Thanatomorphose
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Voto:
Laura (Kayden Rose), scultrice che vive sola nel suo appartamento, viene visitata dal suo ragazzo solo quando quest’ultimo ha voglia di fare sesso. Affettivamente sola e artisticamente spenta, Laura inizia a decomporsi.
LA RECE
Odissea della decomposizione che segue una giovane donna mentre il suo corpo si deteriora lentamente, come la sua vita. Body horror esistenziale metafora dell'alienazione moderna. Performance coraggiosa della Rose, mostrando ogni fase del disfacimento fisico con dettagli viscerali. Cinema umano, femminile (forse anche femminista) ma inadatto ai fiorellini di campo.
Promettente debutto nel lungometraggio di Falardeau che inaugura una corrente di horror con un certo seguito, se si considera che, l’anno seguente, Contracted proporrà, più o meno, il medesimo tema ma con budget migliorato, e lo stesso farà Starry eyes (2014) mettendolo in chiave esoterica. In realtà, il “body horror esistenziale” di Thanatomorphose, come definito dallo stesso regista canadese, non è certo il primo a proiettare sul somatico la condizione psicologica del protagonista di turno ma, indubbiamente, Falardeau lo fa con una marcata veemenza visiva, sicché il decadimento fisico di Laura diventa un doloroso e morboso spettacolo adatto a pochi. La morale di Thanatomorphose, pellicola in bilico fra la Mosca (1986) di Cronenberg e Nekromantik (1987) di Buttgereit, è semplice: solitudine, privazione affettiva, inaridimento relazionale portano ad una morte in vita; la decomposizione del corpo segue come ovvia conseguenza. Non si tratta, quindi, di un film sui motivi ma sui processi e, in primis, sul fenomeno di disintegrazione fisica. L’arte non salva più (poiché non più alimentata dalla relazione) e il sesso, privo di una componente affettiva, si riduce a una ricorsiva masturbazione putrida o a una fellatio disgustosa. Nudi integrali reiterati - ha senso, è un film sulla fisicità più essenziale -, sesso, sangue e necrosi, fino al grido disperato gettato in un corridoio deserto da uno scheletro, una volta donna ed artista, che ha provato a tenersi in vita in una non-vita ma, a quelle condizioni, la resistenza è inutile. Qualche minuto avrebbe potuto essere eliminato e una certa pretenziosità dell’opera aleggia; tuttavia, la “disparizione” di Laura, lenta e agonica, ha un suo senso. Meritevole.
TRIVIA
Éric Falardeau (1968) dixit: “La Malattia Mortale di Søren Kierkergaard ha avuto un impatto enorme sul mio lavoro. La struttura in tre atti del film è tratta direttamente dalla sua “despair theory”. Un’altra influenza sono stati i libri del sociologo, antropologo, etnologo e studioso francese Louis-Vincent Thomas, che è stato determinante nella trasformazione della tanatologia come scienza e campo di studi. I suoi libri sono eccezionali perché si concentrano non solo sugli stati del processo di decomposizione, ma anche su quelli psicologici e antropologici” (darkveins.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
Éric Falardeau
Durata, fotografia
100', colore
Paese:
Canada
2012
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
