SS Lager 5 l'inferno delle donne
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Voto:
Un gruppo di donne viene portato al Campo S; alcune di esse verranno usate come cavie da esperimento e altre come prostitute per alzare il morale della truppa. Alina (Rita Manna) è una bella giamaicana che farà innamorare il colonello Strasser (Giorgio Ceriani) ma il suo piano prevede l'evasione.
LA RECE
Naziploitation di routine che ricicla set, attori e sadismo dal precedente Lager SSadis, aggiungendo solo Rita Manna come partigiana giamaicana (!) in un insolito incrocio tra naziploitation e blaxploitation.
Girato quasi contemporaneamente a Lager SSadis kastrat kommandatur (1976), SS Lager 5 non ne ha solo riciclato i set ma anche il soggetto, i costumi e la maggior parte degli attori. Ceriani veste ancora i panni del capo nazista che gestisce le donne prigioniere usate un po' come prostitute e un po' come cavie per esperimenti che hanno a che fare col trapianto di pelle in caso d'ustione: dopo aver spalmato sulla coscia di una detenuta un tot di sostanza infiammabile, le si dà fuoco con notevole effetto sonoro d'accompagnamento. Serafino Profumo (Passi di danza su una lama di rasoio, 1973; Femmine infernali, 1979; Orinoco prigioniere del sesso, 1980) è ancora il nazista sadico, qui promosso da sergente a tenente, e non manca neppure Patrizia Melega nelle vesti di Greta, kapò invasata e lesbica. La grande differenza sta nel fatto che Paola Corazzi viene declassata a figlia del buon dottor Abraham, interpretato validamente da Attilio Dottesio, mentre il ruolo della protagonista viene assegnato a Rita Manna (Emanuelle bianca e nera, 1976) nei panni di una giamaicana partigiana (!). Il film è sadico più di quanto lo fosse Lager SSadis ma, comunque, di routine all'interno del genere: unghie strappate, tirapugni, cerini accessi sotto le unghie, e avanti così. Alcune donne vengono bruciate vive e questo offre l'occasione di rivedere una cosa già vista nel succitato film, cioè come simulare in modo ridicolo il dolore. Di cattivo gusto l'inserimento, a inizio pellicola, di vere immagini in bianco e nero dei cadaveri ammassati nei campi di concentramento, assolutamente inappropriate per una pellicola potabile solo se accampa la pretesa di essere presa con serietà e deferenza. Momento clou, l'incontro di Alina e Strasser: con un tappeto musicale anni '70 - siamo negli anni '40 ma fan niente -, Alina, che veste zeppe ai piedi in un lager, s'avvicina a un cesto di frutta e accarezza una banana. Molto molto sottile come allusione. Poi, sempre Alina farà girare la testa di Strasser ballandogli davanti vestita solo di una cintura a cui è legata questa sensuale banana prescelta, memore di Charlotte Rampling ne il Portiere di notte (1974). Unico punto originale in un film che mostra cose straviste è la presenza di Rita Manna, bella donna di colore poi sparita dall'ambito cinematografico, a creare un'inusuale connessione fra il genere naziploitation e il blaxploitation. Il resto è noia. Musiche del maestro Pregadio che compone un'iniziale tema portante gradevole.
TRIVIA
⟡ Sia SS Lager 5 che Lager SSadis hanno il visto censura del 1976 ma quest'ultimo è apparso sugli schermi nel novembre del '76, mentre SS Lager 5 è arrivato nei cinema solo nel gennaio del 1977.
Regista:
Sergio Garrone
Durata, fotografia
91', colore
Paese:
Italia
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2013 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
