Non aprite quella porta

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Viaggiando nel profondo Texas, di ritorno da una vacanza in Messico, cinque giovani fanno salire sul loro mezzo una ragazza traumatizzata che, dopo pochi minuti, si spara in bocca. Sconvolti dal suicidio, i ragazzi cercano l'aiuto degli autoctoni ma la situazione versa per il peggio quando la bella Erin (Jessica Biel) e il suo ragazzo Kemper (Eric Balfour) bussano alla porta di casa Hewitt. Appare presto chiaro che la famiglia è un accrocco di psicopatici; per i giovani inizia la lotta per la sopravvivenza, rincorsi dallo sfigurato Leatherface (Andrew Bryniarski) e dall'altrettanto folle sheriffo Hoyt (Ronald Lee Ermey).

LA RECE

Esordi del cinema italiano: il genere storico in costume, l'esaltazione delxxxxxxxxxxxxxdità. Più di un secolo fa, più creatività e cazzimma di oggi.

1974, Tobe Hooper girò Non aprite quella porta e il mondo rabbrividì. Ci venne detto, mentendo, che the Texas chainsaw massacre fosse la ricostruzione di una storia vera e ciò decuplicò il terrore nel pubblico; lo stile di Hooper, scarno e violento ma senza troppo mostrare, divenne l'icona di un cinema artigianale realizzato con passione. Hooper proseguirà nella sua carriera in maniera discontinua non confermando mai la sua supposta genialità. Non può, tuttavia, essergli negato il riconoscimento di un’idea non tanto originale (si rammenti Three on a meathook, 1972) quanto, piuttosto, originalmente rappresentata suggerendo l'orrore più che mostrandolo, e distillando l’inferno in quattro squallide mura scenograficamente composte da scheletri e sporcizia. Oltre a ciò, Hopper generò un’icona horror, Leatherface, cosa, però, non preventivabile. Per quanto possa stare in antipatia la moda d’inizio XXI secolo di remeccare la vecchia generazione di horror, patinandoli quel tanto per farli scorrere senza graffi sugli occhi di una nuova generazione di spettatori disattenti e iperattivi, va tuttavia rilevato che sia Hooper, sia Kim Henkel hanno partecipato a questo remake come co-finanziatori in associazione a Michael Bay; soggetto parecchio sveglio, quest’ultimo, quando si tratta di produrre film commerciali. Insomma, per dire che le industria del cinema moderno non violenta nessun’opera d’arte che non voglia essere palpeggiata, e che chi ha inventato l’opera d’ingegno ha il sacrosanto diritto di farne commercio pur scontentando i fan più ortodossi. Marcus Nispel, figlio della regia di video musicali, risulta per i produttori la scelta giusta per la ri-proposizione di un soggetto scritto decenni prima, qui con una virata verso una maggior violenza grafica, una bella fotografia desaturata a marca Daniel Pearl (lo stesso del film del 1974) e una scenografia desolata, sporca, piena di oggetti tetri e arrugginiti per render al meglio l'atmosfera-stereotipo del backwood brutality. La sceneggiatura si disinteressa di approfondire le dinamiche familiari che intercorrono fra Leatherface e coloro che vivono con lui, come d'altra parte fece Hooper, e passa un po' superficialmente da una scena scioccante all'altra aiutata da personaggi che, come al solito, non fanno ciò che sarebbe più sensato. Jessica Biel è bella e prosperosa, e le sue corse con la maglietta bagnata sopra l'ombelico stanno agli hot-pants di Pam nel film del '74. Lee Ermey (1944-2018) non riuscì mai a scrollarsi di dosso il ruolo del sergente Hartman di Full Metal Jacket (1987) e ripropone, anche in questo film, lo stesso stile, risultando stucchevole, benché non stoni nel clima di follia generale. Andrew Bryniarski è sicuramente il miglior Leatherface che sia apparso su pellicola a parimerito col Gunnar Hansen del '74; in questo film, poi, ci viene pure mostrato il volto sfigurato del killer demente. L'alto tasso splatter nella pellicola, così criticato in rapporto all'assenza di sangue del film di riferimento, si spiega con un aggiornamento ai canoni moderni e, paragonato alle pellicole coeve, non sembra essere così scandalosamente violento. Lo spettacolo appassiona, mette paura in qualche momento e ridisegna con sinistra efficacia un angolo di inferno perso nei meandri degli States. Non è la stessa cosa creata da Hooper, non poteva avere lo stesso impatto dopo 30 anni, ma la riedizione della paura funziona e il prodotto è confezionato con rispetto. Verrà poi il turno di Non aprite quella porta - l'inizio (2006), Non aprite quella porta 3D (2012) e Leatherface - il massacro ha inizio (2017).

TRIVIA

Marcus Nispel (1963) dixit circa il suo primo lavoro per un’agenzia pubblicitaria che seguiva importanti prodotti cinematografici: “Il primo mese che ero in azienda ho lavorato per Steven Spielberg, Francis Ford Coppola, Ivan Reitman, Brian De Palma e James Cameron. È stata un'esperienza davvero interessante perché ritenevo tutti questi registi immortali e irraggiungibili. Invece, li vedi mangiarsi le unghie, sudare, criticare. Sai una cosa? Non sono infallibili… forse posso farlo anch'io! È stata un'esperienza davvero interessante perché li vedi come esseri umani, e vulnerabili… è stato un ottimo ingresso nel business" (ihorror.com).

⟡ Gunnar Hansen, il Leatherface del ’74, chiese di poter avere il ruolo del camionista alla fine del film. 

⟡ Il gruppo di ragazzi, ad inizio film, ascolta la canzone "Sweet Home Alabama" di Lynyrd Skynyrd. Il film si svolge fra il 18 e il 20 agosto 1973 ma quella canzone fu diffusa solo nel 1974 nell'album "Secon Helping". 

⟡ Jessica Biel deve la sua notorietà soprattutto alla serie tv Settimo Cielo (1996-2007) in cui aveva il ruolo di Mary Camden, la figlia maggiore e ribelle del pastore della comunità. Jessica, eletta dalla rivista Esquire (2005) donna più sexy del mondo, si è sposata con il cantante Justin Timberlake il 19 Ottobre 2012. 

⟡ Un sub-plot tagliato nel final cut prevedeva che Erin fosse incinta, il che spiega perché abbia la nausea e non voglia fumare. 

⟡ Nel film si compie un omaggio al film del ’74 riguardante le protagoniste, qui Erin, là Sally. Nel remake, Erin tira fuori un coltello per scassinare un lucchetto; quando le viene chiesto da dove abbia preso il coltello, lei dice che l'ha preso dal fratello. Nel film del 74, il fratello di Sally era ossessionato da un coltellino e, in una certa scena, la sorella gli chiedeva di prestarglielo. Sally non gliel'ha mai restituito. 

⟡ Nel suo ultimo giorno di riprese, Eric Balfour si spogliò nudo, tirò i suoi abiti alla crew e si allontanò dal set con solo un cappello in testa. 

⟡ La sega a motore del film è una Husqvarna 359 con un guide-bar lungo 71 cm. Questo modello di motosega non esisteva nel 1973. 

⟡ Nello script originale, il piccolo Jedidiah (David Dorfman) indossava una maglietta del cartone animato Felix the Cat (1958) ma i detentori dei diritti di Felix non permisero la cosa. In più, in origine, il ragazzino veniva ucciso da Leatherface a colpi di motosega per il fatto di aver fatto scappare Erin e Morgan. La scena venne tolta dallo script perché ritenuta troppo violenta. 

⟡ In Ucraina, il Ministero della Cultura ha bandito il film.

⟡ Erica Leerhsen (Pepper), al provino, fece un urlo così acuto che diverse persone nel palazzo che ospitava i casting chiamarono la polizia pensando che una donna fosse in pericolo. 

⟡ Nella scena del van con R. Lee Ermey e Jonathan Tucker (Morgan), quest’ultimo spinse la pistola tanto in gola che si provocò il vomito. In quella scena si vede che il ragazzo sputa parte del vomito. 

⟡ La parte di Leatherface fu proposta a Dolph Lundgren, il quale, pur avendo la possibilità di recitare almeno una volta nella vita in un film decente, rifiutò per poter passare più tempo con la sua famiglia. Cosa vuoi dirgli?!

Titolo originale

The Texas Chainsaw Massacre

Regista:

Marcus Nispel

Durata, fotografia

98', colore

Paese:

USA

Anno

2003

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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