L'Orribile segreto del dr. Hichcock

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Voto:

1885. Il medico luminare Bernard Hichcock (Robert Fleming) uccide per errore la moglie Margaretha (Maria Teresa Vianello) adottando su di lei una procedura sperimentale. Quindici anni dopo, il medico torna nella magione con la nuova moglie Cinzia (Barbara Steele) la quale avverte fin da subito una strana atmosfera e si convince che il fantasma di Margaretha la voglia morta, e anche Bernard si comporta in modo sospetto.

LA RECE

Freda sfrutta le convenzioni del gotico per esplorare le zone d'ombra della psiche umana percorrendo sentieri evitati dagli altri. Peccato per certi limiti tecnici.

Ecco l’Italia dei primi horror in fase di rodaggio, con scivolate che vanno dai pasticci in fase di montaggio per la fretta di uscire nelle sale, ai maldestri tentativi di vendersi come stranieri per collocarsi meglio ma con risultati tragicomici: lo scenografo Franco Fumagalli, ad esempio, diventa Frank Smokecocks! La comfort zone è ancora quella del gotico classico, dopo il primissimo i Vampiri (1957), sempre di Freda, e il quintessenziale la Maschera del demonio (1960) di Mario Bava, alfa e omega del gotico di casa nostra e anche della Steele, qui recuperata a regalare occhioni pieni di inquietudine. La pellicola inizia ad avere la sua età e propina a manciate i soliti ingredienti del genere (temporali, lumicini, gatti neri, segrete, …), cosa che, tuttavia, arriva odiernamente con gradevolezza. I problemi maggiori, invece, sono quelli dei tagli malnati e della censura che si scatena quando si accorge che il tema portante è l’arditissima necrofilia, qui mascherata dietro il velo di una trama pseudo-scientifica: il dottor Hitchcock ha ucciso la prima moglie per sbaglio somministrandole un anestetico che la facesse sembrare morta, così che lui potesse declinare a modino la sua passione per le femmine immobili. Finale rovinato e non del tutto comprensibile, quindi, per azione delle forbici, ma questo non toglie (quasi) nulla a una pellicola d’antan che mette insieme con impegno estetico echi da Poe, da Alfred Hitchcock omaggiato nel titolo - e con spunti da Rebecca, la prima moglie (1940) - e pennellate di psicanalisi freudiana; a propria volta, la pellicola sarà d’imprinting per cose non eccelse (Buio omega, 1979) ma anche per pellicole che faranno storia, tipo le prime di Argento. E chissà che Carlo Verdone non abbia preso qualcosa nel tratteggiare il suo Raniero e l’eterno amore per la prima mo-glie Scilla patito dalla pover Fosca. Luci e atmosfere funzionano molto più di quanto possa la sceneggiatura: la sua sontuosa fotografia di Raffaele Masciocchi avvolge ogni inquadratura in un claustrofobico chiaroscuro verdastro che fa di questa pellicola lontana dalla perfezione, un interessante gotico decadente che portava sullo schermo tematiche che nemmeno la Hammer britannica, pur audace, aveva osato affrontare esplicitamente: l'ossessione necrofila, sublimata attraverso l'uso di un misterioso siero che induce uno stato di morte apparente, riecheggia le paure vittoriane sulla prematura sepoltura esplorate nei racconti di Edgar Allan Poe. Molto valida anche la resa dell’impomatato Robert Fleming che aveva accettato di partecipare al film dopo aver letto un’iniziale bozza dal titolo Raptus per poi cercare di svincolarsi dalla produzione quando capì che si trattava di necrofilia; il suo Bernard Hitchcock, si colloca nella ricca tradizione dei mad doctors ma con una cifra di dimensione perversa notevole. La Steele non è, qui, nel suo ruolo più incisivo poiché non efficacissima nel ruolo della mogliettina in pericolo; meglio quando villain. Da vedere in double-bill con lo Spettro (1963), ancora di Freda, in cui la Steele veste i panni di Margaret Hichcock. Voto con quel punto di rispetto in più.

TRIVIA

Barbara Steele ricorda: “Riccardo Freda aveva un carattere fantastico, mi ricordo che era molto veloce. L’Orribile segreto del dottor Hichcock si fece tutto in sei giorni, non avevamo nemmeno un carrello, la cinepresa era su un tappeto, tutto era molto primitivo, Riccardo era molto emotivo e volitivo, si era costruito un castello fuori Roma, un ambiente strano, e aveva una fidanzata molto giovane che veniva sul set vestita in modo provocante… Era uno che sapeva il fatto suo” (Nocturno dossier 80, 2009).

⟡ La villa del dottor Hitckock è Villa Peruchetti, attualmente (2021) Ambasciata della Bulgaria; si trova in via Pietro Paulo Rubens, 21, Roma.

Regista:

Robert Hampton [Riccardo Freda]

Durata, fotografia

88', colore

Paese:

Italia

Anno

1962

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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