Krampus - Natale non è sempre Natale

-

Voto:

È Natale ma i coniugi Engel (Adam Scott e Toni Collette) e i figli Max (Emjay Anthony) e Beth (Stefania LaVie Owen) non sono contenti di dover ospitare per le feste zia Dorothy (Conchata Ferrell), zio Howard (David Koechner) e i suoi figli cafoni. Contrasti fra i ragazzi porteranno Max a strappare la sua letterina per Babbo Natale. Questo gesto di perdita del senso delle feste, come poi spiegato dalla nonna austriaca Omi (Krista Stad-ler), evocherà la furia del Krampus.

LA RECE

Horror natalizio con un piede nelle atmosfere da film anni '80 e l'altro in una sinitra originalità che richiama Burton (non Richard, l'altro) e Dante (non il Sommo, l'altro).

Un’alternativa a una Poltrona per due (1983) e the Family man (2000), oppure da vedersi insieme ai due per compensare l’iperglicemia (non che io mi sia mai sottratto!). Siamo, ad ogni modo, pur sempre nel club dickensiano del “Canto di Natale”, quindi in compagnia dei film sulla seconda possibilità offerta dall’intervento divino che, per l’occasione delle feste, ha voglia di essere cattivello. Di horror in tema natalizio ce ne sono già stati (Natale di sangue, 1984; Black Christmas - un Natale rosso sangue, 1974) e, come per i precedenti, si ripetono le complicazioni distributive connesse al fare uscire cose horror negli ultimi giorni di dicembre. Chi ha accusato Krampus, non ingiustamente, di essere troppo Eighty e poco coraggioso, deve anche sapere che la Legendary Pictures ha dato semaforo verde alla produzione solo quando ci si è accertati che il film sarebbe stato costruito mirando a un PG13 in censura, sennò, nelle sale si sarebbe andati gambe all’aria. Quindi scritturiamo David Koechner, garanzia di ogni facezia. Pur sostanzialmente innocuo e giocoso nelle sue manifestazioni orrorifiche, con quei balocchi sinistri che volutamente richiamano Giocattoli infernali (1992), Krampus allunga una mano ossuta sulla più sacra delle festività con questo mostro della tradizione teutonica che parrebbe essere l’ombra junghiana di Santa Claus, desideroso non tanto di uccidere quanto di insegnare una lezione morale attraverso un incubo. La programmatica sgradevolezza dei parenti serpenti, anche questo un leitmotiv di tanto cinema tragicomico (Caro zio Joe, 1994; Parenti serpenti, 1992), hanno linee di battute scoppiettanti poi pagate a caro prezzo secondo logiche di contrappasso, mentre nonna Omi, che la sa lunga, tace finché non è il momento della rivelazione illustrata da uno splendido disegno animato. Alla fine, tutto deve ritrovare una forma accettabile: è pur sempre Natale! Il finale, comunque, con un colpo di coda, lascia un piacevole amaro in bocca. Si respira profumo di cappone laccato e anche di Joe Dante e Tim Burton, citazionismo o derivatività che dir si voglia, ma la confezione è curata e il villain Krampus ha una buona efficacia iconica, tale da donare, a una pellicola stagionale e dimenticabile, una sua memorabilità. Dougherty, dimostrato di saper tenere in mano la cinepresa, si becca la mastodontica regia di Godzilla II - King of the monsters (2019). Mi ha divertito come i vecchi horror statunitensi degli anni ‘80, quindi bene.

TRIVIA

Michael Dougherty (1974) dixit: “Guardando indietro, uno dei miei primi ricordi è la mia prima notte di Halloween. Non ricordo nemmeno che anno fosse, ma ero giovane, intorno ai 3 o 4 anni. Ricordo il mio vicino di casa che bussava alla porta di casa mia ed era vestito da Darth Vader. Non avevo idea di cosa stesse succedendo e poi i miei genitori mi spiegarono che era Halloween, e io guardai fuori dalla finestra per vedere il mio quartiere pieno di bambini in costume. I miei genitori mi avevano già comprato un costume come sorpresa, e questo ha sicuramente aperto la porta alla mia passione per l’horror” (flickeringmyth.com).

⟡ Il finale ambiguo ha lasciato molti spettatori incerti sulle sorti della famiglia Engel: sono rimasti intrappolati in una palla di natale a ripetere in eterno la loro sorte, oppure il Krampus li ha salvati ma li tiene d’occhio tramite la sfera? Il regista Dougherty si è rifiutato di dare una spiegazione ma il fumetto connesso al film, “Shadow of Saint Nicholas”, conferma che l’interpretazione positiva è quella corretta. Ad ogni modo, fra le sfere natalizie collezionate da Krampus se ne vede una che rappresenta la casa di Norman Bates di Psyco (1960) che, di sicuro, non è un bambino buono! 

⟡ La mamma di Max allude all’incidente degli spaghetti (the noodle incident) che avrebbe compromesso i rapporti della famiglia Engel con i vicini. Questo è un riferimento alle strisce fumettistiche di Calvin & Hobbes nel quale si parla di un “noodle incident” però mai spiegato, esattamente come avviene in questo film. Quindi, Noodle Incident è un tropo con il quale si intende qualcosa del passato a cui si fa riferimento ma che non viene mai spiegato, con l'implicazione che sia un fatto troppo ovvio o ridicolo o inadatto da raccontare e, comunque, la spiegazione sarebbe al di sotto delle aspettative del pubblico, esattamente come per il contenuto della valigia di Pulp fiction (1994). 

⟡ Nei credits finali vengono mostrate una serie di foto natalizie di proprietà di cast e troupe. 

⟡ Il film è dedicato alla memoria di Ramona Grace Dougherty, la madre del regista. 

⟡ Il film fa, in più di un’occasione, riferimento al precedente lavoro di Dougherty, la Vendetta di Halloween (2008): la tv, in cucina, mostra una notizia sotto la quale passa la scritta “Season's Greetings”, corto animato del 1996 di Dougherty che introduceva Sam, lo spirito demoniaco di Halloween del film del 2008; durante un notiziario radio sulla condizione climatica, viene citata Warren Valley, luogo fittizio nel quale si svolgono i fatti narrati in la Vendetta di Halloween.

Titolo originale

Krampus

Regista:

Michael Dougherty

Durata, fotografia

98', colore

Paese:

USA

Anno

2015

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial