Mulberry St.

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Voto:

Clutch (Nick Damici) è un pugile ritiratosi dall'attività e ora attende il ritorno dall'Iraq della figlia Casey (Kim Blair). L’uomo vive in un condominio i cui membri sono una famiglia allargata impegnata a limitare la diffusione di un virus portato dai topi che rende gli esseri umani dei mutanti an-tropofagi.

LA RECE

Horror urbano in cui il trauma collettivo post-11 settembre trasforma il familiare in unheimlich. La scelta di girare nelle location reali di Mulberry Street sia maschera i limiti del budget, sia rafforza il sottotesto sociale.

Un tempo, i topi portavano la peste. Ora, i topi mutanti di New York City trasformano la gente in zombi. Partendo da un soggetto che potrebbe lasciar perplessi, il regista Mickle realizza il suo primo lungometraggio di tutto rispetto e, forse, il più intrigante film fra quelli presentati al After Dark Horrorfest 2007. Non troppo distante dai lavori di Romero, Mulberry Street richiama i lavori del padre dei morti viventi, non tanto per la presenza di umani antropofagi dal terribile aspetto, quanto per il valore metaforico che assumono nel contesto in cui si muove l'azione. Con ben altri toni rispetto a pellicole quali Horror in Bowery Street (1986), Basket case (1981) e Combat shock (1984), il film recupera le ambientazioni di una New York City suburbana e degradata che non ha avuto né tempo né soldi per garantirsi i comfort della middle class. È in questo ambiente, abitato da umanità varia, che si diffonde la mutazione e la connessa paranoia così simile a quella che gli abitanti della Grande Mela hanno vissuto post 11 settembre; non è un caso che Casey, dal volto coperto di cicatrici, torni proprio dalla guerra in Iraq. Il regista e Damici, protagonista e soggettista, aggirano i limiti di budget ambientando il tutto in un caseggiato, lasciando allo spettatore il lavoro di immaginarsi l'apocalisse su grande scala ma, soprattutto, dando maggior spazio alla presentazione dei personaggi piuttosto che ai prevedibili effetti speciali, con guadagno dello spessore del racconto che non si riduce a un semplice mordi e fuggi. Gli effetti speciali, protesica non digitale, sono abbastanza artigianali ma ben realizzati, i giochi di luce del bravo Ryan Samul e i furbi e rapidi movimenti della macchina da presa fanno il resto per coprire eventuali deficienze al trucco. Nonostante gli attori siano volti meno che noti, il livello recitativo è molto buono e sicuramente molto intenso. Mulberry St., d’altra parte, potrebbe risultare deludente per coloro che dagli zombi-movie si aspettano un caos di frattaglie; il film è, invece, l'esempio di come basso budget non significhi necessariamente bassa qualità. Coloro che hanno una certa dimestichezza con le pellicole di serie-B dovrebbero riuscire a riconoscere senza sforzo le qualità di Mickle che vale la pena esplorare anche per il suo successivo We are what we are (2013).

TRIVIA

⟡ Tutte le scene in casa sono state filmate nello stesso appartamento, ridipinto e arredato in maniere differenti in base alla necessità. ⟡ Non avendo ottenuto i permessi per le esterne, il regista ha girato alcune scene dalla macchina o ha sfruttato degli eventi pubblici, come la festa del 4 luglio, mentre filmava Caty Blair che si aggi-rava interdetta fra le strade di New York City.

Titolo originale

Id.

Regista:

Jim Mickle

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

USA

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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