Kaput Lager - gli Ultimi giorni delle SS
Voto:
Un manipolo di soldati angloamericani decide di attaccare un campo tedesco in pieno deserto; fanno un sacco di danni ma, quando arriva il momento di darsi alla macchia, vengono catturati dai nazisti. Il campo di prigionia è gestito da un comandante omosessuale (Gordon Mitchell) e da una dottoressa lesbica e sadica (Lea Lander). Gli alleati decidono di evadere dal postaccio portandosi dietro la perversa dottoressa ma la fuga nel deserto non sarà cosa facile.
LA RECE
Di scarsissima fattura. Troppi elementi sadici per poter piacere agli appassionati di war-movie e troppo pochi per gli amanti del naziploitation.
Eros-svastica poveristico di Batzella che inizia in modo roboante ed esplosivo; il regista dà fuoco alle polveri con immagini di scene di guerra prese da suoi precedenti film; Quando suona la campana (1970) ma anche i Giardini del diavolo (1971); Batzella razzierà ancora i suoi film per il successivo e succulentissimo la Bestia in calore (1977) assai più meritevole. Kaput lager può essere considerato la risposta de noantri a Ilsa: la belva delle SS (1974) di Don Edmonds, con una forte influenza offerta dal seguito di quest'ultimo, cioè Ilsa: la belva del deserto (1975). Pochi i momenti di vero sadismo: un'evirazione mal realizzata e un soldato che dovrebbe bere l'urina di un nazista ma non lo fa. La vera tortura la deve patire lo spettatore nel guardare la dottoressa Lessing che ha il viso spigoloso e un seno angosciante. Sul versante sesso, poco erotismo e mal fatto; piuttosto, molti ciuffetti. I dialoghi sono noiosi, deliranti o tristemente comici, come nel frangente in cui il comandante Mitchell (la Croce delle sette pietr, 1987), ab-bracciando un travestito, gli dice: "Anche con un esercito di invertiti noi potremmo vincere la guerra!”. Kaput lager è un noioso pasticcio con troppi elementi sadici per poter piacere agli appassionati di war-movie e troppo pochi per poter catturare l'attenzione degli amanti dell’eroSSvastica; il tutto, in più, è condito da dialoghi primitivi e da interpreti abborracciati. Il finale, poi, è buttato lì malamente, ma non c’era da aspettarsi di meglio. Passare oltre.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Ivan Kathansky [Luigi Batzella]
Durata, fotografia
82', colore
Paese:
Italia
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
