Non si deve profanare il sonno dei morti
-
Voto:
Una macchina sperimentale utile per uccidere i parassiti viene utilizzata nei campi inglesi. Le frequenze prodotte da essa, però, stimolano il primitivo sistema nervoso dei morti, così come quello dei neonati. Edna Simmons (Cristina Galbo), in viaggio per fare visita alla sorella Katie, dà un passaggio a George (Ray Lovelock); i due, arrivati a destinazione, scoprono che il marito di Katie è stato ucciso da uno zombi. George diventa il primo sospetto agli occhi di un ispettore testardo che non vuole ascoltare ragioni. I morti, intanto, resuscitano.
LA RECE
Nord dell'Inghilterra, con le sue distese industriali e i suoi paesaggi rurali in via di modernizzazione, luogo di uno zombi movie eco-vengeance. A differenza della "decomposizione" romeriana, Grau opta per zombi che si presentano quasi immutati, rendendo anche più inquietante il loro ritorno.
Zombi horror post-romeriano voluto dal produttore Edmondo Amati che sperava di trovarsi fra le mani la Notte dei morti viventi (1968) ma a colori. Il budget limitato impose l'emergente spagnolo Grau alla regia e attori che non potessero pretendere troppo. Ne saltò fuori, quasi a sorpresa, un piccolo gioiello i cui preziosismi furono rilevati al tempo dal pubblico british e, solo dopo rititolamenti vari della distribuzione italiana, pure da noi guasconi del ripescaggio cultistico. Non si deve profanare il sonno dei morti porta avanti e sviluppa un discorso ambientalista solo accennato da Romero e più marcato in altre pellicole del filone fantahorror. Aggiornato ai tempi della contestazione, il film di Grau assume una valenza peculiare di scontro fra una certa tendenza al naturismo capellone e le fazioni reazionarie a difesa dello status quo, rigidamente incarnato dal poliziotto McCormick rappresentante del franchismo imperante in Spagna, patria del regista. Un conflitto senza conciliazione a creare una distonia sociale che s'incarna nel monstrum moderno, il morto vivente. Il contrasto viene ben sintetizzato nei primissimi minuti di film che montano immagini urbane della City con l'inserto di una donna nuda, in vena di protesta, che corre per la pubblica via. Siccome siamo nel '70, periodo pre-ambientalista e pre-salutista, il sotteso ecologismo cozza contro questioni di ignoranza scientifica creando squisiti scambi di battute quale quello fra il poliziotto che ha smesso di fumare ma è un po' ingrassato e la protagonista che lo consola dicendogli che comunque può sempre riprendere a fumare. Oltre agli zombi non troppo caratterizzati ma protagonisti di scene splatter ben orchestrate dall'effettista Giannetto De Rossi, il punto forte della pellicola risulta essere l'atmosfera generale della location britannica ricca di località umorali, uggiose e cimiteriali. Grau dirige con grande rispetto di questa ambientazione cercando di potenziarne gli effetti stranianti, ad esempio limitando le musiche di Sorgini e facendo ascoltare l'alienante vibrazione della macchina ad ultrasuoni. Giustificata l'attesa per la comparsa degli zombi che si fanno vedere dopo parecchi minuti, mentre il film è alle prese con un'indagine atta a scoprire qualcosa che lo spettatore sa già. Totalmente in parte i tre protagonisti Ray Lovelock, Arthur Kennedy in disarmo e la francese Galbo. Finale coerentemente non conciliante. L'introduzione di un buon livello splatter pre Zombi (1979) ha fatto di Non si deve profanare il sonno dei morti un piccolo culto fra gli appassionati, antesignano di un approccio anche nostro espresso soprattutto da Fulci. Attenzione alla versione presa dai passaggi televisivi, in quanto priva delle scene più truculente.
TRIVIA
George Grau Solà (1930-2018) dixit: “Ho fatto film molto più personali, film in cui ho raccontato le mie storie, e penso sia un peccato che Non si deve profanare il sonno dei morti sia il film per cui tutti si ricordano di me. Mi hanno dato una sceneggiatura horror scritta da Sandro Continenza, un grande sceneggiatore, quindi sapevo che sarebbe stato un film che faceva uso di effetti e tutto il resto. Quando ho letto la sceneggiatura, mi è sembrata così ben scritta, così pulita, così buona, ma quello che ho fatto è stato introdurre la mia visione delle cose” (visimag.com).
⟡ Il film, uscito in Italia senza troppo successo, fu riproposto con il titolo Da dove vieni? e poi come Zombi 3 prima che uscisse Zombie 3 (1988) di Fragasso.
⟡ L’attore Ray Lovelock racconta: “Una cosa che mi ricordo di quel set erano le lenti a contatto rosse che mi hanno fatto mettere alla fine, quando mi hanno truccato da zombi. Un dolore che non ti dico. C’era una scena, che non so se poi è stata montata, in cui un morto vivente strappa un occhio a un uomo, e hanno utilizzato per fare l’effetto un uovo sodo. C’erano dei trucchi molto caserecci” (Nocturno 100, 2010).
⟡ Se si guarda la scritta sulla porta dell'Old Owl si noterà che è stata riportata scorrettamente come "Olw".
⟡ La scena al cimitero fu realizzata nel camposanto in cui tradizione vuole che sia sepolto il Little John di Robin Hood. Per questo motivo, e dopo le proteste degli abitanti, la crew dovette sbrigarsi a girare e non furono concesse loro più di 24 ore.
⟡ Dal momento che il personaggio Guthrie interpretato da Fernando Hilbeck era morto annegato, Grau obbligò l'attore a indossare vestiti bagnati per parecchie ore, cose che fece parecchio arrabbiare l’attore.
⟡ L'inserto della donna nuda all'inizio del film non fu girato dal regista ma acquistato per essere inserito nella pellicola.
⟡ Uno dei 16 titoli con cui il film fu distribuito all'estero fu Don't open the window che ispirò Edgar Wright nella realizzazione del finto trailer "Don't" che si vede in Grindhouse (2007).
Titolo originale
No Profanar El Sueño De Los Muertos
Regista:
George Grau Solà
Durata, fotografia
93', colore
Paese:
Italia, Spagna
1974
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
