la Montagna sacra
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Un ladro (Horácio Salinas), dopo essere passato attra-verso esperienze cristologiche, si reca da un alchimista (Alejan-dro Jodorowsky) che lo introduce alla vita mistica e gli presenta sette personaggi, ognuno riflesso di un pianeta del sistema sola-re. Tutti insieme andranno in cerca della Montagna Sacra dove si trovano alcuni saggi; il fine è eliminare i vecchi sapienti e conqui-stare l'immortalità.
LA RECE
Cinema come veicolo per l'illuminazione mistica. Prodotto con i fondi di Allen Klein e John Lennon, uno dei più improbabili incontri tra controcultura e capitale nella storia del cinema. Il tutto si sviluppa come una serie di tableaux vivants alchemici: ogni scena funziona come una "carta dei tarocchi cinematografica" (P. Adams Sitney), carica di simbolismi e riferimenti alla tradizione esoterica occidentale e orientale.
Oltraggioso, blasfemo, scioccante. Questi alcuni degli aggettivi attribuiti a la Montagna sacra e, in generale, alle opere e al personaggio Jodorowsky. A chi non bastassero le stranezze di Lynch e Cronenberg, ritenute ormai alla portata di tutti, vengano consigliati i film di questo regista d'origine cilena con un passato burrascoso, gran maestro di un cinema che ama essere citato da coloro che ne sanno, quando già il solo pronunciare il nome del regista durante il brunch fa molto essai. Dopo il successo inaspettato nel circuito midnight di el Topo (1970), Jodorowsky ebbe a disposizione ben altri soldi e ben altri mezzi per mettere in scena la sua poetica metafisica, spiritualista e carnale. Consacrato da un elegante cinemascope, la Montagna sacra va ben oltre le tematiche trattate nel primo western surrealista. Il film è una tale summa di astrattismo visivo, discorso religioso, antico e moderno come di spirituale e sensibile che non si può non esserne affascinati, e questo al di là della storia in sé e della coerenza rintracciabile. Con un'attitudine tutta sua, Jodorowsky fonde suggestioni che vanno da Castaneda a Buñuel, da Makavejev (Sweet movie: Dolcefilm, 1974) a Fellini; per inciso, il finale di E la nave va (1983) ricorda il finale de la Montagna sacra ed entrambi richiamano i Tre volti della paura (1963) di Mario Bava. Il misticismo di Jodorowsky s'incarna in questo film che fa dell'insegnamento il suo fine, mentre l'intrattenimento, elemento fondamentale della maggior parte del cinema, è del tutto trascurato. La sensibilità espressiva passa da momenti brutali ad altri eterei; il simbolismo è a volte inaccessibile, altre volte più calzante o comprensibile; la violenza sembra essere, come era in el Topo, l'unico modo in cui l'essere umano si relaziona con i sui simili. Anche nell'estrema illuminazione, l'unico modo in cui il saggio può conquistare l'immortalità è tramite l'eliminazione fisica del precedente saggio. Ad ogni modo, sembra trasparire l’idea che l'amore, come da tradizione mainstream, possa essere la risposta, benché Jodorowsky, in un finale che rompe la quarta parete, suggerisca che, forse, tutta la vita e tutte le verità sono una farsa, un "momento in cui il simulacro rivela la propria simulazione" (Jean Baudrillard); è un gesto meta-cinematografico che anticipa di diversi anni le riflessioni postmoderne sulla natura della rappresentazione. Del film colpisce la poliedricità, dal momento che inizia con toni che richiamano il lavoro del ’70, ambiente picaresco e persone deformi, per approdare velocemente a una metafora cristologica con svariati elementi dai più ritenuti blasfemi: la processione di prostitute bambine o i conigli spellati messi in croce. L'incontro fra l'Alchimista e il ladro dà il via a un susseguirsi di set strepitosi ricchi di colori e forme geometriche, di accessori strani e di elementi senza alcun senso. Il film è popolato da immagini di una potenza visionaria che sembrano emergere direttamente dall'inconscio collettivo junghiano: rane crocifisse, tori eviscerati che producono denaro, macchine da guerra trasformate in giardini fioriti; immagini che funzionano come "ierofanie cinematografiche, manifestazioni del sacro attraverso il profano del medium filmico" (Marina Warner). La presentazione dei sette personaggi/pianeti inaugura una sezione del film in cui un umorismo distorto ha la meglio e ricorda, in qualche modo, lo stile dei Monty Python. La seconda parte del film, quella che riguarda il viaggio catartico, è forse la più debole ma riserva momenti weird inarrivabili, basti pensare all'allucinazione della donna che vede un accoppiamento di bovini e crede di leccare un pugno (pene) per poi essere inondata in viso da crema bianca. La forza visionaria di Jodorowsky è tale che, non di rado, il messaggio metafisico, forse l'elemento sul quale aveva puntato il regista, si va perdendo. Non è un caso che Jodorowsky si sia ritagliato su misura il ruolo dell'Alchimista perché il film è un'esperienza di trasformazione alchemica: la trasformazione dello spettatore da mainstreamer a iniziato, da uomo che basa la sua vita su solide certezze (che sono merda secondo il regista) all'uomo eletto che sa che certezze non ce ne sono. Particolarmente notevole è l'uso del colore, che Jodorowsky manipola come un alchimista medievale alle prese con le sue sostanze: il rosso del sangue (reale e simbolico) che permea il film si trasforma gradualmente nell'oro della trasmutazione spirituale. La direzione della fotografia di Rafael Corkidi crea quello che Angela Carter definirebbe "un barocco psichedelico", dove ogni inquadratura è composta come un mandala visivo. Meno incisivo sulla coscienza collettiva di quanto pretenda di essere (sia il film, sia il regista stesso), la Montagna sacra rimane comunque un'esperienza che non può lasciare intoccato lo spettatore, anche se i suoi simbolismi e il suo stile sono così arcani che la maggior parte del pubblico potrebbe finire per non simpatizzare, nel senso etimologico del termine; cosa della quale, uno come il regista cileno, si farebbe vanto. Meno coeso del successivo Santa sangre (1989) ma assolutamente paradigmatico del cinema di Jodorowsky.
TRIVIA
Alejandro Jodorowsky Prullansky (1929) dixit: “Cosa può fare un artista? Non può creare. Può trasformare. Noi trasformiamo le cose. Solo Dio può creare. Noi siamo transformers... Non i Transformers di Hollywood” (IMDb.com).
⟡ Jodorowsky, con gli amici surrealisti Roland Topor e Fernando Arrabal, creò il Movimento Panico così chiamato perché ispirato al dio Pan. ⟡ Jodorowsky, nel dicembre 2005, ha celebrato in Irlanda il matrimonio di Marilyn Manson e Dita Von Teese.
⟡ Il film è basato su "La salita del Monte Carmelo" di Giovanni della Croce e "Mount Analogue" di René Daumal.
⟡ Prima che le riprese iniziassero, il regista Alejandro Jodorowsky stette una settimana senza dormire sotto la supervisione di un maestro zen e visse fianco a fianco del cast per un mese.
⟡ Il regista avrebbe voluto che gli attori fossero ipnotizzati prima di girare le scene. La cosa non poté essere realizzata, ovviamente.
⟡ Il film sarebbe dovuto costare 1,5 milioni di dollari, facendo di esso il film più dispendioso mai prodotto in Messico fino al '73. Poi, però, i costi vennero contenuti fino a risparmiare la metà dell'esborso preventivato.
⟡ Il film fu interamente finanziato da John Lennon e Yoko Ono, dopo che i due avevano gestito la distribuzione di el Topo in USA.
Titolo originale
La Montaña Sagrada
Regista:
Alejandro Jodorowsky
Durata, fotografia
115', colore
Paese:
USA, Messico
1973
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
