el Topo

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Voto:

Vestito di pelle nera, el Topo (Alejandro Jodorowsky) gira per il deserto con il piccolo figlio (Brontis Jodorowsky). Dopo aver sgominato una banda di desperados capeggiata dal Colonnello (David Silva), el Topo abbandona il bambino e se ne va con la donna del Colonnello ormai morto suicida dopo un'evirazione. La donna (Mara Lorenzio) convince il pistolero a sfidare i Quattro Maestri del revolver. Dopo essere stato tradito dalla donna, el Topo vivrà una vita in povertà e ascetismo attorniato da gente bizzarra, e progetterà un tunnel per poter donare loro la libertà.

LA RECE

Il primo western surrealista, cult cinematografico che mescola elementi buñueliani, echi leoniani e spiritualismo New Age in un'opera dalla simbologia ermetica e decisamente autoreferenziale. Il regista cileno costruisce un'esperienza visiva potente, prolissa, bizzarra e feticistica che funziona meglio come esperienza cinematografica che come rivelazione mistica.

Primo western surrealista e cult per la schiera dei cinefili dei midnight movie. Un mix composto di elementi buñueliani ed echi provenienti dallo spaghetti western di Sergio Leone, il tutto intriso di spiritualismo New Age, riletture cristologiche e accenti politici. Pericoloso forzare la lettura dei simboli proposti da Jodorowsky, dal momento che la personalissima sensibilità artistica del regista rimane perlopiù ermetica. Si può offrire, non senza rischi, qualche interpretazione. Ad esempio, in una sequenza, il protagonista e Mara, fiaccati dalla sete mentre percorrono il deserto, riescono ad abbeverarsi perché el Topo prega e spara ad una pietra che inizia a zampillare acqua. Bene, Jodorowsky disse che sapeva a priori che la pietra avrebbe emesso acqua in quanto somigliava al suo pene. È chiaro che tali spiegazioni sono di un'eccentricità tale che ogni tentativo di rilettura dei simboli è impossibile, in quanto nascosta nella mente del regista. In più, per dirne un'altra, sembra che Jodorowsky, durante le riprese, indossasse delle mutande che gli lasciavano scoperto l'ano e parte del pene in modo che il ricircolo energetico fra queste due zone corporee, qualsiasi cosa ciò voglia dire, ampliasse la sua visione creativa. Quello che lo spettatore può fare di più saggio, date le premesse, è abbandonarsi a questa (ir)realtà di simboli e concetti ineffabili; d'altra parte, è impossibile non pensare che la vita di questo eccentrico artista non sia stata influenzata da un'infanzia peculiare fatta di precoci esperienze sessuali che, a quanto da lui medesimo riferito, sono iniziate a partire dai quattro anni. Evito, qui, qualsiasi approfondimento clinico relativo alle precoci esperienze sessuali e alla relazioni di esse con la creatività e la perversione, ma chi abbia voglia di letture psicodinamiche potrà ricevere qualche interessante indirizzo di pensiero leggendo "Creatività e Perversione" (1985) di Janine Chasseguet-Smirgel. In tutti i casi, el Topo mantiene una linearità narrativa superiore a la Montagna sacra (1973) ma meno solida di Santa sangre (1989). Il film presenta tutto il circo visivo e tematico del regista: violenza, feticismo, sangue e personaggi deformi, con la positiva sensazione che anche le cose più forti non siano rappresentate con mero intento exploitation ma rimandino a qualcosa di più alto; tuttavia, ciò che rimane di davvero mirabile è il significante più di quanto lo sia il significato. Il supponente Jodorowsky ci fa sapere che: "Se siete illuminati, el Topo sarà per voi un grande film. Se non lo capirete è perché siete degli stronzi limitati". Accettabile, però, el Topo, con il suo surrealismo disorientante e molto autoreferenziale, suona meglio come esperienza cinematografica che come esperienza mistica, lasciando allo spettatore il compito di decidere se vedere in Jodorowsky un maestro di vita o, semplicemente, uno che sa muoversi sul set. E anche un po' un parolaio che usa le immagini al posto della voce. El Topo è, in sintesi, un film ben realizzato ma lungo e, a tratti, noioso. Forse, all’illuminato cineasta, ai tempi, mancava quell’umiltà artistica atta a comprendere che un discorso surrealista potesse essere espresso altrettanto efficacemente in meno di 125 minuti, come dimostra un Cane andaluso (1929), e anche, pur rimanendo nell’ambito weird, con maggiore eleganza e rispetto dello spettatore, come dimostrerà Lynch con Eraserhead (1977). Ma le cose vanno anche contestualizzate nel loro tempo e fra i loro personaggi. Ah, attenzione, "el Topo" non significa il topo ma "la talpa" che scava buchi per poi emergere in superficie, parallelismo con alcuni film low-budget che erano giunti a ottenere l'attenzione del mainstream.

TRIVIA

⟡ Il film fu girato in Messico fra il 4 agosto 1969 e il 17 settembre 1969 e costò circa 400.000 dollari. In molte fonti, el Topo è datato 1971 ma ciò è errato, dal momento che la prima volta che approdò sugli schermi fu il 18 dicembre 1970 in una premiere a New York, mentre nel 1971 fu distribuito nel resto del mondo.

⟡ Si vocifera che Jodorowsky, nella scena in cui violenta Mara, l'abbia fatto davvero. Egli avrebbe allontanato la crew e lasciato accese le telecamere, quindi le abbia usato violenza. La cosa è poco credibile.

⟡ Attualmente, negli USA non esiste un DVD legale di questo film a causa della disputa fra il distributore AB-KCO e Jodorowsky.

⟡ Il film usò i set appena usati da l'Ultimo colpo in canna (1968).

⟡ Distribuito inizialmente come film underground, fu grazie a John Lennon che la pellicola ebbe una distribuzione a livello globale. Il musicista era rimasto così impressionato da questo film che convinse un suo amico a comprarne i diritti e a farsi carico della distribuzione.

Titolo originale

Id.

Regista:

Alejandro Jodorowsky

Durata, fotografia

125', colore

Paese:

Messico

Anno

1970

Scritto da Exxagon nell'anno 2009 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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