Saint Maud

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Voto:

Maud (Morfydd Clark) è una giovane infermiera cattolica neoconvertita che lavora come badante privata assegnata alle cure di Amanda (Jennifer Ehle), ex-ballerina e coreografa ormai malata terminale, che la prima sente di dover salvare dalla sua vita dannata che essenzialmente è fatta di lesbismo, un orientamento che, però, anche Maude sembra condividere. Tuttavia, l’infermiera, in preda ad un delirio crescente, forza i suoi tentativi di convertire la donna, la quale, alla fine, la umilia e la respinge. Questo porterà a un crollo psicotico.


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LA RECE

Notevole esordio della britannica Glass che naviga tra Bergman, Polanski e De Palma raccontando Maud, infermiera oltre l’orlo del collasso psichico, divisa tra misticismo cattolico e pulsioni represse. Film ambiguo e irrisolto che privilegia l'atmosfera (fotografia livida, ritmo lento, tensione latente) sulla narrativa.

Primo lungometraggio per la regista britannica Glass, nonché rielaborazione ed estensione del suo corto Room 55 (2014) che, nell'Inghilterra degli anni '50, narrava di Alice Lawson, moglie, madre e celebre cuoca televisiva rigorosamente disciplinata che trascorre una notte da sola nel misterioso Clove Hotel. Qui, invece, abbiamo un’infermiera oltre il limite della fragilità psichica che naviga a vista fra i porti di Bergman (Persona, 1966), Von Trier (le Onde del destino, 1996), Polansky (Repulsion, 1965), Robert Wise (gli Invasati, 1963), De Palma (Carrie - lo Sguardo di Satana, 1975) e qualcos’altro. Horror non-horror perché, soprattutto, dramma psicologico, con la donna - raccontata da una donna e in un set abitato solo da donne (i maschi ne escono tutti male, quello messo meglio è un questuante) - il cui corpo e la cui mente si fa campo di battaglia di pulsioni, sensi di colpa, masochismo e deliri mistici. Reprimere o trascendere, svilire o idealizzazare? Per Maude non sembra esserci nessuna possibile sintesi. Il quadro, come la maggior parte delle volte in contesti filmici consimili, è borderline ma, qui, siamo nella parte bassa dello schema dell’organizzazione di personalità; quindi, dopo aver zompettato sulla superficie della psicosi, anzi, averci vorticato intorno così come illustrano i vortici nella birra e nel cielo, Maud ne viene inghiottita completamente. La fotografia di Ben Fordesman scolpisce gli interni claustrofobici dell'abitazione di Amanda e le desolate coste dello Yorkshire con una palette livida, sospesa tra il grigio plumbeo e improvvisi lampi di luminosità al neon in una ricerca della messa in quadro notevole. Molto buona anche la costruzione di diverse sequenze nella quali non avviene nulla di sostanziale, riflettendo la desolazione della vita della protagonista, ma nelle quali si ha il sentore che possa avvenire qualcosa di molto perturbante. Il plus del film, in effetti, è proprio questa irrisolutezza, questa protagonista psichicamente molto disturbata ma priva di una narrativa biografica che consenta di capire perché sia arrivata a questo livello di disagio, anche se alcuni indizi lasciano intendere che vi sia una grave difficoltà di relazione e comunicazione, così come degli istinti sessuali (soprattutto omosessuali) inesprimibili se non attraverso il dolore e/o l’estasi, non una novità in ambito agiografico. Tra lettura soprannaturale e psicopatologica, Saint Maud abbraccia l’ambiguità. Benché il film, verso la fine, offra un notevole jump scare (l’unico) associato al demoniaco, è palese che il fattore psicologico sia, comunque, preponderante, per poi approdare ad un finale che, per brutale drammaticità, ricorda le chiuse shock alle quali ci hanno abituato horror come Martyrs (2008). D’altra parte, pur notando le evidenti qualità del tutto, la suddetta irrisolutezza di Saint Maud è un poco fastidiosa, accolito di questa nuova iconografia femminile del disagio - ma è davvero nuova? - ma, qui, senza contesto, senza narrativa se non il “perturbante” che trova nel corpo femminile - ma è sempre stato così - il suo mezzo più potente di rappresentazione. Manca il racconto, dunque, e, come Maud, noi rimaniamo lì con una preghiera che attende una risposta ma, indubbiamente, questo è più cinema emotivo che narrativo. Perciò, più che la storia, meno originale di quanto sembri, mi pare sia encomiabile e/o interessante la qualità tecnica e il fatto che trattasi di prodotto di e con donne. Film, oltretutto, capace di piacere anche al mainstream, benché si debba preparare ad un ritmo lento.

TRIVIA

Rose Glass (1990) dixit, a proposito del Diavolo-scarafaggio che parla a Maud: “… è la voce di Morfydd che abbiamo in qualche modo abbassato. La voce doveva essere gallese perché Morfydd è gallese. Quella scena non era originariamente nella sceneggiatura delle riprese: l'ho scritta durante il montaggio e l'ho aggiunta perché sembrava che mancasse un po' e avevamo bisogno che Dio le desse una spinta finale. Quindi, ho pensato, ok, Dio deve apparire e parlare. Abbiamo deciso che sarebbe stato lo scarafaggio. Poi ho ascoltato Morfydd parlare gallese al telefono con sua sorella durante le riprese, così ho familiarizzato un po' di più con il suono e ho pensato: "Ah, una lingua adorabile e misteriosa che nessuno riconoscerà". Il che è fantastico. Quindi, è lei... per me, almeno. Ovviamente, le persone non lo sapranno guardando il film a meno che non glielo dicano. Ma mi piace che possa andare in entrambi i modi. Accolgo con favore qualsiasi interpretazione!” (Elle.com)

⟡ Gli occhi di Maud sono di due colori diversi: uno blu/verde e uno marrone. Tuttavia, l'attrice Morfydd Clark ha solo gli occhi azzurri.

⟡ Tra i luoghi delle riprese a Scarborough figurano le scogliere in rovina di Holbeck, le iconiche sale giochi d'epoca di Foreshore Road e il faro bianco e austero sul molo Vincent.

⟡ All'inizio del film, quando Maud (Morfydd) guarda le cornici dei poster artistici nell'armadio, la prima reca la scritta 666, nota sigla satanica.

⟡ Il film è stato inserito tra i "1001 film da vedere prima di morire", a cura di Steven Schneider.

⟡ Il film è stato adattato per il palcoscenico del Live Theatre di Newcastle upon Tyne, Regno Unito; la produzione teatrale è andata in scena da ottobre a novembre 2024 .

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Titolo originale

Id.

Regista:

Rose Glass

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

UK

Anno

2019

Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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