le Porte del silenzio

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Voto:

Melvin Devereux (John Savage) fa visita alla tomba del padre a New Orleans e, poco dopo, viene avvicinato da una donna maliziosa (Sandi Schultz) che pare conoscerlo. Per l'uomo inizia un viaggio attraverso la Louisiana fino a un fatidico incontro.

LA RECE

Ultimo atto di un regista stanco e logoro, il film porta in sé traccia di tutto, pregi (tono metafisico) e difetti di questa premessa. Non il Fulci da portare sull'isola deserta.

Ultima fatica di uno stanchissimo Lucio Fulci ma soddisfazione produttiva per Massaccesi che, del film, aveva una buona opinione; tuttavia, gli incassi furono disastrosi. Si tratta di un road-movie horror basato su un racconto scritto e pubblicato dallo stesso Fulci (“Porte del nulla” nella raccolta “Le Lune Nere”), un intricato viaggio-rilfessione sulla morte e il morire, esperienza viva sulla pelle del regista che, da tempo acciaccato, sarebbe deceduto per le complicanze del diabete cinque anni dopo. Un film personale ed autoriale, se non fosse che tutto remava contro: pochi soldi, un soggetto difficilmente dilatabile al lungometraggio, la suddetta stanchezza del regista ormai senza credibilità sul mercato dopo i precedenti fiaschi e costretto ad assumere lo pseudonimo inglese per vendere. Lui, Fulci, quello di Non si sevizia un paperino (1972), Sette note in nero (1977) e Quella villa accanto al cimitero (1981). Solo per dirne tre. Le porte del silenzio, in realtà, a Fulci piaciucchiava, pur riconoscendo i limiti di un Savage alcolista (“Quell’attore imbecille relitto di Hollywood”) e la scelta di evitare scene di sangue, cosa che ne limitò la distribuzione. In effetti, la mancanza assoluta di rosso rende le Porte del silenzio un horror sui generis o, meglio, un thriller con un background horror relativo al fatto che la morte è la vera protagonista. Ma, d'altra parte, anche il thriller viene meno nel momento in cui è chiaro, fin dal principio, quale sarà la sorte del protagonista e come terminerà la pellicola. Non è quindi il mistero la carta giocata dal film, piuttosto l'atmosfera onirica e confusa del tutto, i luoghi sperduti, i personaggi sghembi e quelli maliziosi. Girato in Louisiana, il film si porta dietro l'atmosfera sonnacchiosa e umida di quei posti, con tanto di comparse con quell'aria un po' così che hai se vivi in una baracca al margine di una palude infestata dai caimani. Il primo ad avere l'aspetto di un comatoso appena alzatosi dal letto è Savage il cui compito principale è guidare per tutto il film come se stesse pubblicizzando un'autovettura. Tentativo apprezzabile di dare a Duel (1971) un taglio autoriale e autobiografico, ma Fulci non è mai stato Spielberg e, ancor meno, lo era negli ultimi anni lavorativi. Maestro Fulci saluta tutti, qui non peggio che in altre pellicole di poco anteriori ma, comunque, la sua grande eredità va vista altrove.

TRIVIA

⟡ Resta l’arcano circa la scelta di attribuire a Fulci lo pseudonimo inglese. Per Francesca Massaccesi, distributrice per l’estero, la cosa fu necessaria perché, dopo gli insuccessi degli ultimi film di Fulci, il suo nome veniva mal visto. Per Fulci, invece, i motivi erano connessi alla vendetta di una distributrice alla quale il regista aveva rifilato un due di picche perché aveva “un alito da cloaca”.

⟡ La costumista del film fu Laurette M. Gemser, ovvero quella Laura Gemser di tante pellicole exploitation.

⟡ Nel film viene mostrato un cartello di "No Trespassing", citazione di Quarto potere (1941) di Welles, già citato da Fulci in Quando Alice ruppe lo specchio (1988) nella raccolta Lucio Fulci presenta.

⟡ Sandi Schultz si è sposata con John Savage nel 1993. Galeotto fu il film?

Regista:

Henry Simon Kittay [Lucio Fulci]

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

Italia

Anno

1991

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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