nasconde in sé l'orrore; il gigantesco ragno che si vede nel finale è semplicemente un archetipo d’istintiva comprensione. I giovani protagonisti, divenuti adulti infelici e non realizzati, riusciranno a sconfiggere il Male solo nel momento in cui torneranno a ricompattarsi come gruppo di amici, cioè recuperando quelle liete dinamiche adolescenziali che sono le sole che possano opporsi all’infelicità dell’essere adulti, età dell’uomo che si nutre, nell’ottica di King, con la paura e con l'innocenza. In It, gli adulti sono estromessi, già caduti sotto il dominio di Pennywise, non possono offrire nessun aiuto e, comunque, non capirebbero: sono troppo distanti dallo stato adolescenziale. Quando i giovani protagonisti vedono cose che gli adulti non percepiscono, non sono i ragazzi a delirare ma sono i secondi che patiscono un'allucinazione negativa. I protagonisti in forma adulta sono armi inutili, tornano ad essere efficaci solo come giovani amici che non possono nascondersi le personali debolezze (droga, solitudine, matrimonio fallito) così come da bambini non ci si può ingannare sulle rispettive paure. Il Male ha un limite se agisce contro coloro che hanno risorse che portano all'azione, trasformativa ed evolutiva, nemesi di un Male la cui natura è ciclica ed eterna. Diverse soluzioni narrative ed effettistiche del film ricordano gli incubi bizzarri regalati da Freddy Krueger (Nightmare - Dal profondo della notte, 1984) ma, per quanto possa coincidere la metafora dell'adolescenza turbata, il Pennywise di King ha uno spessore maggiore dato che i giochi di Krueger sono sovente semplici divertissement horror. Sicuramente azzeccato l'aspetto del clown. Molti spettatori sono rimasti delusi dalla soluzione finale che vede un ragno gigante, il quale richiama non poco, anche per limiti effettistici, alcuni prodotti del cinema-B anni '50. Per quanto possa non essere convincente visivamente, lo scontro finale fra il ragno e il manipolo di amici recupera molto bene a livello archetipico l'incontro-scontro fra il bambino e le sue paure inconsce che devono essere necessariamente vinte come rito di passaggio per affrontare una sana età adulta; non combattere le paure, e portarsele dietro negli anni, genera mostri. In sintesi, It è solido a livello di plot, meno a livello realizzativo che mostra la sua natura televisiva, ivi compresa la scelta di un cast fatta un tanto al chilo con l’unica distinzione relativa a Tim Curry, il cui pagliaccio è da tempo entrato nel mito. Nel 2017 emerge l’omonimo remake che si vorrebbe prima installazione di una trilogia che, quindi, diventa di difficile valutazione e paragone prima che il completo sforzo produttivo abbia visto la luce. La resa estetica ed effettistica è imparagonabile rispetto alle pochezze dell’originale, ed Andy Muschietti de la Madre (2013) si conferma un regista talentuoso costruendo un horror capace di atterrire, con una prima parte, però, che mira all’accumulo di situazioni orrorifiche più che cucire una narrativa che si fa un po’ dispersiva per l’alto numero di protagonisti, fra i quali si distingue l’acerba bellezza di Beverly (Sophia Lillis) vettore di un obliquo erotismo assente nel film del ’90. Un po’ più Stand by me di quanto fu l’originale It ma, anche così, gradevole: si attende il completamento del trittico che ha It - capitolo due (2019) come secondo episodio.
TRIVIA
⟡ La guardia notturna del manicomio si chiama Koonz, dal nome dell'autore rivale di King, ovvero Dean R. Koontz.
⟡ Il film che i ragazzi guardano al cinema quando rovesciano i popcorn sui bulli è I was a teenage werewolf (1957).
⟡ L'interpretazione di Curry nei panni di Pennywise fu così convincente che, durante la lavorazione, tutti gli attori lo evitavano.
⟡ Quando Beverly sente le voci nello scarico, un ragazzino si identifica come Matthew O'Connor e una ragazza dice di chiamarsi Vicky Burrows. Il primo nome è quello del supervisore di produzione del film, mentre il secondo è quello della direttrice del casting.
⟡ Il giovane attore Jarred Blancard (Henry Bowers) era dispiaciuto di dover usare il termine "negro" contro Marlon Taylor (il giovane Mike Hanlon) e gli chiese scusa prima e dopo le riprese.
⟡ Jonathan Brandis, che nel film ha il ruolo del giovane Bill Denbrough, si è suicidato il 12 novembre 2003 impiccandosi. Al ballo di fine anno del liceo la sua partner era stata Brittany Murphy (Cherry falls - il paese del male, 2000), attrice morta prematuramente il 20 dicembre 2009.
⟡ John Ritter, nel film Ben Hanscom, famoso per il ruolo di Jack Tripper nel telefilm Tre cuori in affitto (1977) è morto l'11 settembre 2003 per dissecazione dell'aorta. Aveva solo 54 anni.
⟡ Nel film, Richie (Seth Green) viene minacciato da un licantropo. L'attore Green vestirà i panni di un uomo lupo in Buffy l’ammazzavampiri (1997).
Titolo originale
Id.
Regista:
Tommy Lee Wallace
Durata, fotografia
192', colore
Paese:
USA, Canada
1990
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
