Urban legend - final cut

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Voto:

Un gruppo di studenti di una scuola di cinema gareggia per il Premio Hitchcock. La giovane Amy (Jennifer Morrison) gira una pellicola che si basa su omicidi e leggende urbane. Peccato che, dopo il primo ciak, i membri della troupe inizino a morire per mano di un misterioso assassino che veste una maschera da schermidore.

LA RECE

Deludente primo sequel di una trilogia deludente. Scarsamente connesso con il primo film, si alza il livello splatter ma non ci sono buone idee né scrittura. Dimenticato.

Seguito apocrifo del meglio confezionato Urban legend (1998); se non fosse per il finale, una delle scene migliori, non ci sarebbe nessun punto di contatto con la pellicola precedente. Film decisamente deludente poiché, esaurita con il primo capitolo l'idea delle uccisioni a suon di leggenda urbana, ciò che rimane è uno pseudo college-movie con dialoghi rasoterra, personaggi di nessuno spessore, un killer per nulla misterioso, comicità facilona e limitatissimi momenti di tensione. Il regista opta, sensatamente vista la pochezza della cornice, per l'aumento del livello splatter ma, presto, anche la quantità di sangue viene a scemare. Si distingue la scena della ragazza che si sveglia nella vasca da bagno piena di ghiaccio e scopre che le è stato tolto un rene appoggiato su un tavolino a fianco, sequenza che prosegue in maniera abbastanza crudele e termina con il rene dato in pasto a uno sbigottito pastore tedesco. Alcuni hanno voluto vedere in Urban legend - final cut un omaggio a l'Occhio che uccide (1960), soprattutto per lo snuff girato dal killer e visto involontariamente dai protagonisti e da noi. Di un certo gusto metacinematografico, must nel new-slasher post Scream (1996), l’invasione da parte dei giovani di diversi set cinematografici e la scena che li vede nervosamente a frugare fra pistole di scena per recuperare quella vera; cose del genere le aveva già fatte Mel Brooks in Mezzogiorno e mezzo di fuoco, nel 1974, e le aveva fatte meglio. Film pressoché dimenticato dal pubblico e seguito dal dimenticatissimo Urban legend 3 (2005).

TRIVIA

John Verl Ottman (1964) dixit: “All’inizio suonavo il clarinetto al liceo e poi mi sono appassionato al cinema. Avevo la possibilità di scegliere se seguire un corso di regia o continuare a suonare, così ho seguito il corso di cinema e ho iniziato a fare film. […] Per farla breve, Bryan Singer ed io stavamo facendo il nostro primo lungometraggio intitolato Public access. Stavo montando il film e il compositore ha lasciato il lavoro all’ultimo momento, quando c'era la scadenza del Sundance film festival, così ho detto “Guarda, lo score musicale lo faccio io". […] Ha vinto il Sundance e il successo del film ci ha aiutato a mettere insieme i Soliti sospetti” (mandy.com).

⟡ Pensato per svolgersi alla University of Western Ontario, l'amministrazione di quella scuola si rifiutò di ospitare una produzione di natura violenta.

⟡ Il regista John Ottman appare alla fine nelle vesti di un malato di mente.

Titolo originale

Id.

Regista:

John Ottman

Durata, fotografia

99', colore

Paese:

USA, Canada

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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