La Villa delle anime maledette

Voto:

Torino, 1955. In una villa avviene un terribile fatto di sangue. Anni dopo, il notaio Casati (Giorgio Ardisson) convoca tre giovani e dice loro che hanno ereditato la villa. I tre vanno ad abitare nella casa ma una maledizione grava sulla famiglia.

LA RECE

Giallo goticheggiante di basso profilo che cita Shining ma si arena in 80 minuti di noia. Cast passabile ma il film manca di sangue, ritmo e originalità. Maldestro.

Ausino, non il più prolifico regista del nostro cinema, tenta l'horror con un tardo gotico-thriller-giallo di basso profilo che, però, osa citare Shining (1980) in alcune riprese di corridoio. Il regista sfrutta la solita esoterica Torino e una villa inquietante ma, siccome non è Argento, la pellicola s'impantana fra quattro mura e quattro protagonisti. Da citare Beba Loncar, alla sua ultima interpretazione, Ardisson (i Lunghi capelli della morte, 1964; il Tuo dolce corpo da uccidere, 1970; Ciak si muore, 1974) e Jean-Pierre Aumont, la cui presenza dovrebbe dare lustro al cast. In un rispetto gessoso delle convenzioni del genere, e in un'assenza quasi totale di sangue, il film nicchia fra stanze scure e personaggi che si sforzano di essere inquietanti per arenarsi, dopo 80 interminabili minuti, in una dimensione paranormale che lascia a braccia incrociate. Il comparto tecnico galleggia sulla sufficienza ma si hanno cadute tecnico-stilistiche nel montaggio confuso e mal curato. La Villa delle anime maledette è un horror girato da chi non ha esperienza con il genere e mira al classico di stampo anglosassone per finire, invece, in un baratro di pallosità e cose già viste. Diversamente da quanto si consiglia di solito, qui un superiore apporto di sangue avrebbe forse aiutato ad alzare il ritmo. Stelvio Cipriani, alle musiche, questa volta passa inascoltato. Il film è finito da tempo nel dimenticatoio e lì deve stare.

TRIVIA

Carlo Ausino (1938-2020) dixit: “A me piace fare di tutto. Perché, secondo me, un regista deve saper fare di tutto, anche i cartoni animati, perché sennò si diventa solo registi di genere ed io, a dire la verità, non mi considero un regista di genere. Mi considero un regista, un artigiano e basta” (caniarrabbiati.it).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Carlo Ausino

Durata, fotografia

81', colore

Paese:

Italia

Anno

1982

Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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