Terrifier 2
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Voto:
Chi avrebbe detto del primo Terrifier (2016) che si sarebbe trattato di un successo e della nascita di una nuova icona horror? Eppure, il pubblico ha apprezzato: il gorehound ovviamente, ma anche una fetta del mainstream più smaliziato perlopiù composto da un pubblico giovane che guarda cose “toste” tipo rito di passaggio, poi, con gli anni s’impigrisce, finisce a farlo solo una volta a settimana, gioca a paddle, calza le Heydude e, totalmente dimentico di chi fu un tempo, finisce per vedere i cine-drammi domestici con Ambra Angiolini. Perciò, quando vedo Art the Clown che sparge sostanze caustiche sul corpo di una giovane donna, la quale si scarnifica a poco a poco, mi dico che, sì, l’eccesso serve, fosse solo per far brillare l’anima ribelle di qualche giovane prima che, come una stella cadente, impatti al suolo conformandosi. E, perciò, arriviamo al franchise di questo horror ultragore che ridisegna i confini dello slasher. A un anno di distanza dal massacro del primo film, Sienna Shaw (Lauren LaVera) cerca di ricostruire una parvenza di normalità insieme al fratello Jonathan (Elliott Fullam). Art the Clown (David Howard Thornton), però, risorge per seminare nuovamente terrore estremo. Sienna si ritrova al centro di uno scontro e di un destino che la vuole eroina soprannaturale, così come soprannaturale è villain, con tanto di spada de’ foco. Damien Leone mette il carico da cento sullo splatter, sul citazionismo anni Ottanta e fa della violenza grafica il senso stesso dell’opera, con la scena in camera da letto - quella, appunto, della ragazza demolita - che fa svenire la gente in sala (ma, poi, chi è questa gente con la pressione bassa che va a vedere sti film?). In 138 minuti - direi troppi - in un universo torture-porn con effettistica non digitale che restituisce la visceralità dello splatter, emerge Art the Clown come incarnazione della distruttività somatica da compiersi, rigorosamente, con performance grottesca, circense, richiamando altre figure classiche dell’horror, da Freddy Krueger ai lavori di Savini e Hooper. Art the Clown non stupisce tanto per le esecuzioni brutali ma per una straordinaria espressività che compie una sintesi fra slapstick e crudeltà folle, con espressioni del viso che richiamano ovviamente la clownerie ma anche un po’ il cinema espressionista, il tutto filtrato attraverso le lenti del cinema post-moderno e trash. Buona l’idea, anche se non sviluppata a dovere, dell’introduzione di una “partner in crimes”, la Little Pale Girl (Amelie McLain), che si presenta a noi e all’amato Art con una scarica di diarrea (mi è parso... spero per lei che non fosse il suo normale flusso mestruale). Insomma, Art e consorte - i due mi hanno ricordato l’abiezione trash della coppia di Bride of the Killer Nerd (1992) - diventano icona di un tipo di cinema horror che non necessita giustificazioni psicologiche o narrative elaborate per trovare declinazione. In pratica, la serie Terrifier è una sorta di ottimizzazione ed evoluzione di Violent Shit (1989), film, quest'ultimo, che ambiva alla medesima folle violenza rappresentativa ma mancava di soldi e tecnica. Su questa base, la figura della final-girl eroica, quasi messianica, portata in scena da Lauren LaVera viene accolta tiepidamente, più che altro riconoscendo la bellezza della giovane e l’energia con la quale interpreta il suo personaggio. Lunghezza e venatura fantasy, quindi, un po’ indigeste, mentre piace molto il finale a sorpresa che emerge dopo l’inizio dello scorrere dei titoli di coda; anzi, direi la migliore sequenza di tutto il film, l’unica che, oltre al sangue, offre un certo turbamento. La serie prosegue con: Terrifier 3 (2024) e Terrifier 4 (2026).
Fast rating

Titolo originale
Id.
Regista:
Damien Leone
Durata, fotografia
138', colore
Paese:
USA
2022
Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

